Bonn, due ministri degli Esteri in 48 ore di Emanuele Novazio

Bonn, due ministri degli Esteri in 48 ore Caos nella maggioranza dopo il ritiro di Genscher mentre dilagano gli scioperi Bonn, due ministri degli Esteri in 48 ore Ora i liberali preferiscono Kinkel alla Schwaetzer OONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sarà Klaus Kinkel, attuale minitro della Giustizia, e non la signora Irrogarci Schwaetzer a sostituire Hans-Dietrich Genspher al vertice della diplomazia tedesca. La decisione a sorpresa, annunciata ieri sera dopo una drammatica seduta della direzione del partito liberale, sconfessa la scelta fatta dal presi dium dell'Fdp subito dopo le dimissioni del ministro, lunedì. L'addio di Genscher approfondisce dunque le tensioni nel governo tedesco: mentre esplode la polemica fra la Cdu del Cancelliere e la sua branca bavarese, la Csu, che rivendica invano il vicencancellieratO'per il proprio leader Theo Waigel, il partito di Genscher si spacca. Ma è soprattutto il rincorrersi di ipotesi e voci sulle ragioni dell'addio di Genscher, l'uomo politico più popolare del Paese, a creare problemi di sostanza, oltre che d'immagine, a Helmut Kohl. La maggior parte dei commentatori tedeschi sono infatti convinti che dietro le dimissioni - presentate da Genscher come un doveroso atto di «etica democratica», dopo ventitré anni passati al governo e diciotto alla guida della diplomazia federale - ci sia la consapevolezza o almeno il timore che «la barca sta per colare a picco», come riassume la popolare «Bild», un quotidiano venduto in oltre cinque milioni di esemplari che condensa spesso in formule vivaci le opinioni del «tedesco medio». Ieri, quella della «Bild» era convinzione largamente condivisa dai principali giornali. Scrìveva, da sinistra, la «Frankfuerter Rundschau»: «La data delle dimissioni mostra che Genscher considera la situazione drammatica e incurabile». E la «Sueddeutsche Zeitung»: «Perché proprio ora e in questa forma? Perché vuole lasciare alla storia un quadro senza macchia, o perché con istinto sicuro abbandona la nave che affonda? La riunificazione tedesca, della quale Genscher ha creato le condizioni indispensabili, è minacciata da un disastro politico ed economico». Neppure la «Frankfuerter Allgemeine», conservatore, escludeva la possibilità di una crisi all'interno della coalizione, e notava che «nella prospettiva delle elezioni del 1994, il posto di Genscher prometteva di diventare sempre più oggetto di rivalità nel governo. In una lotta di questo tipo, il ministro non voleva essere il perdente». Probabilmente l'opposizione socialdemocratica esagera, quando ritiene, o auspica, che l'uscita di scena del ministro sia già «l'inizio della fine» per la coalizione, che riunisce i cristiano-democratici di Kohl, i cristiano-sociali bavaresi di Theo Waigel e i liberali di Genscher e Kinkel. Certo, le sue dimissioni sono un altro sintomo dell'erosione che da mesi insidia il Cancelliere: un segno «umano» dopo quelli «elettorali» lasciati dalle recenti, brucianti sconfitte alle regionali. Un segno che rilancia l'immagine di debolezza riassunta dalla gelida alchimia dei sondaggi: il più recente, pubblicato lunedì dallo «Spiegel», mostra che per la prima volta dalle elezioni generali del dicembre '90 - il primo «voto pantedesco» - la Cdu del Cancelliere non ha più la maggioranza assoluta dei suffragi, su scala nazionale. Dal 54,8 è scesa al 47 per cento. La battaglia sociale, inasprita dallo sciopero nel settore pubblico, non aiuta naturalmente Kohl. Il numero degli scioperanti aumenta infatti ogni giorno: non è ancora al massimo perché i sindacati, che devono pagare un indennizzo ai lavoratori, vogliono «provocare i maggiori fastidi con il minimo di astensioni dal lavoro». Ma il conflitto minaccia di durare a lungo: la Oetv - che raccoglie la maggior parte dei dipendenti pubblici - insiste che «lo sciopero continuerà finché non ci sarà fatta una offerta migliore», ma Kohl ribadisce che aumenti salariali del 4,8 per cento (pari al tasso di inflazione) sono l'ultima offerta perché non esistono altri margini. Da oggi inoltre, mentre si aggraverà la situazione nelle ferrovie e nei trasporti urbani, nella raccolta dei rifiuti e nel servizio postale (a Francoforte ci sono già sei milioni di lettere bloccate), si aprirà un altro fronte ad alto rischio con i primi scioperi dei metalmeccanici, che nel 1'84 paralizzarono per settimane l'industria automobilisti ca prima di ottenere una riduzione dell'orario di lavoro. Orfano di Genscher, il Cancelliere è obiettivamente indebolito anche sul fronte delicato della conflittualità sociale. Ma, come mostrano gli sviluppi più recenti, è l'intera coalizione a risentine del terremoto provocato dalle dimissioni del ministro. Per le polemiche fra Cdu e Csu sulla carica di vice Cancelliere, che i cristiano-sociali hanno rivendicato per il loro leader Theo Waigel scontrandosi con il veto di Kohl, deciso a conservare l'incarico per un uomo dell'Fdp (sarà quasi certamente l'attuale ministro dell'Economia Moellemann). E soprattutto per la crisi all'interno del partito liberale. La base e il gruppo giovanile non hanno gradito la «designazione frettolosa» della signora Schwaetzer, figura di secondo piano nell'Fdp, e alla riunione del gruppo parlamentare e della direzione, ieri pomeriggio, la contestazione è esplosa, mentre aumentavano i consensi intorno a Kinkel, 55 anni, considerato il «figlio spirituale» di Genscher del quale era stretto consigliere. Il voto, a sera, è stato il momento della verità per l'Fdp: 63 sì per Kinkel, 25 per la signora Schwaetzer, e un siluro alla presidenza del partito. Emanuele Novazio Dipendenti pubblici In sciopero, a Francoforte mucchi di spazzatura in strada

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