I peccatori di Famiglia Cristiana

I peccatori di Famiglia Cristiana l'Italia segreta si racconta al settimanale: un'antologia di lettere con le risposte del padre-direttore I peccatori di Famiglia Cristiana Piccolo mondo di tentazioni e turbamenti r\ IUALE grandiosa e in11 quietante galleria di 11 «peccati» e di «tentazio11 ni» degli italiani vien fuoAZJ ri dalle lettere che i lettoV ri mandano a Famiglia cristiana] Il bacio, la verginità, il fidanzamento (cosa può pretendere lui, cosa può concedere lei), il matrimonio (i diritti di un coniuge sull'altro), le ragazze madri, la frigidità e l'impotenza e i loro surrogati, l'aborto, l'adulterio, la masturbazione, il ballo, l'omosessualità, il suicidioSi dirà: ma il bacio e il ballo non sono peccati. Errore: a giudicare dalla quantità di ragazzine isteriche e insonni per il primo bacio, dato strappato o rifiutato, o per il primo ballo in discoteca (ci vuole la discoteca, è il locale che stabilisce la colpa), sono anzi fra i peccati più tormentosi. «Erano», dirà qualcuno. Altro errore: perché questo è il mondo, la vita, la morale della maggioranza silenziosa, che si affaccia così poco alla cronaca, che legge libri e giornali, vede film e guarda spettacoli televisivi distinti e separati dal resto della popolazione. Certo anche la maggioranza cambia. Ma lentamente, e attraverso crisi che toccano livelli di sofferenza altissimi. E quasi sempre segreti. La poderosa raccolta di lettere a Famiglia Cristiana che appare adesso {La parrocchia di carta, sottotitolo: Le lettere a don Giuseppe Zilli, direttore di Famiglia Cristiana, negli anni che han cambiato l'Italia: 1969-1980, Edizioni Paoline) porta alla luce in quantità questi segreti. Un'Italia sconosciuta si svela. E com'è? La prima impressione che dà è la piccolezza. E' piccola nel senso che vive in un raggio di due metri: l'individuo, il sesso, ragazzo-ragazza, fidanzato-fidanzata, marito-moglie, figli. Più in là, deserto. Non c'è Stato, comunità, esercito, partiti, governo. Non ci sono tasse, evasione, scioperi, serrate, inquinamento, furti, sfruttamento, omicidi. C'è l'immenso brulichio dei peccati sessuali, anzi del sesso che resta quando si è abolito il sesso: in un mondo in cui non c'è perversione, violenza sessuale, tradimento (se non in sporadici casi), che sesso resta? Resta il bacio, il ballo, la carezza, il toccamente, la perdita della verginità, l'insoddisfazione matrimoniale, la rassegnazione, l'Ogino-Knaus, la masturbazione, il sesso delle suore e dei preti. Questa porzione di mondo Giuseppe Zilli la sottopone a un potente ingrandimento, dilatandola fino a occupare tutto il mondo. Il suo scopo è duplice: spegnere il fuoco che arde, suscitare il fuoco sopito. Dove c'è tormento, lui consola. Dove c'è indifferenza, lui frusta. Il bacio per una bambina: «Mi ha dato un bacio... Non so più cosa fare». Consolazione: «Se ogni bacio si portasse dietro un carro attrezzi per mettere su casa, ci sarebbe abbondanza di alloggi» (era l'Italia della crisi edilizia). Però: «Eh no, baciarsi e non baciarsi non è proprio la stessa cosa... E' diverso, si dice, "baciarsi davanti a mamma o al chiaro di luna", scambiarsi baci chilometrici o baci svelti, fuggitivi, simpaticamente amichevoli. Ma la verità sta nel fondo, perché si bacia?». E dunque? Enigma: «Se Renata vuole un consiglio, non posso darle che questo: non baci e non si lasci baciare più di quanto spera, non speri più di quanto ama». Come si sarà comportata, dopo questo responso cumano, l'angosciata fanciulla? Non più chiaramente dello sventuato Giovanni che pose la medesima questione: «Quali sono i tipi di baci che si possono dare un ragazzo e una ragazza?», avendo come risposta queste foglie nel vento: «Quelli con la coda mozza. Che non si trascinano dietro niente». Ma i maschi che scrivono al padre reverendo sono relativamente pochi. Le scriventi sono essenzialmente donne, tutte parimenti ingenue. Come la siglata B.M.P. che domanda, nella più totale disperazione, se può baciare, «magari anche sulla bocca», rimanendo «nello stesso tempo sicura al cento per cento di non restare incinta»: «Per carità - risponde il padre -, guardati dal baciarlo, con la testa che hai ti può davvero capitare qualunque cosa». Era il 1971. Non tutti i giovani erano così, siamo sinceri. Francesco: «Io e la mia fidanzata facciamo quasi tutto, ma non arriviamo mai fino in fondo. E' un peccato ridotto?». Eh no: «E' un peccato intero col meccanismo ridotto». La soluzione verso la quale precipitava la morale sessuale cattolica del¬ l'epoca era quella del desiderio rinviato, in attesa del matrimonio. Nel matrimonio tutto era lecito, spiare, ispezionare, giocare, sperimentare. Nell'attesa, nulla. Ida, fidanzata: «Cosa posso concedere io a questo ragazzo al quale vengono le lacrime agli occhi, ogni qualvolta gli impongo di "battere la ritirata"?». La risposta è introdotta dalla non-assoluzione: «Se il tuo ragazzo