Scandali & Chimere

Scandali & Chimere Il capolavoro etrusco «imprestato» a un antiquario di Firenze è solo l'ultimo caso: in un mare di omertà Scandali & Chimere 51 L miliardario statunitenI se Samuel Kress (che da ■ semplice minatore era diI venuto uno dei massimi —Mi collezionisti d'arte italiana di tutti i tempi) celebrava il Santo Natale esponendo un antico dipinto (di soggetto appunto natalizio) nella vetrina di uno dei suoi grandi negozi di fiveand-ten (in cui erano venduti oggetti da cinque a dieci centesimi di dollaro). Un anno, mi pare nel 1940, nella vetrina del suo negozio della Fifth Ayenue di New York espose la famosissima Natività di Giorgione, la stessa che poi egli donò alla National Gallery di Washington, dove si trova tuttora. L'episodio suscitò grande clamore, pari alla pubblicità che con esso sortirono i negozi della catena Kress; ma sia questi che il capolavoro giorgionesco appartenevano alla medesima persona, e quindi la cosa era, sotto ogni aspetto, ineccepibile. L'episodio mi è venuto in mente in questi giorni, apprendendo che uno dei più famosi capolavori dell'antichità esistenti in Italia, la Chimera in bronzo, rarissima reliquia dell'arte etnisca, trovata in Arezzo nel Cinquecento, è stata tolta dal Museo Archeologico di Firenze, e depositata nella bottega di un antiquario locale. Il fatto, di per sé enorme e inaudito, diviene angoscioso al rilevare il silenzio della stampa di informazione: a parte La Stampa, il Corriere della Sera e la Repubblica, che hanno dedicato largo spazio all'avvenimento, direi che gli altri giornali non se ne sono accorti E' un'altra pietra che si aggiunge alla crescita della nuova Italia, quella dei musei chiusi, delle chiese saccheggiate, degli scavi abbandonati a se stessi, dei graffiti su monumenti celeberrimi, del paesaggio devastato dall'edilizia abusiva, della pubblicità rampante e dei cumuli di immondizia. Mentre si celebrano convegni e dibattiti sulla climatizzazione dei musei, mentre importanti Istituti stranieri circondano gli oggetti in bronzo di delicate strutture per evitare sbalzi di temperatura e correnti d'aria, qui da noi uno dei pezzi più preziosi del patrimonio artistico della nazione viene esposto in una bottega d'arte privata, per fini non ben chiari: ma, quali essi siano, è diritto dei cittadini conoscere chi abbia autorizzato lo spostamento inqualificabile (come lo definisce il Corriere), da chi sia partita la proposta, quali criteri abbiano imposto la scelta della bottega dove il bronzo è stato ospitato, e cosa, infine, decida di fare il ministero dei Beni Culturali, quali provvedimenti prenderà nei confronti dei responsabili di un episodio che non ha giustificazioni di sorta. C'è da prevedere che tutto resterà come prima, che l'inchiesta (ammesso che prenda il via), non approderà a nulla; è anzi possibile che non mancherà un tentativo di approvare l'accaduto, in base ad una presunta nuova apertura di rapporti tra Stato e Privato. Tutto sommato, la vicenda della Chimera non deve sorprendere, quando il soprintendente ai Beni Artistici e Storici di una grande città scrive la prefazione alla mostra di un piccolo antiquario, quando i pareri di un altro soprintendente vengono ripetutamente citati dai cataloghi delle vendite all'asta di Londra e di New York, quando dai musei che spesso restano chiusi partono capolavori per mostre all'estero: come si può vedere in questi giorni in una mostra a Canberra in Australia, nella quale sono raccolte opere fondamentali del Correggio (Parma, Galleria Nazionale), Pellegrino Tibaldi (Roma, Galleria Borghese), Paolo Veronese (Brera), Caravaggio (Roma, Galleria Nazionale), Rubens (Roma, Galleria Borghese) e così via. E mentre il territorio della provincia resta molto spesso abbandonato a se stesso, senza sorveglianza, le soprintendenze sono trasformate in agenzie di spedizioni per mostre e mostrine: