L?Etna travolge le difese

L?Etna travolge le difese Altalena di risultati nella lotta al fiume di fuoco che rallenta la corsa, ma non si ferma L?Etna travolge le difese Lava oltre gli argini, verso Zafferana ZAFFERANA ETNEA DAL NOSTRO INVIATO E' una storia senza fine, ogni giorno il vulcano prepara una sorpresa, notizie liete si alternano ad altre più preoccupanti, una cosa soltanto appare certa: per quanto faccia, l'uomo non è in grado, ancora per lo meno, di modificare il corso della natura. Questa colata lavica, che dal 14 dicembre continua a scaturire con immutata forza dalle viscere dell'Etna, sta mettendo a dura prova l'estro, la tenacia, la preparazione degli uomini che cercano di contrastarla. E la pazienza degli abitanti di Zafferana, che da un paio di settimane vivono in un'altalena di buone e cattive notizie, col magma che minaccia di arrivare alla porta delle loro case. I tentativi, inediti, spettacolari (il settimanale americano Newsweek li ha paragonati alle diavolerie tecniche dei films di James Bond), attuati sinora per deviare la colata, sono falliti uno dopo l'altro. Il grande argine eretto a gennaio alla fine di Val Calanna, che avrebbe dovuto bloccare l'avanzata del magma, è stato superato con irrisoria facilità dal torrente infuocato che si è riversato nel canalone verso Pian dell'Acqua. Altri argini, canali, fossati, costruiti in fretta e furia per cercare di ostacolare il cammino del «mostro», hanno retto il tempo di un sospiro: la lava continua a puntare in direzione di Zafferana e sembra che nulla riesca a deviarne il percorso. L'operazione più spettacolare, quella tentata in Val del Bove, in prossimità delle bocche effusive, sembrava aver dato l'esito sperato. I pesanti blocchi di cemento e le rocce fatte cadere all'interno del canale sotterraneo in cui scorre impetuoso il magma, in un primo momento l'avevano ostruito e il materiale incandescente era tracimato, scivolando verso una valle laterale. Ma nel corso della notte tutto era tornato come prima: la lava scende di nuovo incontrastata verso Zafferana, ieri il primo dei due rivoli che fuo¬ riescono da tre nuove bocche effìmere aperte a quota 900 ha raggiunto il terrapieno che era stato costruito a Pian dell'Acqua, già superato da una colata due settimane fa, e continua la sua lenta, implacabile avanzata. Tutto il lavoro fatto sinora da militari, vigili del fuoco, volontari non è però completamente inutile. La colata non si potrà fermare, ma certo l'operosità degli uomini può renderle la vita difficile. La lava che scende da Val Calanna, lungo il canalone, scorre velocemente sulla crosta magmatica delle precedenti colate ma rallenta molto l'andatura quando finisce nei fossati, sca¬ vati per ricavare il materiale necessario alla costruzione dei terrapierni, nel canalone artificiale realizzato dai genieri. Ed è per questo che si continua a lavorare, anche a rischio della vita. Ieri Giovanni Nasca, 37 anni, che lavorava col suo escavatore lungo la stradina che scende dalla valle verso il paese, per una tracimazione improvvisa si è trovato circondato dal magma e con molta difficoltà, e tanta paura, è riuscito a mettersi in salvo. Il prof. Barberi e i suoi collaboratori stanno mettendo a punto una nuova tecnica per cercare di deviare il corso della colata all'origine, vicino alle bocche effusive di Pian del Bove. L'opera¬ zione ricalca quella eseguita tre giorni fa. Spiega il vulcanologo: «Dobbiamo riaprire quella finestra che avevamo creato sul canale sotterraneo e che, per effetto dell'occlusione provocata nei giorni scorsi e del magma raffreddato, si è notevolmente ridotta». Per questo ieri mattina i potenti «Black St.allion» americani sono tornati a volare su Pian del Bove: tre pesanti blocchi di calcestruzzo sono stati lanciati sul canale sotterraneo, soltanto uno ha centrato l'obiettivo, facendo franare parte della volta. «Oggi continueremo con questa manovra - dice il prof. Barberi - quando avremo riaperto un varco sufficiente, creere- mo un piano di scivolo migliore di quello che abbiamo fatto prima, vi accumuleremo dei massi, legati fra loro, che poi faremo precipitare nel canale, sperando di riuscire ad ostruirlo definitivamente». Per far cadere i blocchi verranno utilizzate potenti cariche di esplosivo. Gli abitanti di Zafferana assistono rassegnati ed impotenti: sanno che si sta lavorando per loro, ma intanto la lava continua ad avanzare, ha attaccato il frutteto dei fratelli Maria e Salvatore Cristaldi: meli, ciliegi, viti, sono bruciati. E con loro è svanito il ricordo di una vita di lavoro. Francesco Fomari Bruciati i frutteti di una famiglia Paura per la vita di un soccorritore Barberi studia tecniche diverse per respingere il nuovo assalto ini, verso Zafferana Salvatore Cristaldi davanti al suo vigneto (in alto) bruciato dall'avanzata della colata lavica che i militari (a fianco) cercano di fermare con pesanti blocchi di cemento. Questi interventi hanno dato finora risultati solo parziali

Luoghi citati: Pian Del Bove, Pian Dell'acqua, Zafferana Etnea