Un coro di condanna per Walesa: vattene

Un coro di condanna per Walesa: vattene POLONIA In un sondaggio il 42% vuole le dimissioni Un coro di condanna per Walesa: vattene VARSAVIA. Mentre si inasprisce il contrasto tra Lech Walesa e il primo ministro Jan Olszewski, va a picco la popolarità del Presidente. Un sondaggio condotto su un campione che abbraccia 44 città mostra che la maggioranza degli interpellati, il 42 per cento, vuole che Walesa si dimetta, contro meno di un terzo (31%) schierato a suo favore. Il resto, il 27%, dice di non avere un'opinione precisa in proposito. Il sondaggio rispecchia drammaticamente il logorio subito dall'immagine dell'ex leader di Solidarnosc a neppure due anni dalla sua ascesa alla massima carica dello Stato. In questo quadro, la governabilità del Paese appare sempre più ardua. Domenica Walesa ha criticato il primo ministro in un intervento alla televisione ed è tornato a chiedere una Repubblica presidenzialista in cui il governo dipenda direttamente dal Capo dello Stato. Olszewski, che ha assunto l'incarico solo da quattro mesi e mezzo, si è macchiato, agli oc¬ chi di Walesa, del peccato capitale di avere appoggiato il ministro della Difesa Jan Parys, attaccato da più parti per una presunta congiura antidemocratica congegnata dai più stretti collaboratori del Palazzo del Belvedere, la residenza presidenziale. «Questo atteggiamento del primo ministro è inammissibile ed è arrivato il momento di mettere ordine in questo Paese», ha detto Walesa, sostenendo che la Polonia ha bisogno di un sistema politico in cui il Presidente nomina e rimuove il primo ministro ed è responsabile della politica estera e della difesa. Poi ha auspicato una nuova Costituzione. Walesa è tornato alla carica ieri, in una conferenza stampa in cui ha fatto i nomi di chi potrebbe prendere il posto di Olszewski, cioè l'attuale ministro degli Esteri, Andrzej Olechowski, o Tadeusz Mazowiecki, già primo ministro tra l'89 e il '90. Walesa propone un governo di tecnici o ministri con esperienze nei due precedenti governi post-comunisti. [Agi]

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