Il caso Chiesa frana su Milano

Il caso Chiesa frana su Milano Nello scandalo anche gli appalti per la metropolitana e lo stadio Il caso Chiesa frana su Milano Gli 8 imprenditori in carcere rivelano nuove tangenti Finisce nei guai un collaboratore dell'ex sindaco Tognoli MILANO. «Questa vicenda sta diventando una frana, si preparano tempi terribili. Bruno De Mico, il costruttore al centro dello scandalo delle carceri d'oro, alla fine sembrerà un santo». Sono le 18 quando l'avvocato Vittorio D'Aiello, uno dei difensori degli otto imprenditori milanesi arrestati due giorni fa per corruzione, lascia il carcere di San Vittore. L'operazione Mani Pulite, Mike Papa secondo il codice dei carabinieri agli ordini del pubblico ministero Antonio Di Pietro, comincia a dare i primi frutti. Gli imprenditori, interrogati anche dal giudice per le indagini preliminari Italo Ghitti, stanno collaborando. E' bastata una notte a San Vittore per dare il via alla stura di dichiarazioni messe a verbale. Qualcuno si difende dicendo che era costretto a pagare, molti fanno i nomi. A Fabio Lasagni, titolare della Cosgemi Costruzioni, sono contestate tangenti per sei miliardi. La mazzetta è stata pagata ai vertici dell'Iipab, l'ente del Comune che gestisce gli ospizi, per costruire un padiglione dell'istituto Radaelli. Lasagni annuisce. A chi sono andate le tangenti? Prima delle Iipab c'era l'Ente comunale assistenza. Dal '76 presidente è stato Matteo Carriera, un ex infermiere di fede socialista che al fianco dell'ex ministro Carlo Tognoli ha fatto molta strada. Nell'86, quando l'Eca cambia nome, Carriera è ancora alla guida dell'ente, commissario straordinario. Pochi mesi fa è passato all'azienda che gestisce la nettezza urbana a Milano. Ufficialmente Matteo Carriera non ha ricevuto informazioni di garanzia. Ma il suo nome è stato fatto dal giudice Di Pietro nel corso dell'interrogatorio a Fabio Lasagni. «Mi sembra una parola gentile pensare che Matteo Carriera debba essere solo interrogato», dice l'avvocato Pietro Lacava, difensore di Lasagni. Clemente Rovati, un altro degli imprenditori, interrogato ieri, è l'amministratore della Edilmediolanum. Presidente della società è Aldo Massari, fratello di Renato Massari, oggi parlamentare socialista dopo essere stato nelle file socialdemocratiche. Presidente della Oltrepò, una squadra calcistica che gioca nel campionato Interregionale, Clemente Rovati è al centro di mille affari, di mille tangenti. Gli inquirenti gli contestano appalti per la Metropolitana Milanese, per l'ospedale Sacco e per il terzo anello dello stadio milanese di San Siro, ampliato per i Mondiali del 1990. Un affare su cui la procura ha già da tempo aperto un'inchiesta. La costruzione per aumentare la capienza dello stadio doveva costare 108 miliardi. Ne sono stati spesi almeno 160. Ormai si indaga su tutto. Non più solo sugli appalti del mondo della sanità. Ogni affare, ogni appalto, ogni fornitura è passata ai raggi X dalla magistratura. Si cercano i collegamenti, gli imprenditori più facilitati nelT ottenere le commesse. Giovanni Zaro fornisce carni a metà degli enti pubblici lombardi. Con il Pio Albergo Trivulzio aveva un appalto da 600 milioni all'anno. E a capo della Baggina c'era Mario Chiesa, arrestato il 17 febbraio scorso, solo l'inizio di un'inchiesta che non sembra avere una fine vicina. Altri imprenditori, che fornivano servizi di pulizia, raccontano i più strani maneggi, gli ac¬ cordi più incredibili. Al Fatebenefratelli le tangenti sulle pulizie, hanno raccontato ai giudici, sarebbero state intascate dai consiglieri d'amministrazione della de e poi passati anche agli altri partiti. Per la de alla testa dell'ospedale milanese c'è Vinicio Viecca. Anche lui è finito nel calderone delle indagini. Per il Fatebenefratelli hanno già ricevuto informazioni di garanzia altri due politici. Roberto Mongini, democristiano che siede in un altro ente, la Società Esercizi Aeroportuali, e Alfredo Mosini, l'ex assessore comunale socialista dimessosi per il suo ruolo nell'affare, quando era capo del consiglio d'amministra¬ zione del Fatebenefratelli. Su altri due ospedali, il Paolo Pini e il Gaetano Pini, gli appalti edilizi sono andati a due consorzi, il 2 Pini e il Pini 2a. Anche qui nomi ricorrenti tra gli amministratori. Oltre a Gabriele Mazzalveri, arrestato ieri, amministratore dei due consorzi, risultano Fianco Borroni e Gabriele Garampelli, raggiunti da informazione di garanzia per concorso in corruzione. Questi ultimi due, già sentiti dal magistrato a cui hanno raccontato tutto, sono legati da affari anche in un'altra impresa, la I.F.G. Tettamanti. E la strada porta ancora a Mario Chiesa. Fabio Potetti Dalle mazzette spunta sempre il presidente del Trivulzio SdC(e( Sequestri di documenti dopo gli arresti di Clemente Rovati (a sinistra) e Gabriele Mazzalveri (sotto)

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