La Comit attende capitali di Zeni

La Comit attende capitali La Banca Commerciale lima l'utile ma non abbassa i dividendi La Comit attende capitali E la Lega fa breccia nell'azionariato MILANO. «Anche nel 1991, anno di recessione, la banca ha continuato a investire per svilupparsi, usando solo risorse derivanti dalla gestione, senza far ricorso a mezzi terzi e con un unico piccolo prestito in valuta estera, mi sembra in franchi lussemburghesi». Non si è sbilanciato oltre, in assemblea, davanti agli azionisti della sua Comit, il presidente Sergio Siglienti. Nel '91 anche la maggiore delle Bin ha sofferto: meno utili netti (362 miliardi contro i 477 dell'anno prima), dividendi invariati (230 lire per i titol idi riasprmio, 200 per gli ordinari), minor incremento nel reddito di gestione (3503 miliardi), forte crescita degli investimenti (arrivati a 3124 miliardi), degli ammortamenti e degli accantonamenti. Ma Siglienti non ha auspicato e tanto meno chiesto, come forse qualcuno tra i presenti si aspettava, un aumento di capitale per la sua banca. Abilmente, ha affrontato il discorso alla rovescia, invitando i presenti a guardare a pagina 99 della relazione di bilancio il grafico sull'andamento dei mezzi propri, «un grafico eloquente», dove la linea rossa dell'apporto dei soci è piatta dal 1987 in avanti e quella blu del consolidamento degli utili è in costante crescita. Non ha parlato di aumento di capitale davanti ai soci, Siglienti. L'ha fatto subito dopo, nel capannello a fine assemblea. «Verrà il momento in cui avremo bisogno di denaro fresco, non dipenderà solo da noi ma il problema di un aumento di capitale si porrà», ha ammesso, più rilassato. Ma non servirà, ha subito precisato, «per migliorare i coefficienti patrimo- niali» e soprattutto «non è urgente», visto che la banca ha i mezzi necessari per far da sola e visto che «i primi tre mesi del '92 sono stati abbastanza favorevoli». Insomma, di aumento di capitale prima o poi se ne dovrà parlare, ma senza fretta e comunque dopo che si saranno realizzate alcune importanti condizioni. La ripresa della Borsa, tanto per cominciare, «una ripresa - spiega Siglienti - che ritengo debba avvenire entro l'anno». E soprattutto la disponibilità dell'Iri, l'azionista di controllo che (con il suo 57,4%) dovrebbe sborsare parecchio, molto più di Paribas (2,13%), della Chase Nominees di Londra (1,52%), della Benetton (0,85%), della Royal Bank of Scotland (0,76%), del Sanpaolo finance (0,72%), della Lucchini (0,62%), delle Generali (0,61%), della Calp e della Tessiltoschi (0,59%), i maggiori tra i soci di minoranza. Nell'attesa, il 1992, «sarà un anno di transizione». Il gruppo polifunzionale è fatto e da ieri ha anche uno statuto nuovo di zecca. E con il Credito italiano, banca cugina, spiegano a turno Siglienti e i due amministratori Mario Arcari e Luigi Fausti, qualcosa si sta muovendo: «esclusa ogni ipotesi di fusione», si stanno sfruttando insieme le sinergie nell'informatica, nell'edp, nella formazione del personale. E da pochi giorni, ottenuto il nullaosta dalla Banca d'Italia, Comit e Credit è partita la seconda subholding comune «nella quale - ha anticipato Siglienti - verranno conferite subito le attività nel campo del brokeraggio assicurativo». Ma sono almeno tre i provvedimenti che servono al sistema bancario italiano, e alla Comit, per affrontare la sfida dell'Europa e dell'imminente 1993. Siglienti li elenca. Primo: adeguare la riserva obbligatoria italiana (circa il 19,8%) alla media Cee che non supera il tetto del 5%. Secondo: rivedere l'aspetto fiscale di tutte le attività finanziarie. Terzo: correggere il trattamento tributario degli accantonamenti per le soffernze verso i paesi a rischio. «Se avessimo queste tre riforme, noi della Comit potremmo tranquillamente confrontarci con i giganti, Deutsche bank compresa», assicura Siglienti. E Giuseppe Galimberti, piccolo azionista di Paderno Dugnano, rivendicando forza, operosità, tradizione e glorie tutte lombarde della Comit, invita a suo modo Siglienti a tener duro. In perfetto stile lumbard: «Mi raccomando, dur per dura». Armando Zeni Da sinistra il presidente della Comit Sergio Siglienti e il leader della Lega lombarda Umberto Bossi

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