Belcanto con Blake e Larmore di Armando Caruso

Belcanto con Blake e Larmore Teatro Regio Belcanto con Blake e Larmore TORINO. Blake l'acrobata della vocalità rossiniana, Blake il principe del belcanto, Blake il funambolo delle agilità senza rete, Blake che si permette il lusso di saltare la battuta iniziale del duetto della Cenerentola «Un soave non so che» (per far scena s'è presentato con un leggìo in mano come fosse un manichino), di fermarsi e di ricominciare, riaffermando con inimmaginabile sicurezza la propria straordinaria personalità. Una «Serata di belcanto» al Regio: e Belcanto è stato. Raffinato, padrone assoluto delle partiture e delle lingue, da Mozart a Rossini, da Massenet a Donizetti, Rockwell Blake, insieme con il delizioso mezzosoprano Jennifer Larmore, ha scatenato un uragano di applausi fino a conquistare il trionfo, che ha coinvolto il pianista Enrico Dovico. L'avvio è stato folgorante: il tenore americano ha concluso «D'ogni più sacro impegno» da «L'occasione fa il ladro» di Rossini, con un interminabile acuto smorzato fino all'insostenibile e poi ripreso a voce piena. S'è compreso subito che Rockwell era in stato di grazia, e che Jennifer Larmore era decisa a sostenere degnamente il duello. Voce raffinata, emissione perfetta, accenti che denotano sensibilità, la cantante statunitense ha incantato per grazia e musicalità. Toccava poi a Mozart: nell'aria di Belmonte da «Il ratto dal serraglio», Blake ha dimostrato di saper cantare in tedesco meglio d'ogni altro tedesco e così nel francese «Le Comte Ory» di Rossini assieme alla Larmore, che, poi, in «Una voce poco fa» dal Barbiere, ha chiarito di che fine impasto sia fatta la sua voce. Lezione di belcanto nella successiva «Ah mes amis» da «La figlia del Reggimento» di Donizetti: nove do naturali, netti come frecciate. Il «Robin Hood» della lirica li ha scagliati nell'aria senza sforzo, sul fiato, come se arrivassero da una lontana galassia. Nove «do» e un finimondo di applausi, quasi un anticipo per l'intensa «Pensa alla patria» da «L'Italiana in Algeri» cantata da Jennifer Larmore, nuova Isabella in scena al Regie, dopo l'infortunio che ha messo fuori causa Lucia Valentini Terrani. Infine «Un soave non so che», di cui s'è detto all'inizio, espressione di ciò che devono essere due cantanti rapiti dalla musica di Rossini. I bis: la Larmore ha proposto una canzone da «Broadway» di Kurt Weill e Blake «Beautiful dreamer», una ninna-nanna di Stephen Foster. Un solo neo: un concerto di così raffinata esecuzione meritava un teatro pieno zeppo, invece c'erano desolanti spazi vuoti. Armando Caruso

Luoghi citati: Algeri, Torino