Perché i neonati muoiono in culla

Perché i neonati muoiono in culla Sei casi in cinque mesi, parlano gli esperti Perché i neonati muoiono in culla Gli americani la chiamano Sids, brutta sigla che sta per sudden infant death syndrome, in italiano sindrome da morte infantile improvvisa. Nei Paesi occidentali indica un tipo di decesso (rigurgito? soffocamento?) che colpisce, mediamente, due bimbi e mezzo ogni mille nati vivi. Morti in culla, improvvise e imprevedibili. Nei giornali, gli articoli che parlano di quei casi vengono archiviati sotto la voce «morti misteriose», traduzione esplicita anche se molto poco scientifica della cripitica sigla inglese. Sei «morti misteriose» sono state registrate negli ultimi tempi a Torino e provincia. A novembre quella di Chiara, 5 mesi, «dopo una notte apparentemente tranquilla, accanto alla sorella gemella Cristina». A marzo e aprile quelle di Maicol, di Alessandra («inutile corsa in ospedale»), di Alex («la madre ha 18 anni»), di Valentina («bianca bianca, con la boccuccia raggrinzita»), e di Andrea, l'ultima vittima, soccorso martedì mattina da mamma e zia nella sua culla quando ormai non c'era più nulla da fare. Sei casi in cinque mesi sembrano davvero troppi. Ma nel suo ufficio di direttore di clinica pediatrica all'Infantile Regina Margherita, il professor Gian Carlo Mussa ha appena riletto la lunga relazione contenuta in una cartellina verde con la scrit- ta Sids sulla copertina ed è arrivato alla conclusione che questa escalation non rappresenta nulla di strano: «Sei morti in cinque mesi rientrano nella media statistica di un'area come quella torinese, dove vengono al mondo circa 10 mila neonati l'anno». Con la dottoressa Donatella Bacolla, suo aiuto al Regina Margherita, il professore spiega che dal punto di vista epidemiologico la Sids è la principale causa di morte del bambino nei pri¬ mi 8 mesi di vita. Colpisce più i maschi che le femminucce, più nei mesi invernali che in quelli estivi, più nelle ore notturne che in quelle diurne. E quasi sempre quando il bimbo è nel suo lettino. Cause? Si fanno due ipotesi: crisi respiratoria o crisi cardiaca. Ma c'è anche chi, come i professori Weitzman e Graziani, sostiene che potrebbe trattarsi delle due cose insieme: «Secondo questi nostri colleghi - spiega Mussa - la Sids sarebbe correlata allo sviluppo del sistema di controllo cardiorespiratorio e del ritmo veglia-sonno del bambino». Una cosa è certa: è praticamente impossibile distinguere un lattante a rischio. Ma anni di ricerche in questo campo hanno permesso alla medicina di individuare categorie infantili più esposte delle altre alla Sids. Sono i nati prematuri, il più debole dei gemelli, i fratelli di lattanti morti in culla («Per loro il rischio è da 5 a 10 volte superiore a quello della popolazione normale»), figli di madri molto giovani, figli di tossicodipendenti, di alcolisti e di fumatori. Non esistono cure né rimedi sicuri. Ma nei casi delle categoria a rischio i medici consigliano di tenere il bambino sotto controllo almeno fino all'ottavo mese di vita. Gianni Armand-Pilon II professor Gian Carlo Mussa

Persone citate: Donatella Bacolla, Gian Carlo Mussa, Gianni Armand-pilon Ii, Graziani, Weitzman

Luoghi citati: Torino