Il bancario diventa giustiziere

Il bancario diventa giustizierePer sparare ai ladri in fuga ha sfilato la pistola al figlio vigilantes. Una delle vittime era appena stata rilasciata dal carcere Il bancario diventa giustiziere Cosenza, il direttore rapinato uccide due banditi COSENZA. Avevano calcolato tutto: una banca di paese e i carabinieri lontani per un altro servizio. L'ideale pei mettere le mani su una cinquantina di milioni e scappare. Insomma, una «rapina tranquilla». L'imprevisto ha vestito i panni di un tranquillo signore, cinquantasettenne, direttore della Cassa Rurale ed Artigiana di San Fili (nell'hinterland cosentino) che ha impugnato la pistola inseguendo i banditi fino a quando sono saliti in macchina per fuggire. I proiettili sparati da Alfonso Rinaldi - questo il nome del direttore di banca che di San Fili è stato anche sindaco sino ad un paio di anni fa - hanno ucciso due banditi, uno dei quali, Daniele Stella, 30 anni, figlio di un ex ispettore della polizia di Stato. L'altro rapinatore morto è Salvatore Coscarello, 23 anni. Fino a giovedì scorso era ancora in galera, perché sospettato di una rapina. Sebbene alcuni testimoni dell'assalto all'ufficio postale lo avessero riconosciuto, era tornato libero già alla fine della scorsa settimana e ieri ha tentato un nuovo colpo, l'ultimo della sua giovane carriera di assaltatore di banche. Una rapina sanguinosa che poteva avere un bilancio ben più pesante perché i banditi, per aprirsi la fuga, non hanno esitato a sparare una volta usciti dalla banca. Anche contro testimoni della rapina. Come Luigi Sammarco, proprietario di un bar attiguo alla banca. Quando ha sentito il trambusto, Sammarco si è affacciato sull'uscio del bar. Uno dei banditi lo ha visto e gli ha sparato contro un colpo di pistola. «Non ho avuto nemmeno la forza di gettarmi a terra - ha poi detto -. Ero letteralmente impietrito dal terrore. Sono rimasto fermo anche dopo che tutto era finito». Comincia tutto intorno a mezzogiorno quando una Croma di colore grigio imbocca ad andatura tranquilla via XX Settembre, la strada principale del paese. Sopra quattro uomini, tutti giovani, come ha detto un testimone. La Croma arriva a pochi me¬ tri dalla sede della Cassa Rurale ed Artigiana e si ferma proprio davanti al bar di Luigi Sammarco. Dall'automobile scendono in tre che entrano dritti nella banca. La sala clienti della Cassa Rurale è uno stanzone di una quarantina di metri quadrati. Dietro i vetri blindati che separano la sala dalle casse ci sono due impiegati. Con loro alcuni clienti, tra cui Roberto Rinaldi, figlio del direttore, guardia giurata, in banca per un versamento. Alfonso Rinaldi è nel suo ufficio. Quando entrano, le frasi che pronunciano i banditi sono quelle canoniche, le armi - pistole e un fucile a canne segate - non lasciano il tempo ai dipendenti di pensare. In un battibaleno i rapinatori s'impossessano di banconote per una cinquantina di milioni che infilano in una sacca di plastica. I banditi sono tranquilli. Sanno che i carabinieri non possono intervenire perché non ci sono. Come ogni mattina sono andati a Montalto Uffugo a scortare un furgone postale. Un rapinatore resta sulla porta a controllare l'esterno. Gli altri compiono qualche passo indietro per coprirsi la fuga. Quando sono fuori e pensano di averla fatta franca, spunta Rinaldi che impugna una pistola bifilare. L'arma è una «9x21» che ha appena sfilato dalla fondina del figlio. Dalla pistola escono in sequenze i proiettili. I primi abbattono il bandito che è uscito per ultimo dalla banca, un giovane smilzo, di corporatura esile, in jeans e scarpe da tennis e capelli raccolti in un corto codino. Accanto al suo corpo un fuci¬ le e la sacca con intero il bottino. Rinaldi non si ferma e rivolge l'arma contro la Croma. Altri quattro proiettili raggiungono il bersaglio. Uno colpisce alla nuca il bandito che è accanto al guidatore. E' Daniele Stella che conclude rannicchiato dentro l'abitacolo di un'automobile una carriera di truffatore, forse di riciclatore di auto rubate, ma non certo di rapinatore. La corsa della Croma finisce dopo poche centinaia di metri. La trovano i carabinieri con dentro il cadavere di Stella, abbandonato dal complice. Il complice che guidava l'automobile, è scappato. Per tutta la giornata s'inseguono le notizie su un fermato un pregiudicato cosentino, Carmine Dattis, ritenuto un rapinatore professionista - ma i carabinieri fino a notte negano la circostanza. La procura di Cosenza, che è investita della vicenda, da ieri sera sta valutando la posizione di Rinaldi; per vedere se il fatto possa rientrare nella «legittima difesa». Diego Minuti Per coprirsi la fuga i due pregiudicati avevano sparato contro i testimoni Il cadavere di uno dei 2 banditi

Luoghi citati: Cosenza, Montalto Uffugo, San Fili