Operazione Ragno sulle rive del Don

Operazione Ragno sulle rive del Don Agosto 71: al supermercato di Novocerkassk uno 007 inietta un veleno allo scrittore Operazione Ragno sulle rive del Don Così Solzenicyn scampò ai killer del Kgb ATTENTATO AL DISSIDENTE PIÙ' FAMOSO DELL'URSS SE mi dichiarassero ucciso, o deceduto improvvisamente e misteriosamente, potete ritenere senza errori, al 100%, che sono stato ucciso direttamente, o con il consenso del Kgb». Queste parole furono pronunciate dal premio Nobel Alexander Solzenicyn il 23 agosto 1973, in un'intervista concessa alla Associated Press e a Le Monde, due anni dopo il tentativo di eliminarlo intrapreso dal Kgb. Lo stesso Solzenicyn, tuttavia, è venuto a sapere di questa azione solo dopo 19 anni. Il muro di silenzio attorno all'attentato contro Solzenicyn è stato abbattuto dal tenente colonnello del Kgb Boris Ivanov, ora in pensione, che ci ha concesso di utilizzare le sue memorie sulla partecipazione all'operazione segreta intentata l'otto agosto 1971 dalla Sicurezza di Stato sovietica a Novocerkassk, nella regione di Rostov sul Don (Russia meridionale). Secondo questo documento, Boris Ivanov, all'epoca dirigente di uno dei dipartimenti del Quinto direttorato (ideologico) del Kgb per la regione di Rostov, fu inaspettatamente incaricato di accompagnare un alto ufficiale della Sicurezza, giunto da Mosca appositamente per l'eliminazione di Solzenicyn. Poco prima, Solzenicyn era partito da Mosca in macchina con un amico, per visitare i luoghi della sua giovinezza e raccogliere materiale per un futuro libro. Fino a Kamensk, una cittadina di provincia, la sua automobile fu seguita dagli agenti del servizio di pedinamento del Kgb centrale. Ma nella notte tra il sette e l'otto agosto, quando lo scrittore si fermò a pernottare in un bosco, questi furono sostituiti dai pedinatori del Kgb della regione di Rostov. Il giorno dopo, con l'arrivo di Solzenicyn a Novocerkassk, il controllo fu rafforzato. In una delle automobili che seguivano dappertutto lo scrittore, si .trovavano lo stesso Boris Ivanov, e l'ufficiale che dirigeva l'opera zione. Finalmente, Solzenicyn e il suo compagno entrarono in un grande magazzino al centro della città. Il dirigente dell'operazione diede l'ordine di seguirli. In quel momento Ivanov notò un uomo basso, con i capelli tagliati corti, che aveva già visto il giorno prima, nel ristorante dell'albergo dove si era fermato l'ufficiale moscovita (il «capo»). Ecco come Ivanov descrive gli avvenimenti di quel giorno: «Lo "sconosciuto" si appiccicò letteralmente al "soggetto" (Solzenicyn), che faceva la coda nel reparto dolciumi, mentre il "capo" lo copriva. Tutti e due, uno a fianco dell'altro, facevano finta di guardare il bancone. Lo "sconosciuto" iniziò a manipolare attorno al "soggetto". Cosa facesse concretamente, non riuscii a vedere, ma ricordo bene il movimento delle mani, e un certo oggetto che teneva in una di esse. In ogni caso accanto a me, nel centro di Novocerkassk, stava accadendo qualcosa di strano. Tutta l'operazione durò due-tre minuti. Lo "sconosciuto" uscì dal negozio, il "capo" cambiò espressione, sorrise, diede uno sguardo alla sala, e vedendomi fece un cenno, per poi avviarsi verso l'uscita. Io lo seguii. Una volta in strada, il "capo" disse piano, ma con fermezza: "Basta, è finita, ora non camperà a lungo"». Il racconto di Ivanov sembrava talmente fantastico che io, appena lettolo, mandai un fax a Cavendish, nel Vermont (Usa), dove Alexander Solzenicyn vive con la sua famiglia. La risposta dello scrittore arrivò il giorno dopo: «Le sue informazioni mi sono sembrate estremamente