Un tranquillo breakfast con l'orrore di S. Quintino di Furio Colombo

Un tranquillo breakfast con l'orrore di S. Quintino SLCASO ALLA TV Un tranquillo breakfast con l'orrore di S. Quintino P, A NEW YORK ER l'America era mattina. In televisione era un susseguirsi di «dirette» da San Quentin, la prigione californiana, un incrociarsi di interruzione che irrompevano all'interno dei normali programmi. La mattina la televisione è familiare e bonaria, si parla di casa, di cucina, di notizie, compare un personaggio del cinema per dire cose di buon senso. Se intervistano un politico, è più per parlare di figli che di elezioni. E' una televisione per famiglie unite, prima della scuola, prima del lavoro, mentre si fa il «breakfast» insieme. Martedì mattina era una televisione di morte. Lo spettacolo difficile da sopportare, ma anche difficile da narrare era questo: correvano, scambiavano ordini, arrivavano concitate telefonate, entrava nell'inquadratura il cronista che non aveva dormito la notte, per dire che stavano già facendo i preparativi, che era già pronta la camera a gas, che il governatore era deciso a non perdere tempo, che il prigioniero stava «scherzando» con le guardie, e sapeva che non c'era speranza. La difesa aveva ottenuto un giorno di dilazione. Ci avevano fatto vedere lo sbattere del portellone della camera a gas vuota. Brutto mestiere fare i funzionari di una prigione dove si pratica la pena di morte. Un giovane bruno, con l'aria da manager, compariva di tanto in tanto per dirci «Noi siamo pronti». Tutto è andato liscio, posso dire così? Da Washington si è saputo all'alba che la Corte Suprema aveva respinto il caso. Da Sacramento, capitale della California, il governatore Wilson ha detto: «Non un minuto di più». A San Quentin si sono messi a correre. Andavano e venivano con brusche risposte verso i cronisti, come ih un ospedale in cui si deve salvare una vita, come in una emergenza. Correvano come quando ti annunciano un disastro naturale, un incendio, una disgrazia. Era uno strano teatro in cui tutte le risorse di una buona organizzazione e tutto il talento di una serie di uomini, fra cui medici e preti, erano al servizio di un unico compito. Prelevare un uomo dalla sua cella, portarlo lungo un corridoio verso la cella pneumatica della camera a gas, schierare intorno la stampa, «gli agenti operativi», i ((testimoni», gli «invitati» (sono tutte parole della procedura di esecuzione, non le sto inventando io). E poi far scorrere il gas nella- «camera». Penso alle famiglie d'America, tante cellule attive, bene informate, la migliore democrazia del mondo. Guardavano quello spettacolo. Penso ai bambini, a quello che hanno ascoltato, capito. Penso ai genitori che avranno spiegato. Poiché il 79 per cento degli americani crede fermamente nella pena di morte (un mistero, in una democrazia) immagino il papà che, con fermezza, cerca di spiegare al Piccolino ammutolito che «se prendi una vita devi pagare con una vita». Suona come una frase di antica saggezza. Invece è una selvaggia superstizione. Forse avrebbero voluto non vedere sullo schermo il giovane manager della prigione che torna a spiegare: «Come è morto? Tossiva un po'. Respirava in fretta come le donne quando partoriscono». Questa orrenda analogia ha dominato la conferenza stampa. «Come una donna che partorisce?» hanno chiesto. Il portavoce era un tipo senza emozioni. «Sì, ma stava soffocando. Per questo respirava in fretta», ha chiarito. Finisce così una triste mattina di morte, uno spettacolo di rapida, efficiente organizzazione per far morire un essére umano quindici anni lontano dalle sue colpe, nel lento soffocamento della camera a gas. Fine della storia. Con una piccola nota: le superstizioni stanno prendendo il posto delle idee, dei dibattiti aperti, dei confronti logici, delle valutazioni a oo- chi aperti, del cumulo dei dati della storia, degli ammonimenti della memoria. La triste mattina di morte potrebbe essere un segnale non solo americano, non solo il respiro «cattivo» di un altro Paese. Vengono avanti sempre nuovi gruppi che ci invitano, per una causa o per l'altra, a non tener conto della ragione. Questo, mi spiace dirlo, è il segnale. Furio Colombo Lacrime alla notizia dell'esecuzione, sopra: la camera a gas [FOTOAP]

Luoghi citati: America, California, New York, Sacramento, San Quentin, Washington