In casa la tomba per la madre

In casa la tomba per la madre Livorno, conservata come una reliquia dalla figlia nella stanza in cui era morta In casa la tomba per la madre La vegliava da due anni LIVORNO NOSTRO SERVIZIO Come in un copione di orrore e follia, la casa buia e sudicia già dal soggiorno dove le fotografie dei defunti, allineate sui mobili, introducono in un cimitero drammaticamente privato. Quando i vigili del fuoco hanno poi aperto la porta della camera da letto le ragnatele che scendevano dal soffitto a terra li hanno bloccati. Dal fitto velo di polvere e sporcizia il corpo di una donna ormai mummificato è comparso, terrificante, nella luce improvvisa. Dal 17 ottobre dell'89 in quella stanza non entrava un raggio di sole. Il corpo era stato lasciato lì, sulla poltrona davanti alla finestra, nella stessa posizione in cui Maria Gorlato si trovava al momento della morte. Così aveva deciso di lasciarla la figlia Maria Mellano, 52 anni, ex insegnante di pianoforte, la mente tradita da uno sconvolgimento che ricalca la follia raccontata in Psycho, il capolavoro di Hitchcock: un Antony Perkins con uno sdoppiamento di personalità che si trasforma con parrucca e trucco per impersonare la madre morta fino ad imitarne perfettamente anche la voce. Maria Grazia Mellano aveva invece fatto di quella stanza un sepolcro sigillando la porta con l'ovatta e ornando la soglia con un vaso di fiori. Il ritratto della madre completava la macabra scenografia insieme a vassoi con resti di cibo. Sono stati i vicini a mettere in allarme le assistenti sociali. Nel quartiere residenziale di Ardenza, dove le due donne vivevano in una villetta con giardino di via Liegi, nessuno da due anni aveva più visto Maria Gorlato, nata nel 1919 a Trieste. Nè si era saputo della sua morte o di una sua partenza. Maria Grazia Mellano schiva, appartata, non aveva mai dato segni apparenti di grande squilibrio. Qualche screzio con i vicini, poi il graduale ritiro nella sua casa ormai ridotta in condizioni di invivibilità. A qualcuno che le chiedeva come stesse la madre, lei rispondeva: «Abbastanza bene, grazie». Ma i vicini avevano finito con l'insospettirsi. Pochi giorni fa un rapporto delle assistenti sociali e quindi la richiesta alle guardie municipali per un ricovero coatto. L'ex insegnante di pianoforte non faceva più nemmeno le scale per portare via i rifiuti, gas e luce erano stati sospesi a causa dei mancati pagamenti, le pensioni delle due donne giacevano presso l'ufficio postale. Forse la villetta di via Liegi sarebbe diventata anche la tomba di Maria Grazia. Ma ieri pomerig¬ gio, quando l'ambulanza si è fermata davanti alla casa per portarla all'ospedale psichiatrico, la donna si è ribellata, si è opposta con forza, tanto che si è dovuti ricorrere all'intervento della polizia e dei vigili del fuoco. La «stanza-sepolcro» nessuno però si aspettava di trovarla. La porta sigillata con cotone idrofilo e scotch si è aperta con una spallata mentre Maria Grazia cercava di opporsi alla profanazione della tomba. «Mia madre è morta di morte naturale il 17 ottobre dell'89»: ha detto infine rassegnata. Il cadavere di Maria Gorlato sarà sottoposto oggi ad autopsia, ma difficilmente verranno fuori altre verità se non quella, già scontata, di una vicenda scaturita soltanto dalla pura follia. Maria Gorlato, moglie di un ufficiale di marina, era rimasta vedova 15 anni fa. Le due donne vivevano sole un'esistenza agiata e tranquilla, in un quartiere tra i più belli di Livorno e nulla nella loro vita sembrava preludere ad così tragico epilogo. Sparse per la casa le fotografie di una grande famiglia, volti felici e arredi sontuosi, fanno pensare a passate serene esistenze. Donatella Bartolini I. La vicenda di Livorno ricorda il film «Psycho», di cui nella foto appare una scena

Luoghi citati: Livorno, Trieste