Vienna ha paura del terzo uomo di Tito Sansa
Vienna ha paura del terzo uomo Si vota il Capo dello Stato, si rischia un ballottaggio politicamente pericoloso Vienna ha paura del terzo uomo // «nazista» Haider arbitro nelle presidenziali VIENNA DAL NOSTRO INVIATO I cinque milioni e mezzo di austriaci che oggi vanno alle urne per scegliere direttamente con un «voto personale» il loro Presidente della Repubblica, decideranno indirettamente anche del futuro del loro Paese. Il voto odierno, considerato finora soltanto come la fine della infausta «era Waldheim» (il Capo dello Stato trattato come un paria sulla scena internazionale a causa dei suoi trascorsi nazisti), assume pertanto una importanza imprevista. «Non ce n'eravamo accorti ha detto un commentatore della radio -. Ma l'Austria è a un bivio: da una parte un futuro certo, dall'altra l'incertezza. Dipenderà da chi si bisecherà nella Hofburg» (il palazzo imperiale degli Absburgo). Quattro sono i candidati alla Presidenza, dopo che nell'autunno scorso è fallito il tentativo di accordo tra i due partiti della «grande coalizione» (il socialdemocratico e il cattolico-popolare) di presentare congiuntamente una personalità di prestigio. I socialdemocratici avevano pensato al cancelliere Vranitzky, i popolari al ministro degli Esteri Mock, ma le vecchie rivalità tra «rossi» e «neri» sono riemerse e non se n'è fatto nulla. Risultato: i socialdemocratici presentano l'ex ministro dei Trasporti Rudolf Streicher, 53 anni, ex meccanico laureato in ingegneria mineraria, popolarissimo anche per aver ridotto il transito dei Tir di mezza Europa dalla strada del Brennero, i cattolici il diplomatico Thomas Klestil, 59 anni, ultimo dei cinque figli di un tramviere, i cosiddetti liberali candidano la signora Heide Schmidt, 43 anni, laureata in legge, i verdi il futurologo Robert Jungk, di 78 anni, l'unico del quartetto che ammette di non avere alcuna chance. Ma anche alla signora Schmidt i demoscopi non concedono alcuna possibilità, prevedono che Presidente diverrà o il socialdemocratico Streicher o il cattolicopopolare Klestil. O il rosso o il nero, «rien ne va plus». Stando ai sondaggi, nessuno dei due favoriti dovrebbe ottenere quest'oggi il 50 per cento più uno dei voti necessario per venire eletto subito. Per cui, eliminati i comprimari, i due rivali dovrebbero ripresentarsi in un ballottaggio in programma per il 24 maggio. Ma - si dice - i demoscopi spesso si sono sbagliati e potrebbe anche accadere che gli elettori si schierino subito dietro al candidato favorito e che così Streicher venga designato già questa sera. Si tornerebbe così alla tradizione, interrotta da Waldheim, di un Presidente socialdemocratico e «tutto rimarrebbe in ordine». L'Austria si troverebbe invece al bivio nel caso che si debba andare al ballottaggio. Entrerebbe in scena il quarantaduenne capo del partito liberale Jòrg Haider, il temuto «terzo uomo», che i politologi considerano «l'unico cavallo di razza della politica austriaca». Haider tacciato di no- stalgie naziste (ma lui lo nega sdegnato) e di xenofobia («State zitti voi italiani, che avete cacciato gli albanesi dopo averli trattati come bestie» mi dice, ricevendomi nel suo studio in Parlamento), in occasione del ballottaggio potrebbe gettare sul piatto della bilancia tutto il peso dei voti dei suoi accoliti. A favore del «nero» Klestil, ovviamente. Ma Haider lo contesta, dicendomi: «Non darò nessun suggerimento, i nostri elettori sono vaccinati e sanno bene per chi votare». I conti - prendendo per buoni i dati degli istituti demoscopici - sono presto fatti: sommando al 34 per cento dei voti concessi a Klestil il 15 per cento di quelli previsti per la liberale signora Schmidt, si arriverebbe assai vicino a quel 50 per cento necessario per l'elezione del candidato popolare. Il 24 maggio tra Streicher e Klestil ci sarebbe insomma un «fotofinish». E Jòrg Haider, assurto al rango di deus ex machina che da dietro le quinte tira i fili, nel caso di ima possibile vittoria di Klestil si farebbe certo ripagare il favore in moneta sonante. Gli domando se è vero che mira a entrare nel governo. «Al momento giusto - mi risponde senza esitare - giocherò il jolly. In cinque anni siamo entrati in tutti i Parlamenti regionali e nel governo di tutti i Lander esclusi due, non possiamo mica stare in eterno all'opposizione». Haider sa bene che la «grande coalizione» socialdemocratico-popolare vacilla (solo il 38 per cento della base dei popolari l'approva) e che c'è dappertutto gran voglia di cambiamento. L'aria fresca che tutti vogliono intende portarla lui. A Vienna è un segreto di Pulcinella che l'ambizioso Haider mira a far saltare la traballante «grande coalizione» e a nuove elezioni per diventare il cancelliere in una «piccola coalizione» di destra, democristianoliberale. Potrebbe dunque essere decisiva per il futuro dell'Austria l'odierna scelta del Capo dello Stato, all'apparenza insignificante. Se il socialdemocratico Streicher vincerà al primo turno, non dovrebbe accadere nulla. Se ci sarà invece un secondo turno, dopo il 24 maggio potrebbe avvenire un terremoto e continuerebbe l'inarrestabile ascesa di Jòrg Haider. Tito Sansa I leader del partito liberale austriaco Jorg Haider, capo della destra xenofoba
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