interessanti. Esse spiegano finalmente ciò che all'epoca non potevo capire, la provenienza di quel guaio improvviso». La testimonianza dello scrittore non solo confermava i particolari del racconto di Ivanov, ma forniva il pezzo mancante alla sua storia: la misteriosa malattia che seguì all'attentato (vedi pezzo in pagina, ndr). Nikolaj Zhukov era uno dei dottori che curarono lo scrittore. Quest'uomo anziano, che lavora ancora in una clinica moscovita, conservò per fortuna il diario in cui, giorno dopo giorno, descrisse molto dettagliatamente il decorso della strana malattia di Solzenicyn. E' del tutto naturale che il dottor Zhukov non potè neanche immaginare la vera causa della malat- tia. Così, nell'autunno del 1971, fece una diagnosi abbastanza confusa: «Allergia diffusa, complicata da un'infezione streptostafilococchica». D'altra parte, già allora c'erano alcuni che dubitavano della correttezza della diagnosi di Zhukov. Ecco cosa scrive in proposito la cantante. Galina Vishnevskaja, che durante la malattia ospitò Solzenicyn nella sua dacia: «Ciò che allora gli accadde resta per me un mistero. Le gambe e tutto il corpo erano coperti di enormi bolle, come dopo una terribile ustione. Non era stato al sole, e durante il viaggio era uscito solo poche volte dalla macchina, per mangiare in qualche men¬ sa... E se gli avessero messo qualcosa nel cibo? Chiedevamo al dottore che cosa gli fosse capitato, e quello rispondeva che sembrava una forte allergia. Ma io non potevo nemmeno immaginare che esistesse una tale allergia». Basandosi sugli appunti quotidiani del dottor Zhukov, ho descritto con precisione il decorso della malattia di Solzenicyn, e ho inviato una richiesta di chiarimenti formale al Centro di cura degli avvelenamenti gravi della Repubblica russa. Alla mia richiesta ha risposto il professor Evghenij Luzhnikov, uno dei più grandi specialisti di veleni: «Sulla base della sua de¬ scrizione della malattia patita da A.I. Solzenicyn nel 1971, affermo che tali sintomi sono caratteristici per l'avvelenamento della pelle causato da ricinina, un veleno estratto dalla canapa turca». Non ci è voluto molto per sapere che la ricinina viene usata da decenni da diversi servizi segreti a scopi terroristici. Harvey McGeorge, in un articolo pubblicato nel 1986 dalla rivista Nbs Degence and Technology Int., scrive: «E' noto che il ricino può essere usato a scopi terroristici. Sono famosi i casi di due cittadini bulgari in Gran Bretagna, e di un agente della Cia negli Usa, tutti uccisi con una puntura d'ombrello, grazie a cui sottopelle veniva iniettata una microscopica sfera con la tossina». In conversazioni confidenziali con ex agenti del Kgb, sono riuscito a sapere che molti di loro almeno una volta, negli anni in cui erano in servizio presso la Sicurezza di Stato sovietica, avevano fatto uso dei cosiddetti «mezzi speciali». L'ex responsabile dei servizi sovietici in Danimarca, Mikhajl Ljubimov, racconta che durante uno dei suoi viaggi in Gran Bretagna il Kgb gli fece avere uno «scioglilingua»: un preparato narcotico che avrebbe permesso di sciogliere la lingua a un importante interlocutore. Anche Jaroslav Karpovich, ufficiale in pensione del Quinto direttorato (ideologico) del Kgb della regione di Mosca, ricorda lo «scioglilingua». In entrambi i casi, il narcotico non diede l'effetto voluto, ma secondo Karpovich, gli specialisti del laboratorio affermarono di potere non solo preparare una sostanza più potente, ma anche, in caso di necessità, una che nessuna perizia medica avrebbe potuto riconoscere. Recentemente il settimanale moscovita Argumenty i fakty ha confermato le voci