Quanta fatica per non studiare di Maurizio Assalto
Quanta fatica per non studiare «Mai più bocciati», in un libro vecchie e nuove strategie per ingannare i professori Quanta fatica per non studiare Scherzi, beffe, trappole: trema, Aguzzino in cattedra C HI non ha mai fatto lo scherzo delle classi invertite? Funziona con certi professori un po' attempati e funziona così: durante il cambio dell'ora gli alunni di una classe si spostano in blocco in un'altra aula. Comprensibile lo sconcerto del malcapitato: si scusa, esce e di lì a un po', dopo aver controllato scrupolosamente la targhetta, rientra nella medesima aula, fra i ghigni soffocati. Seguono attimi di stordimento, un po' di panico, e l'anno successivo, forse, il pensionamento: «nessuno lo rivide». Oppure chi non ha mai fatto qualche cosa di simile allo scherzo delle larve di mosca acquistate in un negozio di articoli da pesca e nascoste un po' ovunque nella scuola? Segue un'invasione di insetti, disinfestazione dei locali, chiusura della scuola per un paio di giorni e, se va bene, assemblea del personale e sciopero di protesta contro le cattive condizioni igieniche. O ancora, lo scherzo della cattedra su cui batte forsennatamente i pugni il prof nerboruto, scalpellata dal di sotto con opera paziente, fino a ridurla sottilissima, fino all'ennesimo fendente dell'energumeno, fino al terribile schianto. Queste e altre beffe più o meno atroci sono ricordate da Arnoldo Mosca e Guglielmo Pezzino in un libretto che esce in questi giorni da Sperling fr Kupfer nella collana «Pugni di riso» diretta da Maurizio Nichetti. Titolo: Mai più bocciati; sottotitolo: Come essere promossi senza studiare mai. «Fare gli scherzi ai professori è una delle soddisfazioni più grandi» per un alunno, sentenziano i due autori, evidentemente non lontani dal tempo delle loro gesta. In questa scuola calamitosa che ci affligge e non funziona, una risata può far bene. Ma non è tutto. Per non finire stritolati dai «disumani metodi di studio», per non soccombere in un mondo «di frustrati e nevrotici», l'unica è barare. Saper usare «la golpe et il lione», suggeriva Machiavelli al Principe bisognoso di destreggiarsi in un mondo dalle infinite insidie. Nella scuola conta soltanto la volpe. Ecco allora i mille e un consigli per copiare («copio ergo sum»), dai bigliettini infilati nella cravatta, o nelle minigonna, a quelli usati per avvolgere caramelle da divorare durante i compiti in classe (da non offrire mai al professore). Ecco la teoria e la pratica delle interrogazioni orali: come rinviarle, come distogliere l'attenzione dell'Aguzzino per suggerire alla Vittima, come dispiegare tecniche da 007 per leggere in controluce dalla lavagna su cui si è scritto a matita, nero su nero, per comunicare in linguaggio Morse con tanto di filo trasparente legato alla gamba. E la solidarietà di classe, scacciata dalla porta della storia con la fine del comunismo, rientra dalla finestra delle aule in cui gli alunni cercano di andare avanti con il rnimimo sforzo. Ma la vita di chi cerca di essere promosso senza studiare è dura, niente illusioni. Bisogna essere.fini psicologi, saper capire con che tipo di Nemico si ha a che fare. Per questo i nostri autori predispongono un'accurata tipologia del bestiario in cattedra - dall'insegnante Mamma, al prof Lucifero, al Neolaureato, al Rincoglionito. Di fronte al docente Distratto da un hobby, il suggerimento è: interessarsi a questo hobby, sapere tutto. Per avere la sufficienza da un professore campione di parapendio, un ragazzo seguì un corso intensivo di dieci giorni, «rischiando più volte la vita». Vita dina e pericolosa. Bisogna esserci fatti. Chi non è capace è meglio che lasci perdere: non gli resta che studiare. Maurizio Assalto
Persone citate: Arnoldo Mosca, Guglielmo Pezzino, Kupfer, Machiavelli, Maurizio Nichetti, Titolo
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