Torino, bomba contro lo sede della Lega di Giampiero Paviolo
Torino, bomba contro lo sede della Lega Farassino: ci aspettavamo un ritorno alla strategia della tensione, vogliono spaventare la gente Torino, bomba contro lo sede della Lega L'attentato nella notte, nessun ferito, 500 milioni di danni TORINO. Attentato alla sede piemontese della Lega Nord. L'esplosione alle 2,25, poi le fiamme hanno invaso i locali. In venti minuti sono avanzate dalla reception all'ufficio del Consiglio, alla stanza del segretario Gipo Farassino, alla sala computer. Nessun ferito, ma danni per mezzo miliardo, e non c'è assicurazione. Rivendicazioni? Solo anonimi volantini trovati lungo le scale: «Abbiamo voluto festeggiare le vittoria della Lega a nostro modo. Contro il razzismo e contro i valori egoisti e reazionari». Le indagini si rivolgono all'estrema sinistra, all'autonomia, alla frangia anarchica ancora radicata in città. Ma non si esclude che i volantini siano stati abbandonati per sviare gli inquirenti. Il film dell'attentato è il remake di un altro episodio, avvenuto a 15 giorni dal trionfo dei Lum| bard alle comunali di Brescia. Fu ; danneggiata, ma lievemente, la I sede principale di Milano. La Lega ha sede in via Leinì, una strada stretta di periferia. Adiacente al palazzo della Lega c'è il retro di un bowling, non di rado auto di polizia e carabinieri effettuano controlli. Chiude alle ! 2, e la strada diventa deserta, silenziosa. Gli attentatori, forse tre, varcano senza difficoltà due can: celli, salgono le scale. L'ingresso della Lega è a destra, di fronte alla scuola di recitazione del regista Massimo Scaglione, padre storico dell'autonomia piemontese. Porta blindata, inutile tentare di forzarla. Il «commando» vi appoggia contro 5 bombole a gas, cosparge di benzina il pianerottolo e fa in modo che il liquido si riversi nell'appartamento. Un cerino, la fuga, l'esplosione. Si sveglia il quartiere, qualcuno telefona ai vigili del fuoco. Il rogo, appena ostacolato dalle barriere antincendio, avanza lungo il corridoio, invade gli uffici. I vigili impiegano venti minuti per vincere la battaglia. Il movente? «Domani è il 25 aprile, la data non mi sembra casuale» azzarda il vicesegretario Renzo Rabellino. Da Roma Farassino fa sapere che «il ritorno alla strategia della tensione era in preventivo». E' vero onorevole Bossi?: «Certo, vogliono spaventare la gente nel momento in cui si afferma il progetto leghista per un cambiamento radicale, ma nel pieno rispetto delle regole». Insomma, una equazione tra successo elettorale e attentato. Altra ipotesi: la Lega ha presentato centinaia di interrogazioni a Palazzo civico, sollevando decine di presunti scandali: «E se avessimo toccato nervi sensibili?» si domanda il consigliere Piero Molino. Emergono storie di intimidazioni e minacce: leghisti picchiati all'università, una biglia di vetro sparata contro le finestre dello stesso Molino, lettere minatorie a un consigliere della cintura. E auto danneggiate, gomme tagliate, ricatti telefonici: «Adesso basta, anche le nostre sedi devono essere protette» proclama l'altro deputato torinese Mario Borghezio. Per il sindaco, Giovanna Cattaneo, l'attentato è «un atto infame, indegno di una città civile». I partiti esprimono «indignazione e sconcerto». Nel salone annerito di via Leinì, i seguaci di Bossi giurano di non arrendersi e annunciano una sottoscrizione tra i 10 mila tesserati. Su quello che fu il tavolo delle riunioni, le fiamme hanno risparmiato il periodico pre-elettorale del movimento: «La Lega è attesa alla prova del fuoco» strilla il titolo a tutta pagina. Giampiero Paviolo La sede torinese della Lega Nord dopo l'attentato di giovedì notte Al momento dello scoppio il palazzo era deserto
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