E Giorgio Chiosso canta Leo Chiosso

E Giorgio Chiosso canta Leo Chiosso r E Giorgio Chiosso canta Leo Chiosso IMPAZIENTI di affidare alla lettura del laser l'ultima novità discografica, ci si trova fra le mani un involucro bloccato dalla plastica. Ben di rado c'è una linguetta che t'aiuta, il più delle volte ci si deve arrangiare con quel che si può per liberare il Cd dalla morsa. Non è possibile che i discografici trovino il modo di aiutare il musicofilo, come fanno i produttori di biscotti, formaggini, sigarette? Comunque questa fatica è ben poca cosa di fronte alla possibilità che hanno i giovani musicisti nel cercare di pubblicare le proprie esibizioni. Siamo invasi da una cascata di nuove stelle anglofile, cadenti o filanti, ma le belle speranze italiane latitano. Perché? Le responsabilità sono diverse, le principali vanno addebitate alle etichette discografiche, in gran parte filiali di multinazionali, e agli stessi giovani autori, i quali hanno sì poche possibilità di fare ricerca ed esperienza, ma anche spesso si accontentano. Siamo il Paese del bel canto, ma sempre più ai margini dell'industria musicale. Prendiamo cinque novità di giovani autori, vediamo pregi e difetti per capire la situazione. Iniziamo con gli Statuto e il loro «Zighidà» (Emi, 1 Cd, Lp, Me). Sono comparsi a Sanremo, sono usciti dall'anonimato nazionale etichettati come i Mods italiani. Allegri, briosi con quella loro miscela di ska, beat e soul, quel loro rifarsi a radici Anni 60. Gran spolvero di fiati ed ironia. Belle canzoni sono «Abbiamo vinto il festival di Sanremo», «Senza di lei», «Qui non c'è il mare». Non tutti i 15 brani sono dello stesso livello qualitativo. In gran parte per via dei testi, di arrangiamenti troppo uguali. Probabilmente mancano di una produzione che dia un indirizzo alla loro ansia giovanile di ribellione. L'originalità non manca, ma non bisogna dormire sui primi allori. Stesso discorso per i Loschi Dezi e «Cabala» (Fritz Italiana, 1 Cd, Lp, Ms). Torinesi pure loro, i Loschi Dezi aggiungono una ventata di punk insieme a musica sudamericana, rai algerino, tocchi di liscio. Una formula un po' più latina e mediterranea. Ma una formula che ricalca quella dei Pogues, un sound che (come per gli Statuto) ha già un paragone internazionale nei Negresses Vertes. Fermandoci al prodotto disco, c'è da rilevare una maggiore fantasia nei testi, un più spiccato interventismo politico, però macchiati da un certo ermetismo. «Motadanguilla», «Gasblue», «Waltzer Mexicano», «Looney Tunes» sono i brani più riusciti. I «Càbala», «Megafonico» i pegI giori. Da segnalare il riuscito tentativo di usare il dialetto torinese in un brano moderno: «Molita» in cui si prende l'antico mestiere dell'arrotino per una metafora dell'indipendenza. Di tipo decisamente più tradizionale e melodico è il 45 giri Rpm di Giorgio Chiosso, figlio d'arte, ovvero di Leo, compagno di grandi canzoni con Fred Buscaglione. «L'erba del vicino» e «Caso limite» (entrambe con i testi firmati dal padre) sono le due canzoni presentate da un musicista promettente. Due brani orecchiabili, gradevoli, con un'ottima linea melodica, ben realizzati nonostante mezzi chiaramente limitati. Un buon inizio, cui dovrà seguire una iniezione di personalità. Tanto per non avere come unica strada gli spettacoli musicali della Rai. Anche se è una strada percorribile anche questa. Ma Giorgio Chiosso può tentare di meglio con le sue qualità e la sua voce. Ora due ragazze. Tosca ha pubblicato un album omonimo (Rea Italiana, 1 Lp). Una bella voce, flessuosa, piena. Un gruppo di nove canzoni che portano a definirla il «Baglioni in gonnella». Nel suo arco, Tosca ha anche una bella scrittura: si segnalano soprattutto, anche per le gradevoli musiche, «Fiore marea luna o bugia» e «Allegro non troppo». Qui si sente già la produzione di una grande casa discografica che ben asseconda le possibilità della cantautrice. Improprio accomunare nel gruppo anche Mariella Nava. Al suo quarto album - «Mendicante e altre storie» (Bmg Ariola, 1 Cd, Lp, Me) - Mariella Nava però evidenzia il rischio che corrono le nostre giovani voci. Una copertina disegnata da Forattini, nove canzoni ricche di personalità ed estro, un'idea comune di protesta contro la classe dirigente e l'ambiente artistico, l'utilizzo di arie popolari come base compositiva, ma un prodotto che difficilmente può trovare spazio al di fuori dei nostri confini. Lo meriterebbe. Può stare alla pari con le proposte della Tracy Chapman. Ma qualcuno la deve aiutare a misurarsi con i suoni internazionali. Senza dover fare l'emigrante. Alessandro Rosa »a^J / / / f, mi

Luoghi citati: Sanremo