Industria ferroviaria ultimatum di Necci
Industria ferroviaria ultimatum di Necci Solo due giorni di tempo per il riassetto Industria ferroviaria ultimatum di Necci BRUXELLES. Lorenzo Necci non aspetta più: ha bisogno di locomotori, carrozze, elettrotreni e da lunedì vuol mettere sul mercato la prima maxicommessa, da 4 nula miliardi. L'industria italiana ha 48 ore di tempo, fino a giovedì 30, per presentare il piano definitivo di spartizione degli ordini e di ristrutturazione del settore. L'ultimatum deU'anuninistratore straordinario dell'Ente Ferrovie, uscito quasi per caso, in mezzo a molte novità, in margine a Eurailspeed, il convegno sull'alta velocità europea, spiazza il fronte dei costruttori. Da mesi cercano invano di ricostruire un mosaico difficile: semplificare la galassia di 40 aziende (soltanto 5 di dimensioni nazionali), darsi una dimensione internazionale, ricomporre gli accordi con gli eventuali partner stranieri. I risultati non si sono visti. Anzi, il gomitolo degli intef essi si è aggrovigliato ancora al momento di scegliere quali aziende tagliare (una prima stima parla di almeno 3500 posti in bilico) e di regolare rapporti internazionali, come l'accordo AnsaldoSiemens. Per Giancarlo Cozza, amministratore delegato della Fiat Ferroviaria, non c'è speranza: «Non ce la faremo a presentare il piano il 30 aprile. Anche 15 giorni fa era diffìcile immaginare di arrivare in breve ad un accordo tra le imprese». L'ipotesi del piano prevedeva 5 filiere tecnologiche affidate alla responsabilità delle principali industrie: Ansaldo, Breda, Fiat, Abb e Firema. Se le gare arriveranno prima del piano, si awierà quella che Emilio Maraini, direttore della divisione Tecnologie, ha definito «selezione naturale» delle imprese. Ma c'è un altro rischio: l'ingresso massiccio degli stranieri su un mercato fino a ieri strettamente riservato all'industria nazionale. In teoria, fino al '93, le gare possono essere italiane e non aperte alla Cee, ma nulla vieta ai colossi tedeschi, francesi, britannici, di costituire filiali tutte italiane. Anche perché le ferrovie hanno scelto un mese fa tecnologie francesi per l'alta velocità, hanno già varato una gara internazionale per 20 locomotori policorrente da usare sulle linee di valico e stanno per partire con le altre commesse: 60 locomotori polifunzionali 652, altri 40 402 destinati alle linee veloci, più carrozze ed elettrotreni. Anche per l'Etr 500, il convoglio da 300 all'ora, sono giunte novità da Bruxelles: Maraini ha annunciato che è partito l'ordine per il sistema bicorrente (3 mila Volt sulle linee tradizionali, 25 mila Volt sulle nuove linee ad alta velocità). Resta da valutare il prezzo della modifica; per le Ferrovie circa 700 milioni, per i costruttori almeno il doppio. E Silvio Rizzotti, direttore della divisione Esercizio, ha fatto intendere che una nuova rivoluzione è in. arrivo sulla rete italiana: il passaggio graduale all'«agente unico». Un solo macchinista per convoglio, adottato nel '91 su 2300 treni, secondo Rizzotti «ha fatto crecere la produttività del 4%»; nei prossimi anni è in previsione un altro 4% «che porterà le Fs al livello della Gran Bretagna». Un'altra rivoluzione annunciata, che si affianca alla revisione del sistema delle commesse, all'alimentazione francese per l'alta velocità e ai cambiamenti che non risparmiano i vertici dell'azienda: dal 1° maggio il responsabile finanziario Franco Capanna lascerà l'incarico per mantenere soltanto la vicepresidenza di Metropolis. Brano Gianotti
Persone citate: Ansaldo, Emilio Maraini, Franco Capanna, Giancarlo Cozza, Gianotti, Lorenzo Necci, Maraini, Necci, Rizzotti, Silvio Rizzotti
Luoghi citati: Bruxelles, Gran Bretagna
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