sull'esistenza presso il Kgb del Laboratorio numero 12, incaricato della produzione di sostanze narcotiche e veleni. E' probabile che la ricinina destinata a Solzenicyn sia stata prodotta da questo laboratorio. Stando alle informazioni da noi raccolte, il tenente colonnello in pensione Boris Ivanov fu davvero testimone involontario dell'operazione super-segreta intentata dal Kgb per eliminare fisicamente Solzenicyn. Il suo lungo silenzio si può spiegare con il timore di dover pagare le sue rivelazioni non solo in termini di carriera, ma anche con la propria vita. Fino al colpo di Stato dell'agosto scorso, infatti, il Kgb aveva ancora un potere illimitato, e liquidava spietatamente i propri nemici. Ma chi ideò, chi organizzò l'attentato? E' noto che la campagna contro Solzenicyn venne lanciata dal Comitato centrale del pcus. L'iniziativa, probabilmente, fu di Mikhail Suslov, all'epoca massimo ideologo del partito comunista. Quanto alla realizzazione pratica delle indicazioni del pcus, di essa fu incaricato Jurj Andropov (allora capo del Kgb, in seguito segretario generale del partito). Secondo le istruzioni interne della Sicurezza di Stato, infatti, solo il presidente del Kgb poteva autorizzare l'uso di «mezzi speciali». Firmando l'autorizzazione a usare il veleno, fu proprio Andropov a decretare la condanna a morte di Solzenicyn. Tutta l'operazione fu pianificata dal Quinto-direttorato del Kgb, quello «ideologico», all'interno del quale esisteva all'epoca un gruppo speciale che si occupava di Solzenicyn. «Tra gli altri, il gruppo aveva il compito di impedire le pubblicazioni dello scrittore nelle edizioni ufficiali e no», scrive Ivanov. Il Quinto direttorato era guidato dal general-maggiore Filipp Babkov, che non poteva non essere a conoscenza dell'operazione. Tuttavia Babkov, come molti altri attori di questa storia, mantiene un tenace silenzio. Ho tentato di ottenere qualche nuova testimonianza documentale dell'attentato a Solzenicyn, ma alla mia richiesta formale il.ministero della Sicurezì za statale della Federazione russa ha risposto così: «Dopo aver attentamente esaminato la sua richiesta circa l'uso di mezzi speciali da parte del Kgb nei confronti di A.I. Solzenicyn, le comunico che il ministero non possiede alcuna informazione in proposito». E tuttavia almeno un documento sono riuscito ad averlo. Si tratta dell'atto di distruzione dei 105 tomi dell'incartamento operativo riguardante lo scrittore Solzenicyn, datato 3 luglio 1990. Eccone il testo: «Io, investigatore capo... (il nome è stato omesso dalla copia da me ottenuta, ndr), avendo esaminato i materiali di analisi operativa sul "Ragno" N14271, Solzenicyn Alexander Isaevich, ho ritenuto che attualmente la selezione di materiali operativi, così come i materiali ad essa allegati, relativi al trattamento operativo del "Ragno" (arch. N33518) e l'incartamento d'archivio PF 11375, hanno perso attualità e non hanno valore operativo, né storico. Delibera: bruciare gli incartamenti. Cancellare il "Ragno" dallo schedario operativo del Kgb dell'Urss». Gli incartamenti furono bruciati il 3 luglio 1990 in un forno speciale, nell'edificio del Kgb situato sulla piazza Lubjanka di Mosca. E' difficile che la distruzione sia stata eseguita senza l'autorizzazione dell'allora capo del Kgb Vladimir Krjuchkov (attualmente detenuto sotto l'accusa di aver organizzato il golpe d'agosto). E questi, a sua volta, non può non essersi consultato con il Presidente Gorbaciov. Dmitrij Likhanov Copyright «Sovershenno Sekretno» e per l'Italia «La Stampa» r »»HP H«™P»0HO KysR ,t. ojt(Wl0 ytp„ „ Jurj Andropov e Michail Suslov (foto piccole)