L'ultimo incontro da Presidente un affettuoso abbraccio col Papa

L'ultimo incontro da Presidente un affettuoso abbraccio col Papa L'ultimo incontro da Presidente un affettuoso abbraccio col Papa ROMA. L'ultimo giorno come il primo. Francesco Cossiga, che ai gesti simbolici ci tiene, nella sua ultima giornata piena da Capo dello Stato, ha voluto salutare il Papa in Vaticano, ha voluto inginocchiarsi sulla tomba di Aldo Moro a Torrita Tiberina, ha voluto ripetere gli atti che segnarono il suo primo giorno da Presidente, il 3 luglio di sette anni fa. E nel giorno dell'addio — altra coincidenza — Cossiga si è riconciliato con il suo kingmaker, quel Ciriaco De Mita col quale aveva rotto, clamorosamente rotto, da molti mesi. La giornata di Cossiga inizia tra le amate divise dei corazzieri. O meglio, i «carabinieri delle Guardie della Repubblica», ai quali lui stesso ha cambiato il nome e ha ridisegnato le uniformi. Quindi, a piedi, Cossiga scende in via XX Settembre e mentre qualche passante lo applaude, gli uomini del suo staff ripetono compiaciuti: «E' di umore squisito, molto sereno». Sereno e silenzioso. Per tutto il giorno, inseguito, osservato, corteggiato da un drappello di cronisti, Cossiga non ha detto mezza parola. ■ E dopo un altro addio, quello ai carabineri del servizio di scorta («Vi ho fatto fare alzatacce, vi ho fatto andare a dormire tardi, ma non siete secondi a nessuno al mondo!»), Cossiga ha chiuso al telefono la penultima mattinata al Quirinale. < Tra le tante è arrivata anche là telefonata di Bettino Craxi, una '«lunga, cordialissima e molto affettuosa telefonata, con accenti di commozione da entrambe le parti», come si tiene a far sapere dal Quirinale. E anche la telefonata di Ciriaco De Mita, considerata da Cossiga «particolarmente cara», al punto da paragonarla ad «un abbraccio ideale». E poi ancora due saluti, particolarmente «affettuosi», come di nuovo tengono far sapere dal Quirinale: con il cardinale Ruini, assertore senza tentennamenti di quell'unità dei cattolici che Cossiga ritiene invece superata, e con monsignor Del Portillo che guida la prelatura dell'Opus Dei. Il pranzo al Quirinale con Giuseppe Guarino, suo professore di diritto costituzionale, e con Giovanni Motzo, suo consigliere giuridico e poi, a sirene spiegate, verso Torrita Tiberina. Ma l'incontro più importante Francesco Cossiga lo ha avuto col Papa. Un saluto che, non casualmente, era stato preceduto, in mattinata, da un incontro con i giornalisti del direttore della sala stampa della Santa Sede, Joaquim Navarro, che ha voluto fare due allusioni. La prima: che i rapporti tra Italia e Santa Sede sono «esemplari», ma che sono «contraddistinti dalla nuova stagione di relazione aperta fin dagli anni della presidenza Pertini», cioè il predecessore - socialista - di Cossiga. La seconda: la sottolineatura che negli accordi per la revisione del Concordato «un nuovo ruolo assume la Conferenza dei vescovi», tra l'altro nel «vasto campo del volontariato», che è stato al centro della dura polemica sull'obiezione di coscienza che aveva segnato la chiusura della legislatura. Cordiale l'incontro col Papa. «Come sta?», ha esordito Cossiga. «Come, vede - gli ha risposto il Pontefice - ancora in piedi». Cossiga, di nuovo: «Co- me sta?» e il Papa di risposta: «Bene, bene». Cossiga: «Grazie di avermi ricevuto». Giovanni Paolo II: «Grazie per questa visita». Poi, il Pontefice ha preso per mano Cossiga e l'ha guidato verso la sua biblioteca privata, i due si sono seduti alla scrivania fratina degli incontri importanti e le porte si sono richiuse. Si sono riaperte 43 minuti dopo (il tempo protocollare è di 25, 30 minuti) e i due si sono abbracciati con un tale vigore che, nell'impatto, gli occhiali di Cossiga hanno vacillato. E mentre il Presidente si allontanava, monsignor Monduzzi ha fatto presente a Cossiga che il Papa stava salutando ancora: «Per la famiglia, adesso avrà più tempo», ha detto il Pontefice. E Cossiga: «Sono diventati grandi, glieli porterò». Il Papa: «Allora ci vediamo ancora a Castel Gandolfo e il Signore la benedica e la ricompensi per tutto quello che ha fatto». Così, con grande cordialità umana, ma senza dimenticare i punti di attrito, si sono salutati il primo Papa polacco e il primo Presidente democristiano e cattolico che, in piena crisi del Golfo, disse: «Non sono d'accordo col Papa, ma è il mio Papa». Fabio Martini Marco Tosarti Stretta di mano e cordiali sorrisi fra Cossiga e il Pontefice, ieri in Vaticano durante la visita di commiato del Presidente

Luoghi citati: Castel Gandolfo, Italia, Roma, Torrita Tiberina