Addio a Kurt l'impresentabile di Tito Sansa

Addio a Kurt l'impresentabile Favorito il candidato socialdemocratico: ma chiunque vinca metterà fine all'isolamento dell'era Waldheim Addio a Kurt l'impresentabile L'Austria vota, 4 volti per un Presidente VIENNA DAL NOSTRO INVIATO Prigioniero da sei anni nella sua dorata residenza imperiale, la Hofburg che fu degli Absburgo, il presidente austriaco Kurt Waldheim, accusato di crimini nazisti (ma assolto da una corte internazionale di storici, che però gli rimproverò di avere negato le atrocità di cui era a conoscenza), si appresta a traslocare. La prima settimana di luglio scade il suo mandato. Domani gli elettori austriaci andranno alle urne per scegliere tra quattro candidati il suo successore. «Non importa chi sarà presidente - dice l'insegnante dì storia Albert Jelinek - purché il bugiardo Waldheim sparisca e l'Austria ridiventi "salonfahig" (presentabile). Da sei anni infatti nessun capo di Stato, all'infuori del Papa e di alcuni arabi, ha voluto ricevere il presidente austriaco in odore di nazismo o venire in visita a Vienna e l'Austria, che Paolo VI lodò come "isola dei beati", è diventata veramente un'isola nel mare della indifferenza internazionale». Imperturbato, Kurt Waldheim avrebbe voluto ripresentare; sotto la spinta della ambiziosa moglie, la propria candidatura per un altro mandato, dicono i bene informati. E c'è voluta una paziente opera di convinzione da parte del suo partito cattolico-popolare per farlo desistere. Tra i più tenaci dissuasori vi fu si dice - il diplomatico Thomas Klestil. E ora il partito popolare riconoscente presenta proprio Klestil come suo candidato alla presidenza. Tutti d'accordo dunque, l'Austria volta pagina. Invasa da orde di chiassosi turisti italiani, da battaglioni di tedeschi e di timidi giapponesi, Vienna va senza emozione al voto. Tutta l'Austria è tappezzata da migliaia di manifesti con i ritratti dei quattro candidati, ma nessuno se ne cura. Come è lontana la votazione del 1986 quando la gente si accapigliava nelle osterie e nelle piazze, i manifesti venivano strappati, il ritratto di Waldheim veniva ornato del ciuffetto e dei baffi alla Hitler e di svastiche. Ora nulla, si litiga sulla presunta colpevolezza del Barbablù austriaco Jack Unterweger, lo scrittore arrestato a Los Angeles sotto l'accusa di avere assassinato undici prostitute, i giornalisti politici lamentano che non c'è mai stata una campagna elettorale così noiosa. «Per fortuna aggiungono - c'è Jòrg Haider a offrire qualche spunto con le sue litigate e le sue querele, date e ricevute». Haider, 42 anni, l'autoritario capo del partito liberale (lo è di nome ma non di fatto) non si presenta come candidato (mira alla Cancelleria), e ha proposto per la presidenza della Re¬ pubblica una donna, Heide Schmidt, 43 anni, famosa più che altro per un paio di occhi cangianti tra il verde e l'azzurro che i giornali definiscono «i più belli di Vienna». Haider aveva detto che dopo oltre due secoli di dominio ma-, senile (dalla morte dell'imperatrice Maria Teresa nel 1780), una donna avrebbe ben rappresentato l'Austria sul parquet internazionale. In realtà mirava a consolidare il prestigio del suo partito. Ma non ha fatto i conti con lo spirito libertario della signora la quale il giorno delle Ceneri si è opposta a un Putsch nazionalista e xenofobo all'interno del partito, con il quale Haider aveva fatto fuori tutta la dirigenza conservatrice. Haider allora le ha tolto il suo appoggio e ora, anche se batte le campagne a fare una tiepida propaganda per lei, è chiaro che i liberali sono divisi e che la destra non voterà mai per Heide Schmidt. Le probabilità maggiori, secondo i sondaggi, vengono date al socialdemocratico ex ministro dei Trasporti Rudolf Streicher e al diplomatico democristiano Thomas Klestil che dovrebbero contendersi la presidenza nel ballottaggio del 24 maggio. Al primo viene assegnato circa il 44 per cento dei voti, al secondo il 34, mentre solo un 15 per cento andrebbe alla signora e il rimanente 7 per cento al quarto uomo, candidato dei Verdi, lo scrii- tore ottantenne Robert Jungk (quello del famoso libro «Il futuro è già cominciato»). I giochi, insomma, sarebbero già fatti e il 24 maggio, a meno di una sorprendente vittoria di Streicher già al primo turno, ci sarà lo scontro frontale tra il candidato dei «rossi» e quello dei «neri». Ciò trapela anche dalle parole del «liberale» Haider, il quale a quattr'occhi ammette che «il nostro obiettivo non è la presidenza della Repubblica ma il governo» e da quelle della signora Schmidt da lui mandata allo sbaraglio che dice poco convinta: «In teoria potrei venire eletta». «Dopo che Waldheim se ne sarà andato - osserva Werner Schima, ex direttore del mensile Basta - l'Austria si sarà purificata, potrà aderire, se il popolo lo vorrà, alla Comunità europea, ma probabilmente Vienna non attirerà più giornalisti stranieri. Cosa potrebbero mai scrivere? Dei cavalli lipizzani, della cripta dei cappuccini, per vedere i quali ogni giorno migliaia di turisti fanno la fila per ore? Ci sarà poco da raccontare, ora che con la caduta della cortina di ferro è tramontato il grande sogno mitteleuropeo e Vienna ha perduto la funzione di ponte tra Est e Ovest, che la "Uno City" (la Città delle Nazioni Unite) non è diventata il polo internazionale che speravamo e che è stata perfino respinta l'occasione straordinaria della esposizione universale Vienna-Budapest per il 1995». (Gli austriaci l'hanno bocciata in un referendum con il 62 per cento di no). «E' soltanto colpa nostra - dice Schima - se non si parlerà più dell'Austria di oggi, ma solo del suo passato. Ci è rimasto assai poco, invero, perfino nello sport (il nostro calcio è un disastro, il prestigio della "nazione di sciatori" è affidato a un manipolo di donne), perfino la cultura è in ribasso, dopo che lo scrittore ribelle Thomas Bernhard e il fustigatore Helmut Qualtinger sono morti, l'enfant terrible André Heller si è imborghesito e il glorioso "Burgtheater" ha dovuto ricorrere a un direttore germanico, Klaus Peymann». All'Austria 1992 restano la musica e il turismo, che l'anno scorso ha portato nel Paese 18 milioni di visitatori stranieri, due e mezzo per ciascuno dei sette milioni di abitanti. E' come se da noi in Italia venissero ogni anno 150 milioni di forestieri. In luglio, partito Waldheim, l'Austria uscirà sì dall'isolamento diplomatico, ma diventerà, «per scelta dei suoi abitanti», un piccolo tranquillo Paese di vacanze, beato nel suo isolamento «inter pares» tra i suoi ex sudditi cecili, magiari, sloveni e croati. Tito Sansa Tramonta la stella di Heide Schmidt «i più begli occhi di Vienna» L'ombra nazista per sei anni ha tenuto lontani icapi di Stato Sotto l'ex presidente Waldheim isolato per l'accusa di nazismo A destra il favorito Streicher ex ministro dei Trasporti