Gli americani alleati del Moro

Gli americani alleati del Moro Vinta la sesta regata, continua la battaglia legale contro New Zealand Gli americani alleati del Moro Le nuove vele alla base del successo E Conner si schiera con Raul Gardini SAN DIEGO. Il Moro di Venezia, ormai lanciato alla riscossa in terra e in mare, ha dominato la sesta giornata di regate in queste finali di Coppa America. L'equipaggio è sceso in mare con grinta e la regata ha avuto un ottimo avvio; Paul Cayard è aggressivo, sa dove vuole andare e difende la parte destra della line, che si rivelerà poi quella buona, mentre Rod Davis è costretto a rimanere sulla sinistra. La barca italiana è subito in vantaggio e continua a controllare gli avversari da una boa all'altra. Il Moro appare particolarmente potente, anche con il vento debole che caratterizza tutta la giornata; la brezza non supera mai i 9 nodi per scendere nel finale a meno di 5. Merito anche delle nuove vele e in particolare della randa in fibra di carbonio dal taglio diverso; qualche modifica dovrebbe essere stata apportata anche all'albero, la cui inclinazione sembra leggermente diversa. Evidentemente queste operazioni hanno molto giovato allo scafo Montedison. Alla fine si è un po' ripetuto il copione di altre volte: nell'ultima bolina New Zealand attacca e si avvicina, mentre il vento cala. A questo punto i neozelandesi commettono un errore nel giro di boa, che fa perdere loro qualche lunghezza; nella poppa finale le due barche prendono direzioni diverse, mentre New Zealand guadagna acqua. Quando si incrociano, il Moro è sempre in testa, ma ancora una volta Enrico Chieffi adotta la sua tattica da brivido e, invece di controllare l'avversario, fa continuare il Moro per la sua rotta. Fortunatamente New Zealand finisce in una chiazza di poco vento ed il Moro taglia con 43" di vantaggio. La protesta italiana ha avuto un effetto immediato sul campo di gara: i neozelandesi non hanno più attaccato il gennaker direttamente al bompresso e questo ha reso le loro manovre molto più complesse. Paul Cayard ha poi dichiarato che «mentre nelle regate precedenti alla decisione della giuria, che ha sanzionato l'uso anomalo del bompresso da parte dei neozelandesi, questi hanno guadagnato in media 19" in ogni lato di poppa, nella prima regata in cui hanno manovrato correttamente questo non è accaduto». E Gardini ha aggiunto che la protesta del Moro non è soltanto formale «perché l'uso anomalo del bompresso aveva consentito ai neozelandesi di guadagnare una fortuna nelle precedenti regate». Intanto la giuria della Louis Vuitton Cup ha respinto tre ricorsi: due del Moro e uno dei neozelandesi. Sia il Moro che i kiwi avevano chiesto l'assegnazione del punto per la regata annullata ma la giuria lo ha negato. Inoltre i giudici hanno respinto un ulteriore ricorso italiano presentato per l'uso scorretto del bompresso da parte dei neozelandesi nella manovra di strambata. Ma intanto l'equipe di Gardini ha presentato un altro ricorso sull'uso scorretto del bompresso anche durante i percorsi in linea retta e non solo in manovra: secondo i filmati prodotti dal Moro, i kiwi vi hanno attaccato il gennaker e questo è vietato dal regolamento. A sostenere gli italiani sono scesi in campo gli americani. Dennis Conner ha affermato che la protesta italiana contro New Zealand è corretta, perché lo scafo di Michael Fay ha regatato in condizioni non conformi al regolamento di Coppa America. Tra i «defender» Conner ha ancora vinto e ora il punteggio è di 4-3 per America 3. L'attenzione è ora rivolta a quest'uomo che, con una sola barca e mezzi finanziari limitatissimi, riesce ad umiliare Bill Koch, il miliardario che ha fatto costruire 4 scafi per questa Coppa America. In finale entrerà chi per primo giungerà alle 7 vittorie. Ida Castigi ioni Il Moro di Venezia, impegnato in una delle ultime regate delle finali contro i neozelandesi Il bompresso di New Zealand, al centro di accanite polemiche innescate dall'equipe italiana: Gardini sostiene che è contro il regolamento

Luoghi citati: America, San Diego, Venezia