Cinquanta in ospedale per curare sei malati

Cinquanta in ospedale per curare sei malati A Veroli (Frosinone) l'altra faccia della malasanità: mancano i soldi per riconvertire le strutture Cinquanta in ospedale per curare sei malati Posti vuoti, molti cittadini credono che l'edificio sia chiuso FROSINONE. Cinquanta persone (quattro medici, infermieri, amministrativi, portantini) per sei malati. La sanità non garantirà la qualità, ma sulla quantità non scherza. Accade sulle colline della Ciociaria, nel paese dell'ospedale fantasma. A Veroli dal 1985 l'anagrafe non registra più nascite; per fare una Tac o un'ecografia ci vogliono 15 giorni; il pronto soccorso, per ammissione del. medico di guardia, è un «piccolo soccorso», dotato di pochissime strutture, ed è «un pericolo sia per i medici sia per i pazienti». Cosa succede? Nel 1985 la Usi di Frosinone decide di avviare lavori di ristrutturazione nell'ospedale di Veroli, cittadina con ventimila abitanti. Il capannone che ospita tre reparti (Medicina generale, Chirurgia ed Ostetricia) è un ex convento di suore costruito nel 1200. E' un ospedale dal «passato glorioso» come spiega il sindaco de Giuseppe Marcoccia. Nel 1969 aveva 130 posti letto. «Venivano anche da Roma per curarsi», spiega Marcoccia mentre passeggia per i corridoi deserti. Fino a qualche giorno fa c'era un solo paziente, adesso sono diventati sei. Un record. Dal 1985 la Usi non si è più occupata della promessa ristrutturazione, anzi: sono stati chiusi due reparti, Chirurgia e Ostetricia, e i macchinari non sono stati ammodernati. Solo i laboratori di analisi e radiologia funzionano. Ma a Veroli per sei pazienti sono mobilitati giorno e notte con regolari turni di 12 ore, 4 medici e una quarantina tra infermieri e inservienti. Ovvia la proposta di chiudere la struttura. Il sindaco, però, non vuol sentir parlare di chiusura: già lo scorso anno ha emesso un'ordinanza con la quale obbligava il reparto a restare aperto. «Fino a quando le Regione Lazio non ci darà i soldi per la riconversione, questa struttura deve restare al servizio dei cittadini». Ma gli abitanti di Veroli da tempo snobbano l'ospedale e, tranne gli anziani, tutti vanno a Frosinone per partorire o fare un'ecografia. E non hanno torto: «Il pronto soccorso - spiega un medico di guardia - svolge un ruolo di smistamento verso altri paesi. Se arrivano malati gravi... sono guai» La burocrazia, poi, ci mette del suo: tempo fa è arrivata una nuova, sospirata, ambulanza. Peccato che nessuno abbia pensato a Veroli, alle sue viuzze strette e al fatto che con un veicolo così ingombrante non è possibile entrare nel centro di pronto soccorso. «Avevamo chiesto un'ambulanza più piccola del normale - esclama sconsolato un portantino - e invece da quando hanno portato questa vettura siamo costretti a scendere e a portare la barella a piedi». Insomma, qui a Veroli non si ricovera più nessuno. «Dal 1989 - aggiunge lo "pseudoprimario" - siamo abbandonati, come se Veroli fosse nel deserto dei tartari, e io sono costretto, anche al di fuori della legalità, ad accollarmi un doppio incarico per mandare avanti le poche strutture funzionanti». E come avviene sempre in questi casi, anche stavolta la questione si trasferisce sul terreno politico, con storie di lotta tra partiti e medici che vogliono far carriera. Tempo fa l'Usi di Frosinone ha bandito un concorso per nominare il «nuovo primario» del reparto di ostetricia di Veroli, chiuso da sette anni. «E' vergognoso», dice il sindaco. Pochi giorni fa, dopo anni di attesa, la Usi ha fatto finalmente pervenire la delibera di conversione dell'ospedale all'assessorato del Lazio. Forse è la volta buona. [g. n. g.l