Delitti della collina un orologio «parla» di Angelo Conti

Delitti della collina un orologio «parla» Gli assassini hanno lasciato una traccia Delitti della collina un orologio «parla» Un orologio inchioda gli assassini della collina. E' quello di Paolo Taricco, ucciso probabilmente il 2 aprile scorso in una cascina di frazione Tetti Rosa, a Castiglione Torinese. Prima di nasconderne il corpo in cantina, qualcuno si è preoccupato di spostare indietro il datario del suo orologio al 25 marzo. Un gesto in apparenza incomprensibile, a cui gli inquirenti starebbero per dare una spiegazione. Probabilmente chi ha ucciso aveva un interesse particolare a far credere che il delitto era stato commesso alcuni giorni prima. E viveva nell'illusione che (come era successo con lo Schena) al ritrovamento del cadavere non si riuscisse a stabilire, in altro modo, la data esatta della morte. Al Nucleo operativo dei carabinieri ed in Procura le bocche sono cucite, ma l'ottimismo si coglie netto. Sarebbero state decisive prima la deposizione di un testimone, che ha offerto elementi importanti per definire il movente, ed ora la serie di considerazioni sull'orologio della vittima. Sul testimone non si sa nulla: la consegna del silenzio è ferrea perché la morte di Paolo Taricco appare sempre più un delitto compiuto per «mettere a tacere» una persona che doveva conoscere perfettamente i meccanismi dell'uccisione - verso Natale-di Alfredo Schena, 65 anni, un uomo stanco della vita cittadina, che si era ritirato in colli- na, per vivere fra la natura, qualche gallina, e pochissimi altri interessi. Una esistenza particolarmente tranquilla, intervallata solo da qualche viaggio a Milano e da qualche puntata a Torino, in compagnia dell'amico Paolo Taricco. Schena aveva qualche affare misterioso (si è parlato di recupero credito, ma la traccia si è poi rivelata sterile) ed anche qualche nuova amicizia con un gruppo di giovani torinesi. Due di questi, Tony e Massimo Impagnatiello, erano stati arrestati il giorno dopo il ritrovamento del cadavere, e poi scarcerati dal Tribunale della Libertà il 31 marzo, per la caduta di alcuni indizi. I due fratelli sono stati utili ai carabinieri nella rico¬ struzione del rapporto fra lo Schena ed il Taricco, che conoscevano bene: «Erano buoni amici - hanno raccontato - da oltre due anni. C'era stata subito un'ottima intesa. No, non sappiamo se avessero amici in comune, anche se venivano qualche volta insieme a Torino». Dove? Pare a ballare, in un locale piuttosto popolare della zona Ovest della città. Ma lì è difficile trovare chi si ricorda di loro. Come si sono dipanate le indagini? Dopo il ritrovamento del cadavere di Taricco, i carabinieri hanno imboccato una strada precisa: «Quei due delitti sono opera della stessa mano» ha ammesso il capitano Fabrizio Poivani. E si è lavorato su questa ipotesi. La difficoltà maggiore è stata quella di ricostruire l'ambito di amicizie che circondava le due vittime. Per fare questo è stato necessario sentire molte volte i tre fratelli Impagnatiello, ed anche la loro madre, che aveva frequentato la cascina di Taricco. Da quegli interrogatori è uscita probabilmente la strada per arrivare ad altri testi, poi da loro ad una nuova dimensione del duplice delitto. Sinora sterile, invece, è la pista della pistola che ha esploso i colpi mortali, sia per Schena sia per Taricco: si sarebbe trattato, entrambe le volte, di un revolver cai. 22. In nessuna delle due cascine sono stati ritrovati bossoli. Angelo Conti Il cadavere di Paolo Taricco è stato ritrovato nascosto in cantina Un testimone ha fornito elementi importanti sul movente del delitto di Castiglione e ora gli inquirenti sono ottimisti dopo aver trovato una traccia lasciata dai killer Paolo Taricco ucciso con una cai. 22

Luoghi citati: Castiglione Torinese, Milano, Torino