il ministero non è stato capace di affidare tali incombenze ad uno speciale ufficio, che consenta agli organi soprintendenziali di svolgere senza fastidi la propria funzione, che è di tutela, di catalogazione, di restauro. Sarebbe interessante sapere chi ha accompagnato i dipinti a Canberra: che sia uno dei soprintendenti delle aree più devastate da furti, avvilite dalla mancanza di cataloghi, e nei quali la documentazione fotografica è inesistente o quasi? Per tornare al caso della Chimera, è sintomatico che uno scandalo del genere avvenga nell'area dei beni archeologici, che è l'area più devastata da ideologie aberranti, da progetti strampalati, da funzionari che restano imperterriti al loro posto nonostante episodi gravissimi a loro carico. Ci si chiede anzi se il prestito ad un mercante nostrano della Chimera non vada interpretato alla luce dell'inaudita proposta di prestiti a lunga durata, proposta avanzata dal senatore Covatta, e che, respinta in blocco da coloro che sono preposti alla tutela dei Beni medievali, rinascimentali e moderni, è stata invece approvata dagli archeologi. La proposta Covatta prevedeva prestiti a musei stranieri: forse che, essendo il prestito concesso sul luogo (e cioè nella stessa città del prestatore) esso viene ampliato a privati? E' una domanda lecita, anche perché ci si rammenta deiprestìti a lunga durata che il governo fascista effettuò ad esempio, concedendo i due Luca Cambiaso della Galleria Borghese al maresciallo Badoglio (che ne aveva installato uno nel soffitto nella sua abitazione in via di Villa Grazioli a Roma). Sarebbe anche interessante conoscere l'opinione, riguardo alla vicenda della Chimera, degli archeologi italiani, gli stessi che hanno taciuto in blocco davanti ad un gravissimo episodio, come fu quello, rimasto impunito, della sottrazione al museo Nazionale di Roma di uno dei suoi capolavori, la testa della Dea di Butrìnto, che il soprintendente La Regina, noto militante del pei, donò, per ragioni ideologiche, ai comunisti albanesi, a quella cricca cioè di luridi tiranni sanguinari dalle cui grinfie l'Albania è uscita nello stato orrendo che ben conosciamo. Nel giustificare, a suo modo, tale inaudito fattaccio, un noto uomo politico mi disse tempo fa che si era trattato di un caso di smarrimento ideologico. La verità è che, sotto gli urti degli assalti clericali e marxisti, il debole Stato Italiano, di ispirazione liberale, sta franando. Quanto al caso della Chimera,. a parte la gravità del fatto in sé, è ancor più allarmante la reazione che esso sta suscitando: che è un'accusa generica contro il ministero dei Beni Culturali, di cui si auspica la soppressione. Se ciò malauguratamente avvenisse, i Beni Culturali finirebbero in un enorme carrozzone, accanto al Turismo e allo Spettacolo, e cadrebbero nelle mani di un qualche arruffone politicizzato, ignorante e arrogante, uno di quei politici nostrani per i quah* l'alta cultura è negli spettacoli della televisione con i Mike Bongiorno, i Maurizio Costanzo, e così via. Non si vede ragione alcuna per gettare l'obbrobrio su un dicastero che, dal momento della sua fondazione, è stato affidato unicamente a personaggi oscuri, provinciali, privi di una preparazione anche minima: sarebbe come accusare un tipo di auto di non funzionare bene, dopo averlo fatto guidare da chi non ha neppure la patente. Federico Zeri ve si cla che della che ap persotto menendo avo Itarissiisca, queuseo epoantirti i aguova hiusi, degli i, dei erri dalbbliuli di vegni zione rtanti o gli icate zi di 'aria, fascista concedenso della Grescialloinstallatosua abitGrazioli Sarebbconosceralla vicearcheolohanno taad un grfu quellola sottrale di Romlavori, latrìnto, cRegina, donò, pecomuniscricca ciguinari dè uscita BOCmI èesposto dell'Exptrollate ma di squadraIl Sanproviensanti a Fpletamecasione.Pietro dseo romLa PMilano, ne del Gvio, che dell'uom