RAFFAELLO polemiche per un genio

RAFFAELLO polemiche per un genioa Roma 150 disegni dal Louvre RAFFAELLO polemiche per un genio 7n| ROMA L ' ONO venute una da Malilbue l'altra da Parigi, per Lj ritrovarsi dopo secoli di hsj separazione. Le due parti di un disegno di Raffaello, il Sacrificio di Listra, divise da varie vicissitudini storiche e che si trovano, rispettivamente, al J. Paul Getty Museum e al Louvre, adesso sono esposte fianco a fianco nella sede dell'Accademia di Francia. E' solo uno dei «miracoli» compiuti dalla più importante esposizione finora realizzata dei disegni di Raffaello e dei suoi allievi. A Villa Medici la mostra Raffaello e i Suoi, curata da Dominique Cordellier, responsabile del Gabinetto di Disegni del Louvre, raccoglie (fino al 24 maggio) 151 opere, l'intero corpus dell'opera grafica di Raffaello custodito nel museo parigino e che finora non era mai stato esposto tutto insieme fuori dalla Francia, nonché altri reperti che provengono da musei di ogni parte del mondo. Si può seguire l'evoluzione di Raffaello dall'apprendistato umbro sino alla maturità romana, quando si trova a capo di una delle più prestigiose «botteghe» dell'epoca. Una sezione finale, «Raffaello dopo Raffaello», è poi dedicata agli allievi del maestro urbinate, tra i quali Giovanni da Udine, Marcantonio Raimondi, Gianfranco Penni, Polidoro da Caravaggio, Giulio Romano. Per la prima volta viene esposta in una mostra la testa della Poesia, scoperta nel 1934 dà Cordellier tra i disegni anonimi italiani del Louvre. Con essa troviamo anche opere controverse come la Dama col liocorno, che era attribuita al Ghirlandaio e che Roberto Longhi rivendicò a Raffaello; e poi lavori come la Dama inginocchiata, il San Gerolamo nel deserto o le molte stesure della Trasfigurazione, e l'Annunciazione, dove sono ben visibili la quadrettatura per operare gli ingrandimenti e il fitto traforo con aghi del disegno per riportarlo su cartone. Ma la mostra, per il curatore Cordellier, ha anche un valore di «riscoperta» molto particolare: paradossalmente, infatti, Raffaello è un grandissimo la cui fama, nonostante i numerosi omaggi che gli vengono tributati, è leggermente appannata e la cui opera è bisognosa di una reinterpretazione critica. La tendenza odierna, afferma Cordellier, è di non riconoscere a Raffaello «il rango di Michelangelo o di Leonardo da Vinci», poiché «se Raffaello oggi è celebre, è perlomeno isolato nella sua celebrità» e si tende a trascurare che, quando Raffaello muore a soli trentasette anni nel 1520, «ha appena realizzato una delle più feconde rivoluzioni che abbia conosciuto l'arte italiana». Anche Massimo Riposati, responsabile delle edizioni Carte Segrete da cui è pubblicato il catalogo, osserva: «Questa mostra di disegni mi sembra essenziale per entrare nel laboratorio più privato di Raffaello. Nel disegno tutto è svelato, si capisce la mano del grande maestro: non sono possibili quelle correzioni, modifiche, aggiustamenti che invece si possono fare con la pittura. Appare l'intuizione per la prospettiva, per la particolare organizzazione dello spazio. Spesso a Raffaello è capitato uno strano destino: di essere accolto nel Pantheon dei grandissimi, ma di essere il massimo esponente di un ideale estetico molto lontano dall'epoca moderna. Invéce, proprio tramite il lavoro di studio, la "tecnica" che la grafica rivela e mette a nudo si capisce che Raffaello ha realizzato la massima sintesi tra la ricerca scientifica di Leonardo e la carnalità di Mi- chelangelo, che la sua pittura è un punto di equilibrio tra momenti di poesia e di realismo drammatico. In questa mostra vengono, per la prima volta, portate ad un vasto pubblico le questioni delle attribuzioni di molte opere di Raffaello e in alcuni casi, come nel controverso rapporto con Penni, spesso risolte a favore del pittore di Urbino, come Konrad Oberhuber illustra ampiamente nel catalogo». Nulla toglie all'interesse della mostra il fatto che alcuni eminenti critici non siano in completo accordo con le tesi del curatore francese. Giulio Carlo Argan sostiene infatti che non è poi di così fondamentale importanza un'analisi capillare, minuziosa, diretta a stabilire lavoro per lavoro dove è presente la mano del maestro e dove quella dei suoi allievi. «E' più che altro un fatto di curiosità arrivare a definire la paternità certa dei disegni di Raffaello - dice Argan con una punta di polemica -, il rapporto del pitto¬ re con i suoi allievi era strettissimo e consisteva in un "team" di lavoro molto affiatato, in cui la mano del "genio" a mio parere non è sempre riconoscibile. Sono sottili questioni di grafologia che però non cambiano sostanzialmente quello che già sappiamo. E non credo nemmeno che sia vero che oggi è necessario ripensare criticamente Raffaello. E' già stato fatto ampiamente a partire dalle celebrazioni dell'83-84, in occasione del quinto centenario della nascita. Da quella data a oggi i critici italiani hanno consistentemente rafforzato il già cospicuo patrimonio scientifico». Anche per Maurizio Calvesi la tesi del critico francese lascia a desiderare: «E' una vecchia idea che Raffaello sia sottovalutato nel nostro tempo. Quello che afferma Cordellier poteva essere vero venti-venticinque anni fa, ma oggi è stato ampiamente superato dalla critica. Raffaello ha rappresentato quanto di più antitetico si possa concepire rispetto all'arte di avanguardia del Novecento. Ma da allora molta acqua è passata sotto i ponti e artisti contemporanei come Giulio Paolini e Carlo Maria Mariani hanno visto un punto di riferimento nel classicismo di Raffaello. Certo, nel caso dell'artista di Urbino si tratta di un classicismo meno dinamico, più conciliativo di quello di Masaccio o di Michelangelo, ma questo non diminuisce certamente il suo valore, anche rispetto al dibattito artistico contemporaneo». Mirella Serri F un maestro da «reinterpretare»? Le opinioni di Argon Calvesi e Riposati miche A r di ti e si J. e, a a rzei a a eeal o friari eei di ma, a e» e, oi o a i, a oa raoe F un maestro da «reinterpretare»? Le opinioni di Argon Calvesi e Riposati re con i suoi allievi era strettissimo e consisteva in un "team" di lavoro molto affiatato, in cui la mano del "genio" a mio parere non è sempre riconoscibile. Sono sottili questioni di grafologia che però non cambiano sostanzialmente quello che già sappiamo. E non credo nemmeno che sia vero che oggi è necessario ripensare criticamente Raffaello. E' già stato fatto ampiamente a partire dalle celebrazioni dell'83-84, in occasione del quinto centenario della nascita. Da quella data a oggi i critici ita

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