BALLARD : «HO BISOGNO DI DONNE GENTILI»

BALLARD: «HO BISOGNO DI DONNE GENTILI» BALLARD: «HO BISOGNO DI DONNE GENTILI» DSHEPPERTON (Londra) I chi è l'ultimo «Bailaro»? Possibile che il titolo La gentilezza delle donne appartenga all'autore di Crash, La mostra delle atrocità e Vento dal nulla? Il più coraggioso sperimentatore dell'immaginazione, lo scrittore non-solo-di-Fantascienza che spediva ai confini della realtà con la fiction protagonisti psicopatici e lettori stregati, lui, James Graham Ballarci, alle prese con pannolini, corsi di medicina, amore, sesso, dolore e figli, gioie e problemi normali? E' così: ora c'è un Sergej Krikalev ostaggio del cosmo, a riscrivere con la carne un vecchio racconto di Ballard, il romanziere può occuparsi della vita; la propria. Se con il celebre L'impero del sole (filmato da Spielberg) Ballard aveva «fatto saltare il tappo di una bottiglia invecchiata cinquantanni» (è Ballard a suggerire - goloso - la metafora vinicola), con La gentilezza delle donne (Rizzoli, traduzione di Andrea Terzi, pp. 342, L. 30.000) ha «versato tutto il contenuto». E con esso il secondo, doloroso, segreto. Nell'Impero del sole ( 1984), lo scrittore ora sessantunenne aveva rivelato il più antico big-bang della propria fanta¬ sia. I tre anni trascorsi - adolescente - nel campo profughi di Shanghai, dove Ballard era nato. La violenza dei giapponesi, il loro abbagliante eroismo, l'esotismo contaminato e morboso della vita nel campo di Lunghua. «Ma questo non sarebbe bastato a farmi scrivere i miei romanzi», commenta ora Ballard dalla sua tranquilla villetta vicino agli studi cinematografici di Shepperton, a mezz'ora da Londra. «A farmi rivivere intensamente la violenza conosciuta in Cina, è stata la crudelissima morte di mia moglie, per un banale incidente, in Spagna, nel 1964. Questa morte, che mi lasciava con tre figli piccoli, mi apparve amplificata dalla filosofia dominante quel decennio. L'umanità sembrava correre sparpagliata verso la morte, nel segno di Kennedy, Marilyn Monroe, del Vietnam». Come scrive nella Gentilezza delle donne, «il panorama dei mass media degli Anni Sessanta era un laboratorio specificatamente inteso a guarirmi da tutte le mie ossessioni. (...) La rinuncia ai sentimenti e alle emozioni, la morte degli affetti presiedevano, come un sole mostruoso, sullo scenario di quel sinistro decennio...». E il nuovo romanzo autobiografico, nato con Jim durante la guerra in Cina, si precipita verso gli Anni Sessanta. Vi approda dopo due anni di medicina a Cambridge, l'arruolamento nella R.A.F. e i voli sopra il nulla gelato del Canada estremo, il matrimonio, i primi racconti bizzarri. A Londra Ballard scopre un mondo che lo costringerà a sfruttare le sue intime riserve d'orrore e ossessione per scivere libri estremi. «Si viveva come in un immenso romanzo. Ognuno creava la mitologia che più gli serviva». Ma soltanto lei ha scritto un libro come La mostra delle atrocità (che Rizzoli ha tradotto nella collana Mistral)... «Il mio vantaggio - se così si può dire - era il fatto di avere un'immaginazione di tipo surrealista. Capivo meglio di altri cosa succedeva. E' negli Anni Sessanta che si spegne il predominio del realismo in letteratura. E' il decennio di Pynchon, Vonnegut, Burroughs. E mio. Un esempio: nella Mostra delle atrocità c'è un capitolo intitolato Ecco perché voglio fottere Reagan. Nel 1967 chi altri si azzardava a pensare che uno come Reagan potesse diventare presidente degli Stati Uniti?». Jim - il nome del protagonista - esce negli Anni Sessanta come un naufrago dalla tempesta; un sopravvissuto. E Ballard rischiò davvero di essere divorato dai propri sogni ossessivi. Come quello per gli incidenti stradali, maturato fino a diventare i romanzi Crash e The concrete island. Degenerato in un happening brutale organizzato dallo scrittore in una galleria londinese. Consisteva nel mostrare carcasse di automobili distrutte, tra cui si muovevano ragazze seminude. In un'inversione sempre più completa tra fiction e realtà: Ballard stesso rischiò la vita in incidenti quasi premeditati. Spinto verso la morte da quella forza attrattiva che aveva visto al lavoro sui giovani piloti giapponesi del '45. A salvarlo è stata, dolce e diversa, la «gentilezza delle donne». La moglie, poi le amiche, vecchie conoscenze del campo di Lunghua, allucinate, razionali, sexy, comprensive. E l'umanissimo fascino di questo romanzo, scritto in stato di grazia, è nell'aver saputo descrivere il collettivo abbraccio femminile in cui si scioglie la quarantennale corsa di un uomo verso la catastrofe. Amore, affetto o sesso che hanno trasformato il kamikaze in un grande creatore. Riscaldato dai mille soli interiori che hanno preso il posto della bianca luce di Nagasaki, James Ballard non sa ancora se tornerà a inventare mondi o rimarrà tra gli uomini. Michele Neri