Una casa di speranza

Una casa di speranza Rivarolo, piccoli passi avanti per il centro handicappati Una casa di speranza A Torino 100famiglie in attesa di una sistemazione per i propri figli Rosina Zandano: «Dobbiamo pensare al futuro di questi giovani» Settanta portatori di handicap nel villaggio Anffas di Rivarolo, «Un gruppo troppo consistente» secondo i responsabili del Csa (Coordinamento sanità e assistenza tra movimenti di base) che ritengono il progetto nettamente in contrasto con le moderne tecniche di inserimento dei disabili nella società. «Una risposta concreta alle esigenze degli handicappati e alle loro famiglie, che va al di là dei facili moralismi» sostiene l'Anffas, l'Associazione famiglie fanciulli e adulti subnormali. Due posizioni tanto in contrasto da creare una polemica, venuta alla luce quando la Usi 38 di Cuorgnè ha approvato un progetto presentato dall'Anffas. Nel complesso alla periferia di Rivarolo si prevedeva la nascita di tre comunità da 10 handicappati, più due centri per anziani subnormali. E subito il Csa si è schierato contro. «In questo modo il problema non si risolve affatto - sostiene Francesco Santanera, responsabile del Csa. - A seconda delle fasce d'età e delle esigenze bisogna pensare delle attività differenti. Unendo giovani ed anziani non è possibile. Si massifica la questione, senza distinzione di problematiche e necessità». Sulla stessa lunghezza d'onda del Csa si è subito schierato il gruppo consiliare del pds di Rivarolo che ha proposto e ottenuto la convocazione di un Consiglio comunale aperto. Un Consiglio comunale svoltosi ieri sera a Rivarolo che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti delle associazioni di volontariato. Ma la posizione di quanti osteggiano il progetto si scontra con quanto, sia l'Anffas regionale che nazionale, dicono da sempre. «Noi non voghamo affatto ghettizzare i diversi. La nostra associazione è formata da genitori di figli con problemi di handicap. Proponendo questa iniziativa vogliamo soltanto sollevare di un po'di problemi altri genitori che si trovano nella nostra stessa situazione» dice Rosina Zandano responsabile Anffas per il Piemonte e la Liguria. I dati in suo possesso parlano chiaro. Nella sola Torino esistono più di cento famiglie in attesa di trovare una sistemazione a famigliari subnormali. Una ricerca difficile che si scontra con le scarse opportunità che offrono gli enti assistenziali pubblici. «Senza contare che per la prima volta ci troviamo di fronte al problema dell'invecchiamento di queste persone aggiunge Rosina Zandano -. La vita media di una persona si è allungata; inevitàbilmente questo è accaduto anche per i disabili. Da questo momento in poi dobbiamo iniziare a pensare anche al loro futuro». Di qui il progetto presentato all'Usi ma che ha trovato l'opposizione del coordinatore e dei servizi socio-assistenzali, Renza Anfossi. «Nessuno contesta l'Anffas nelle sue finalità - dice la dottoressa Anfossi-. Voghamo soltanto evitare la concentarzione di persone con problemi». Nonostante i pareri contrari il progetto, comunque, non si è fermato. La Regione, pochi giorni fa ha dato l'assenso all'iniziativa. Per ora possono essere realizzate le tre comunità alloggio da dieci persone. Per quanto riguarda gli anziani, invece, tutto è ancora in fase di dibattito. «Siamo comunque soddisfatti dei risultati ottenuti - dicono i dirigenti dell'Anffas -. Un passo per volta riusciremo a condurre hi porto questo progetto che non ha nulla di ghettizzante. Anzi, è una delle poche risposte concrete al problema». Lodovico Potette Nel centro dell 'Anffas tre comunità alloggio da dieci persone

Persone citate: Anfossi, Francesco Santanera, Lodovico Potette, Renza Anfossi, Rosina Zandano

Luoghi citati: Cuorgnè, Liguria, Piemonte, Rivarolo, Torino