Dc pds e psi: ognuno per sé

Dc, pds e psi: ognuno per sé I partiti schierano uomini di bandiera al voto per i presidenti delle Camere Dc, pds e psi: ognuno per sé AMontecitorio spunta l'ipotesi Scalfaro ROMA. E venne il giorno del caos. Un diluvio di incontri, di parole, di contatti segreti che non sono serviti a niente: stamane i partiti, piccoli e grandi, si presenteranno al primo appuntamento del nuovo Parlamento in ordine sparso e ogni gruppo voterà per le presidenze delle due Camere per i propri candidati di bandiera. Alla fine di una delle giornate politiche più dense di incontri a tutto campo degli ultimi anni, i candidati alle presidenze di Camera e Senato risultavano ben undici. Tre democristiani (Giulio Andreotti, Nicola Mancino, Oscar Luigi Scalfaro), tre socialisti (Gianni De Michelis, Aldo Amasi, Silvano Labriola), uno del pds (Giorgio Napolitano), un repubblicano (Giovanni Spadolini), un liberale (Alfredo Biondi) e due verdi (Pina Grassi e Fulco Pratesi). La de, ferita dalla sconfitta elettorale, per tutta la giornata di ieri è restata divisa tra i sostenitori di Andreotti e quelli di Mancino per la presidenza del Senato e dopo 12 ore di riunioni pressoché ininterrotte, non è riuscita a trovare una mediazione accettabile per tutto il partito. Ma, come sempre nei momenti di più alta tensione, la de ha ritrovato un minimo comun denominatore nel rifiuto secco delle proposte fatte arrivare da Craxi all'ultima ora. E' stato il momento più drammatico della giornata. Alle sette della sera, dopo una miriade di incontri risolti in una bolla di sapone, per telefono i socialisti hanno fatto sapere di essere disponibili a tre ipotesi: il ministro degli Esteri Gianni De Michelis presidente della Camera e un democristiano al Senato; De Michelis alla Camera e conferma di Spadolini a Palazzo Madama; un democristiano1 alla Camera e conferma di Spadolini al Senato. Tre proposte - faceva sapere Craxi - che si rendevano obbligate per l'impossibilità di trovare un accordo col pds. Ma dopo una discussione durata un'ora e mezzo i capi democristiani hanno rimandato al mittente il pacchetto di Craxi: lo scudo crociato non vuole abbandonare la linea delle ampie intese per la scelta dei vertici istituzionali. E il no della de a Craxi, anche se non è una rottura, è destinato a pesare nelle trattative dei prossimi giorni, visto che è assai improbabile che oggi le assemblee di Camera e Senato riescano ad eleggere i propri presidenti. E l'imbarazzo dei capi democristiani, lo ha espresso a sera Antonio Gava, lasciando Piazza del Gesù. A chi gli chiedeva se ci fossero due o almeno una candidatura democristiana per le presidenze delle Camere, Gava ha risposto: «Buonanotte, buonanotte...» e si è infilato dentro la macchina. Andreotti laconico: «Parla soltanto il segretario...». Ma Forlani, nel rosario di incontri snocciolato per tutta la giornata ha ripetuto sempre la stesse parole, quasi una litania: «La situazione è peggiorata», «è difficile dire quali saranno gli approdi» e soprattutto «siamo disponibili a dialogare con tutti». E così, in mancanza di un accordo interno, la de quasi certamente si presenterà sostenendo una candidatura di bandiera al Senato (Giorgio De Giuseppe, un senatore pugliese che è vice presidente di Palazzo Madama, ma che è sempre restato ai margini della grande politica), mentre alla Camera i deputati democristiani potrebbero votare scheda bianca. Ma da casa de una novità è comunque venuta fuori. Nel lungo sinedrio dei capi democristiani si è presa in considerazione l'ipotesi di una candidatura alla presidenza della Camera di Oscar Luigi Scalfaro, il «Pertini cattolico» secondo la definizione di Pannella che lo ha candidato tre giorni fa. «E' una delle tante ipotesi», dice il vicesegretario della de Silvio Lega. E Mancino, cavallerescamente, aggiunge: «Una candidatura autorevole». Oltretutto - si diceva ieri sera a Montecitorio - una candidatura destinata a crescere col passare dei giorni e degli scrutini nulli, proprio come quella di Giovanni Spadolini al Senato. Ieri mattina, intanto, il gruppo della Camera del pds, con la clamorosa astensione di Nilde lotti, ha candidato alla presi¬ denza di Montecitorio Giorgio Napolitano, leader della corrente riformista. Ma la candidatura di Napolitano, il meno distante da Craxi tra i leader del pds, è incappata, a sorpresa, (oltreché nel gradimento di Umberto Bossi) nell'ostacolo del psi. Nell'incontro con Occhetto, Craxi ha fatto capire che i socialisti non avevano gradito di trovarsi davanti al fatto compiuto e che gradivano ancor meno la parallela candidatura del demitiano Mancino al Senato. Fino a due giorni fa, infatti, le diplomazie segrete di de, pds e psi avevano lavorato ad una ipotesi di intesa che è sfumata in extremis: l'accoppiata Napolitano alla Came¬ ra e Andreotti al Senato. Ma l'accoppiata si è arenata in casa democristiana, per le resistenze sull'ipotesi Andreotti da parte di De Mita e di Gava. E' così che è spuntata, inattesa, la candidatura alternativa di Mancino, una soluzione che, tra l'altro piace molto a Bossi. E Andreotti, capita l'antifona, non ha insistito sulla propria candidatura. Anche perché aveva saputo che anche nel pds stavano crescendo gli umori a lui sfavorevoli. Ed essere «impallinato» nella corsa per Palazzo Madama sarebbe il peggior viatico per il Quirinale. Fabio Martini LA ROSA DEI CANDIDATI PSI DC PDS PRI A. Aniasi? CAMERA G. De Michelis? 0. L. Scalfaro? G.Napolitano — S.Labriola? SENAT0 G. Spadolini? VmSoT* Scheda bianca G.Spadolini LEGA PLI VERDI MSI pamfra Chiedeun . „. .. P. Grassi G.Fini? bHmciw Vicepresidente a.Bionoi F. Pratesi A. Mussolini? SENAT0 - - G. Spadolini? Giorgio Napolitano candidato pds alla presidenza di Montecitorio A destra: il ministro degli Esteri Gianni De Michelis Da sinistra il presidente del Senato uscente Giovanni Spadolini e Nicola Mancino

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