«Major, zitto e impara» di Paolo Patruno

«Major, zitto e impara» GRAN BRETAGNA La Thatcher su Newsweek: hai vinto solo grazie alla mia eredità «Major, zitto e impara» Una velenosa lezione al delfino sospettato di voler attenuare il liberismo L'ex premier ricorda minacciosa che in Parlamento ci sono molti suoi seguaci LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sul cammino di John Major, appena confermato premier dagli elettori inglesi, piomba il primo macigno. E a scagliarlo è stata Margaret Thatcher, che in un clamoroso articolo su «Newsweek» lancia un polemico, minaccioso avvertimento al suo successore: «Non disfare il mio lavoro», «non rovinare la mia eredità, perché hai vinto soltanto grazie ai risultati raggiunti da me in undici anni di governo». L'impressione, in una Londra ancora sonnacchiosa in attesa della riapertura del nuovo Parlamento lunedì prossimo, è stata bruciante. Perché questo improvviso attacco a freddo della ex premier, pensionata a forza, significa che Major, dopo aver sbaragliato i laboristi, deve temere le insidie che emergeranno dall'interno dello stesso partito conservatore. Con una risicata maggioranza parlamentare ridotta a soli 21 voti, Major dovrà infatti guardarsi dai «franchi tiratori», dai thatcheriani di ferro che cercheranno di condizionare l'azione del suo governo sulla politica europea, sulla condotta economica, sul rilancio industriale. La Thatcher, che non si è ripresentata alle elezioni, sembra infatti intenzionata a guidare la «fronda» dall'esterno, dalla Camera dei Lord, dove entrerà tra breve per i servizi resi al Paese. Ma l'attacco al vetriolo lanciato dalle colonne del settimanale americano preannuncia una guerriglia senza tregua perché Major non si azzardi a discostarsì dalla sua politica. Con molta durezza, la Thatcher umilia infatti il suo successore affermando che «non esiste il majorismo, ma solo il thatcherismo, che vivrà anche dopo la mia morte, perché ha avuto il coraggio di restaurare la forza e la reputazione dell'Inghilterra distruggendo il socialismo». La Thatcher non sospetta certo che Major strizzi l'occhio ai laboristi, ma teme che il suo successore cerchi di introdurre nella pratica quella «società senza classi» promessa nel suo manifesto elettorale: più attenta ai bisogni sociali delle fasce della popolazione più disagiate che non ai severi principi economici alla base della dottrina ultra-liberista. «Io non posso certo accettare l'idea che all'improvviso, dopo appena diciassette mesi da premier, Major sia padrone di se stesso - scrive con penna velenosa la Thatcher - dimenticando quanto ha ereditato dai miei undici anni e mezzo di governo che hanno cambiato la faccia all'Inghilterra». Quindi, Major stia attento a non indulgere ai deficit di bilancio, a indebitarsi pericolosamente contraddicendo quei principi di equilibrio e di oculata amministrazione che sono stati il cardine del thatcherismo. Perché le accresciute spese dello Stato nei servizi pubblici promessi da Major, nella sanità, nel sistema scolastico, nei trasporti, mettono immediatamente in forse la politica di sgravi fiscali sulla quale i conservatori hanno costruito il loro successo. E attenzione anche all'interventismo nello Stato nell'economia, nel rilancio industriale perché gli effetti sarebbero opposti a quanto sperato. Particolarmente aspra è la critica mossa dalla Thatcher al nuovo ministro dell'Industria Michael Heseltine, «interventista» di temperamento e suo nemico giurato fin da quando osò sfidarla per la leadership del partito, nell'autunno dello scorso anno. Heseltine non riuscì a batterla ma la indebolì tanto da innescare quel «golpe interno» che portò al potere il giovane Major. E l'ex «dama di ferro» non ha mai perdonato ad Heseltine quell'affronto. La Thatcher ha ricordato infine a Major che nel nuovo Parlamento ci sono tanti «giovani thatcheriani» decisi a non accettare «l'opportunismo di una popolarità a breve termine». E' una trasparente minaccia al nuovo premier perché righi diritto, proprio nel momento in cui si appresta a stilare il programma del suo nuovo governo che sarà letto il 6 maggio dalla regina ai Comuni. Paolo Patruno Margaret Thatcher non si rassegna al ruolo di pensionata di lusso Con il duro attacco lanciato al suo successore vuole ricordare che resta la custode della politica del partito conservatore in particolare in tema di strategia economica

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