Bush e Delors «fiduciosi» sul Gatt
Schiarita sui commerci Bush e Delors «fiduciosi» sul Gatt WASHINGTON DALLA REDAZIONE E' andata meglio del previsto. L'incontro fra i vertici della Cee e il presidente americano Bush, che si è aperto ieri a Washington, sembrava già destinato al fallimento sulla controversa questione dell'agricoltura, quando inaspettata è arrivata una schiarita. L'obiettivo adesso è la conclusione dell'Uruguay Round del Gatt, l'accordo generale sulle tariffe e sui commerci. La data ultima per la conclusione, fissata al 20 aprile, è stata già superata. Si potrebbe firmare un accordo per fine giugno. Alla fine dell'incontro di ieri le dichiarazioni di Bush, del presidente della Commissione europea Jaques Delors e del premier portoghese Anibal Cavaco Silva, presidente di turno della Comunità, sono state possibiliste. Le ! parti non hanno raggiunto alcun accordo di sostanza ma hanno concordato di continuare i negoziati e si sono impegnate a raggiungere in tempi brevi un'intesa. Bush ha parlato di un ampio e produttivo scambio di vedute ed ha precisato che sono state avanzate nel corso dell'incontro nuove proposte. Ottimismo è stato espresso in una conferenza stampa anche! da Delors, il quale si è detto «fiducioso» che i negoziatori possano compiere sostanziali passi avanti da qui alla fine di giugno, prima cioè del vertice G7 di Monaco, in calendario a inizio luglio. Nessuno dei protagonisti dell'incontro ha voluto fornire dettagli sulle nuove proposte avanzate da entrambe le parti ma Thomas Niles, assistente del segretario di Stato Usa, ha precisato che esse riguardano esclusivamente lo scottante dossier agricolo. Il nuovo clima appare ancora più sorprendente alla luce delle dichiarazioni rese solo ieri mattina dal portavoce della Casa Bianca Marlin Fitzwater, secondo il quale «a questo punto non vi sono molti motivi di essere ottimisti». Ma forse la situazione è stata sbloccata dalla «modesta» proposta comunitaria, annunciata da Delors. La spaccatura che Cee e Usa stanno cercando di ricomporre verte sulla politica agricola della Comunità, in particolar modo sugli aiuti e sulle tariffe. La poposta di compromesso avanzata da Arthur Dunkel, direttore generale del Gatt prevedeva che nell'arco di sei anni, dal '93 al '99, Bruxelles riducesse i sussidi alle esportazioni agricole del 36% per quel che riguarda il valore e del 24% in volume; tagliasse nello stesso periodo del 20% gli aiuti interni e infine diminuisse del 36% le barriere alle importazioni. Una ipotesi che non è piaciuta né alla Cee né agli Usa. Entrambi l'hanno respinta e adesso toccherà a loro trovare un accordo. Intanto, i grandi gruppi industriali sulle due sponde dell'Atlantico, e anche quelli giapponesi, premono per una rapida conclusione dell'accordo. Martedì a Tokyo un comunicato congiunto delle associazioni industriali ha definito la firma dell'Uruguay Round «un prerequisito per la crescita dell'economia mondiale e per la prosperità». L'iniziativa segue una lettera firmata da 120 altissimi esponenti dell'industria mondiale che chiede alle parti impegnate nella trattativa Gatt di raggiungere un accordo. Tra i firmatari colossi americani come la General Motors, la Ibm o la At&t, gruppi europei come la tedesca Siemens, la britannica Bat e le italiane Fiat, Eni e Smi. La Bdi, la Confindustria tedesca, ha avvertito in particolare che un fallimento nelle trattative del Gatt avrebbe un effetto «devastante» sull'economia nazionale, che ricava il 32% del suo fatturato globale dalle esportazioni. Tra gli imprenditori italiani Luigi Orlando, presidente della Smi ha chiesto anche una politica della Cee che difenda le aziende europee dall'invasione americana e giapponese.
Luoghi citati: Bruxelles, Tokyo, Uruguay, Usa, Washington
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