Quel Picasso da ballare di Sergio Trombetta

Quel Picasso da ballare Un omaggio dell'Opera di Parigi a un'epoca d'oro della danza Quel Picasso da ballare E Coco Chanelfirmava i costumi PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Che cosa proponeva Coco Chanel per l'estate del 1924? Costumi a canottiera. Blu madonna per signori, beige e marrone, con calottine marrone, per signore. Sono i costumi di «Le Train Bleu» mitico balletto del 1924 su musica di Milhaud, libretto di Jean Cocteau, coreografia di Bronislava Nijinska. Per i costumi di quella nuova avventura dei Ballets Russes Sergej Diaghilev si era rivolto alla sua amica Coco, la quale non aveva fatto altro che prendere i figurini della sua collezione ed adattarli ai danzatori. Per il sipario di scena invece Diaghilev aveva chiesto aiuto a Picasso che già aveva collaborato con i Ballets Russes nel 1914 per «Parade» e per «Il cappello a tre punte» nel 1919. Molto indaffarato in quei giorni Picasso regalò a Diaghilev «La course», celebre quadro che rappresenta due formose creature femminili in corsa lungo il mare, e di cui aveva curato la trasformazione in gigantesco affresco per il Théàtre des Champs Elysées dove «Le Train Bleu» andò in scena nel 1924. A quasi 70 anni di distanza eccoli dì nuovo quei costumi e quel sipario. Stavolta all'Opera di Parigi, nello storico Palais Garnier, che appunto con «Le Train Bleu», con «Il Cappello a tre punte» e con «Le Rendez-vous» ha voluto, nelle settimane scorse, rendere omaggio al più francese dei pittori spagnoli in una serata intitolata «Picasso e la danza». E per l'occasione la compagnia dell'Opera, guidata da Patrick Dupond, ha dimostrato di essere all'altezza di qualsiasi compito, interpretando alla perfezione i tre diversissimi stili previsti. «Le Train bleu» è un balletto mito, molto snob, coreografato dalla Nijinska e mai più ripreso alla cui ricostruzione è stato chiamato lo specialista americano Franck Ries. Il treno del titolo nel balletto non compare: era il lussuosissimo convoglio che portava il bel mondo parigino sulle spiagge della Costa Azzurra. E qui, fra cabine di gusto cubista e un mare che soltanto si intuisce, si scatenano le schermaglie amorose fra Beau Gosse (il bello della spiaggia, ruolo molto acrobatico che fu di Anton Dolin e qui è splendidamente interpretato dal giovane Nicholas Le Riche) e Perlouse, qui Elisabeth Maurin. Di contorno il giocatore di golf, e la campionessa di tennis, ruolo molto androgino (la Navratilova non ha inventato nulla) ispirato alla famosa campionessa di allora Suzanne Lenglen e che la Nijinska volle per sé alla prima del '24. La coreografia dispiega una danza elegantissima, che mescola le pose snob delle bagnanti dell'epoca a uno stile ancora ispirato al gusto acrobatico dei coreografi costruttivisti sovietici che Nijinska conosceva. Tutt'altra storia per «Le Rendez-vous», balletto del 1945 di Roland Petit, al quale Picasso collaborò anche qui con il sipario di scena tratto dal quadro «Bougeoir et masque», un livido dipinto che bene introduce al clima lugubre del brano. «Le Rendez-vous» infatti (libretto di Jacques Prévert, musica di Joseph Kosma) è una ulteriore variazione di gusto esistenzialista sul tema di amore e morte, tanto cara al Roland Petit di quegli anni: basti pensare a «Le jeune homme et la mort» o a «Carmen». Un giovane incontra un assassino ma riesce a sfuggirgli dicendo di avere un appuntamento con la ragazza più bella del mondo. Ma questa, dopo un passo a due che è un concentrato di erotismo virato al nero, lo ucciderà con un colpo di rasoio. Il tutto danzato sulle note nostalgiche di «Les feuilles mortes». Paesaggi grigi e notturni di periferia, balli di povera gente, sopraelevate della ferrovia. E poi il folgorante incontro fra il giovane e la morte, per il quale il direttore Dupond ha messo in scena due straordinarie stelle: Marie Claude Pietragalla e Kader Belarbi. Lui bel tenebroso, ma ingenuo e predestinato; lei al top della sensualità nel busto modellato da una maglia nera, nelle gambe inguauiate in calze fumé, nel caschetto nero alla Louise Brooks. Una coppia mdimentic abile. Per chiudere festa spagnola con un capolavoro del 1919: «Il cappello a tre punte», musica di De Falla, coreografia di Leonide Massino e per il quale Picasso non si limitò a disegnare il sipario, ma anche le scene e soprattutto i gustosissimi costumi, che ricreano una Spagna settecentesca, ma filtrata attraverso lo stile cubista al quale in quei tempi Picasso era ancora legato. Un balletto dove la coreografia, raffinata, delicata, ammiccante, tutta intrisa di folklore spagnolo, vive grazie alla bravura degli interpreti. E qui c'erano Dupond e Monique Loudières nel ruolo dei due mugnai e il grande Cyrill Atanassof, nella parte comica del Corregidor. Sergio Trombetta Patrick Dupond e Monique Loudières sono i protagonisti de «Il cappello a tre punte» le cui scene e costumi furono disegnati nel 1919 da Picasso

Luoghi citati: Parigi, Spagna