Credito di Ferrara parte la grande asta

Credito di Ferrara parte la grande asta i commissari Fedit chiedono Pok del giudice Credito di Ferrara parte la grande asta ROMA. Venerdì 17 è un giorno che ritorna nella storia di Federconsorzi. Il commissariamento scattò venerdì 17 maggio e ieri (altro venerdì 17) è partita l'istanza urgente per l'immediata autorizzazione a raccogliere offerte d'acquisto per il Credito agrario di Ferrara (di cui la Fedit controlla il 77,92% direttamente eT11,23% attraverso l'assicurazione Fata) presentata da Gambino, Cigliana e Locatelli al commissario giudiziale, Picardi, appena ricevuto il parere favorevole (e un precedente sollecito) della Banca d'Italia. Questa volta dunque il «giorno nero» per eccellenza non sembra aver voluto infierire su Federconsorzi: con in tasca l'offerta d'acquisto proveniente dalla Banca agricola mantovana e almeno una decina di «manifestazioni di interesse», i commissari della Fedit si sono decisi a chiedere al tribunale di vendere subito la Banca di credito agrario di Ferrara. Come viene valutata l'offerta fatta dalla Banca agricola mantovana, che tra l'altro è valida solo fino al 7 di maggio? «L'iniziativa - ha detto Giorgio Cigliarla - ha solo lo scopo di convincere il tribunale ad autorizzare la vendita, visto che, anche alla luce della lettera di Bankitalia, si è ormai formata la consapevolezza dell'estrema urgenza di vendere la nostra partecipazione. E' però molto difficile che il tribunale possa fare in tempo ad autorizzare la vendita entro il termine posto dalla banca mantovana». E l'offerta? «E riferita al 100% del capitale - si è limitato a chiarire Cigliana - ed è in linea con le nostre stime». Questo potrebbe voler dire che si parla di una cifra, stimata dal commissario giudiziale, compresa tra i 107,9 e i 131,9 miliardi. Però, stando alle cifre che si fanno negli ambienti giudiziari, il «prezzo» della partecipazione Fedit nella banca ferrarese potrebbe essere di 160 miliardi. Se il commissario non si sbilancia sulle cifre, ancora più ermetica è la Banca agricola mantovana (una popolare che conta più di 20 mila soci e nel cui consiglio di amministrazione figura anche Steno Marcegaglia) che, per ora, non ha neppure confermato ufficialmente l'offerta. A parte l'avance, ufficializzata o no, della «Mantovana» ci sono almeno una decina di proposte, tra cui quella della Cassa di risparmio di Ferrara che, a luglio, aveva detto di essere disposta ad offrire 90 miliardi per la quota Fedit nel Credito di Ferrara (l'operazione avrebbe potuto avvenire in «cordata» con la Cassa di risparmio di Ve¬ nezia e la Cariplo). Ma, fra i grossi nomi del sistema bancario, anche il San Paolo di Torino e il Banco di Santo Spirito si erano fatti avanti. A questo punto, comunque, la parola sulla cessione del Credito agrario di Ferrara passa al giudice delegato, Ivo Greco, che dovrà decidere se autorizzare o meno l'operazione richiesta dei commissari. Il suo primo compito sarà verificare se esistono i requisiti di «necessità e convenienza» per dare il via libera alla vendita prima dell'omologa del concordato preventivo, la cui seconda udienza è convocata per venerdì prossimo, 24 aprile. Oltre a questa udienza nel taccuino delle scadenze più prossime c'è da vedere come andrà a finire la seconda asta (scadenza il 12 maggio) per lo Zuccherificio castiglionese, uno fra i primi pezzi del patrimonio Fedit messi in vendita. Vanni Cornerò

Persone citate: Cigliana, Gambino, Giorgio Cigliarla, Ivo Greco, Locatelli, Picardi, Steno Marcegaglia, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Ferrara, Roma, San Paolo, Torino