piange, tu certo non ridi». Prese in mano così, ai primi risvegli sessuali, le coscienze dei giovani vengono accompagnate al matrimonio, alla luna di miele, alle gravidanze, agli aborti, all'invecchiamento. La crisi di abbondanza del desiderio sessuale in età pre-matrimoniale si rovescia nella crisi di stanchezza dopo vent'anni di matrimonio. Un marito: «Gli anni son passati e lei non è più né giovane né piacente (lui sì, evidentemente). E allora ecco sorgere in me il desiderio di avere vicino una persona giovane nell'aspetto e nello spirito». Il reverendo: «Dopo una lunga corsa i cavalli si stancano, ma non per questo si uccidono. Ci si contenta». Il marito della bella-repressa: «Nei nostri rapporti intimi l'iniziativa è sempre partita da me e mai da lei... Non mi dica che queste situazioni si risolvono parlando con chiarezza, perché io ci ho provato, e per tutta risposta ha avuto soltanto l'avvampare del volto, la tenerezza struggente e sfuggente dallo sguardo e un sorriso tanto "triste"...». Beh, cosa vuole di più? «Di fronte alle sue vampate pudiche, accompagnate da una docilità e fedeltà senza limiti, un uomo può anche contentarsi». Se poi le cose vanno bene nella nostra vita, si spia nella vita dei figli: «Siamo due genitori anziani, 63 e 52 anni, e abbiamo un unico figlio di 15 anni che adoriamo. Lo colmiamo di attenzio- ni e facciamo di tutto perché cresca con principi sani e religiosi. Ultimamente, però, mia moglie sospettava che si masturbasse, e ieri ne ha avuta la certezza. Padre, ha provato un tale sgomento che quasi urlava, ma poi si è trattenuta e ha pianto tutte le sue lacrime». Calma, raccomanda il reverendo, e in ogni caso niente drammi col ragazzo: basta rimetterlo nelle mani di un sacerdote amico. Il consiglio di non dire mai all'interessato quel che si sa, vale anche e soprattutto per gli adultèri: «Mio marito mi ha perdonata, io gli ho confessato tutto con grande sincerità, ma ora non sopporto la sua sofferenza. Perché lo vedesse come soffre e io ho tanta paura che si ammali per colpa mia». Troppo tardi: «E' soprattutto prerogativa delle donne, quando sbagliano, essere anche stupide. Non è il caso di raccontare ai mariti le cose che li offendono profondamente». La sanità è del paese, la corruzione è della città. E' certamente un paese l'ambiente della seguente scenetta: «Vorrei sapere che cosa pensa di una signorina colta, educata, gentile, che ogni sera si reca alle funzioni accompagnata da un cane, altrettanto educato, al quale, al momento della benedizione, prende la zampetta e fa fare il segno di croce...» (risposta: «Penso che è assai triste che un cane riesca a fare quel che molti cristiani non sanno fare»). I grandi fatti della società, della politica e della cultura vengono toccati ed esaminati quando si abbassano al livello di questa cultura popolare. Sulla morte di Pasolini, quattro ragazze firmano insieme la stessa lettera: «Stampa e televisione ne esaltano l'intelligenza, la cultura, i tanti doni personali. Allora non ha più valore la macina al collo e il profondo del mare per gli scandalosi?», e un lettore di Vicenza: «Ho visto alla televisione G7, con quella brutta storia... Non ho dormito tutta la notte...», e una madre: «Un cervellone, dicono, un uomo superiore. Ma che superiore! Diciamo pane al pane: la società deve difendersi da simili figuri». La risposta, feroce e definitiva come un colpo di pistola: «Pasolini era un uomo che aveva fatto tutto il possibile per morire come è morto... Se mi è consentito parlare per immagini, direi che Pasolini aveva in corpo un Satanasso che lo aiutava, per un verso, attraverso le sue qualità non comuni, ad avere grandi successi, e per un altro verso faceva tutto il possibile per "perderlo", esasperando il suo "vizio"... Il ragazzo che l'ha ucciso è sicuramente, direi infinitamente, più innocente di lui». Leggere il libro così, come repertorio di peccati, è inevitabile, e non potevamo non farlo. Ma il libro è molto di più: in realtà è un manuale pratico di repressione, in cui la lettera è sempre finalizzata alla risposta: è la risposta che conta, la lettera non è che un pretesto. Per contenere tutto, e non scartare nulla, il reverendo deve pur avere una sua grandezza. E ce l'ha infatti, bisogna dargliene atto. A una ragazza incinta che minaccia di abortire risponde brusco: «Lo faccia questo bambino, e me lo porti qui». Questa morale non ha gestito cinque-sei milioni di lettori. Ma l'Italia. Ferdinando Camon «Se lo bacio in bocca resterò incinta?». «Per carità, non farlo». «Nostro figlio si masturba». «Mandatelo da un sacerdote» «Colloqui col padre», la pagina delle lettere di «Famiglia cristiana» oggi a ti ri* «Se lo bacio in bocca ncsgbtsptccbsnctmf Nei «Colloqui col padre» si presenta l'antologia delle lettere a don Zilli (in alto, in una foto del 74)

Persone citate: Ferdinando Camon, Giuseppe Zilli, Knaus, Pasolini, Zilli

Luoghi citati: Italia, Vicenza