CAPRIOLO A PAMPALONI: «ANCHE TU MI TRADISCI?»

CAPRIOLO A PAMPALONI: «ANCHE TU MI TRADISCI?» CAPRIOLO A PAMPALONI: «ANCHE TU MI TRADISCI?» DA qualche tempo noto in buona parte del giornalismo culturale una ricerca dell'«effetto» fine a se I stesso, un diffondersi di tendenze e controtendenze sempre più svincolate da qualsiasi rapporto con la verità dei fatti. Così ora è di moda accomunare un'intera generazione di scrittori, comprendente le personalità artistiche più disparate, sotto la generica etichetta del fallimento, prescindendo dai giudizi che sulle opere di ciascuno sono stati formulati dai critici. Per il semplice fatto che ho trent'anni, quésto fenomeno naturalmente coinvolge anche me, e la potenza della diceria è tale da suggestionare persino un critico autorevole come Geno Pampaloni, il quale fin dall'inizio ha apprezzato il mio lavoro, suscitando in lui la convinzione di essere il mio unico estimatore. Così almeno risulta dall'intervista rilasciata a Claudio Altarocca [Tuttolibri, 797), nella quale Pampaloni riconferma la propria valutazione positiva della mia opera di narratrice, aggiungendo però che a causa di tale valutazione «tutti» gli darebbero «un po' sulla voce». Non so a chi egli alludesse con quel «tutti», dal momento che i miei libri sono stati accolti favorevolmente dalla maggioranza dei critici italiani, e forse le recensioni più elogiative sono state dedicate proprio all'ultimo. Tutto ciò evidentemente non costituisce una garanzia assoluta di valore; costituisce però un dato oggettivo, e mi è parso opportuno ricordarlo in un periodo in cui, negli ambienti letterari, i riferimenti concreti e le argomentazioni razionali vanno sempre più cedendo il posto a un carosello di aggressioni verbali tanto isteriche quanto nebulose, per le quali i libri sembrano rappresentare soltanto un pretesto. Paola Capriolo Theoria e la Bowen Leggo su «Tuttolibri» del 7 marzo la seguente esternazione di Giuliana Pistoso della Essedue di Verona: ((Abbiamo comprato i diritti delle novelle della Bowen. E Theoria ha preso 4 racconti che avevamo già fatto noi. Un atto di pirateria. Ce n'erano altri 170 da scegliere». Quale curatore «interno» del volume Spettri del tempo di guerra, provo a rispondere. Nell'inserire Elizabeth Bowen nella «Biblioteca di letteratura fantastica», Theoria aveva inteso privilegiare l'aspetto sovrannaturale della sua produzione, pubblicando una raccolta organica. Così la scelta cadde su The Demon Lover (1945), raccolta ((forte» di ghost-stories scritte tra il 1941 e il 1944. Non solo: per sottolineare il carattere organico del volume è stata aggiunta la prefazione dell'autrice all'edizione statunitense del 1946. Inutile dire che i diritti furono regolarmente acquistati dai rappresentanti degli eredi. Il fatto che quattro dei dodici racconti che compongono il nostro volume erano stati pubblicati nell'86 da Essedue in una scelta di otto storie (spilluzzicando tra quattro raccolte diverse) non ci era sfuggito: tale scelta è infatti menzionata nel nostro risvolto di copertina. Non mi risulta che la signora Pistoso abbia scritto a Theoria per lamentarsi. Non si capisce comunque come possa pensare di essersi assicurata, .con l'acquisto di otto soli «pezzi», la proprietà di un'ottantina di racconti (e non «170»), bloccando intere raccolte di una scrittrice di altissimo livello. I «piccoli editori» hanno, si sa, vita difficile. Stiamo attenti a non sprecare le nostre energie in risse da cortile. Malcolm Skey Ortesta e Mallarmé Ho letto su Tuttolibri del 7 marzo il mio nome in un documentato elenco di traduttori di Mallarmé seguito, senza alcun segno d'interpunzione ma tra parentesi e con un punto interrogativo, da quello di Fortini. Che cosa potrà aver pensato il lettore? Che, non godendo io di una strepitosa notorietà, l'autrice della recensione abbia così inteso dare corpo ad un sospetto: essere cioè Cosimo Ortesta non una persona fisica bensì nom de piume del Fortini stesso? Io l'ho tradotto e ora mi trovo davanti a questo bel risultato. Cosimo Ortesta

Luoghi citati: Capriolo, Verona