Solzenicyn, l'irriducibile torna in Russia di Foto Epa

Solzenicyn, l'irriducibile torna in Russia Morta l'Urss, il premio Nobel fa sapere che rientrerà a Mosca in maggio, per restare Solzenicyn, l'irriducibile torna in Russia Lascerà per sempre il Vermont dove abita da 18 anni Prima di rientrare in patria farà una tappa a Roma MOSCA DALLA REDAZIONE Dunque Aleksandr Solzenicyn ha deciso di tornare a casa. Dopo 18 anni di esilio non volontario, vissuti in gran parte nel ferreo isolamento della sua villa nel Vermont, l'autore di «Una giornata di Ivan Denisovic», ha ritenuto che la nuova situazione politica può consentirgli di proseguire fecondamente il suo lavoro in patria. La notizia, fornita dal nuovo ambasciatore russo a Washington, Vladimir Lukin, in questi giorni a Mosca per partecipare ai lavori del parlamento, è ora ufficiale. Il ritorno dovrebbe avvenire «entro maggio»: il tempo necessario per prepararsi psicologicamente e organizzativamente a un evento che scuoterà tutta l'intellettualità ex sovietica. Ma la storia della corrispondenza tra Solzenicyn e il nuovo ambasciatore a Washington era già di pubblico dominio a Mosca. La moglie dello scrittore si era rivolta, infatti a Lukin con una lettera in cui poneva essenzialmente questioni pratiche connesse con l'eventuale ritorno in patria del premio Nobel. Vladimir Lukin aveva immediatamente risposto con una lettera calorosa di incoraggiamento, alla quale lo stesso Solzenicyn aveva risposto - questa volta di persona - in termini altrettanto calorosi. Le due lettere sono state appena pubblicate, per iniziativa dello scrittore e giornalista Shekhocikin, sulla Li- teraturnaja Gazeta, suscitando reazioni entusiastiche nel mondo politico e letterario della capitale russa. Del resto voci in tal senso si erano infittite nelle ultime settimane nella capitale sovietica attraverso dichiarazioni sempre più esplicite di amici e collaboratori dello scrittore che hanno istituito a Mosca una «rappresentanza letteraria» di Solzenicyn. Un gruppo di lavoro, composto da Elena Ciukovskaja, Munirà Urasova, e Mikhail Rabotiaga, all'inizio dello scorso marzo, aveva siglato un accordo con la direttrice della «Casa di Marina Zvetaeva», Esfir Krakovskaja, in base al quale la «rappresentanza letteraria» di Solzenicyn riceveva il diritto di «uso gratuito, au¬ tonomo e esclusivo di un locale di 80 metri quadri». Qualche giorno dopo Elena Ciukovskaja aveva dichiarato che «l'isolamento dello scrittore è finito: nei prossimi due mesi la moglie di Solzenicyn arriverà [a Mosca] per organizzare il trasferimento del marito dal Vermont». Lo scrittore, prima di rientrae in patria dovrebbe fare una sosta a Roma. Torna, dunque, Solzenicyn, in un contesto che, paradossalmente, propone - ma in termini del tutto imprevedibili, in primo luogo da lui stesso - il problema della creazione (o, per meglio dire, ricostruzione) della nuova «nazione russa». L'Urss non c'è più, e la Russia fatica a trovare perfino un nome che le si addica. La tragedia personale dello scrittore - arrestato e condannato a otto anni di lager e a tre di carcere nel 1954, poi riabilitato nel 1956 da Krusciov, fino all'espulsione del 1974 dopo la pubblicazione in occidente di «Arcipelago Gulag» - è finita. Resta il monumentale lavoro di denuncia e un'opera letteraria che consegna Aleksandr Solzenicyn alla storia della letteratura mondiale. Ma il suo ritorno diventa oggi un avvenimento politico. Non si sa ancora se lo scrittore deciderà di abitare a Mosca o preferirà una residenza più riservata, che riproduca in qualche modo il grande e sdegnoso isolamento cui si condannò nei boschi del Vermont. Ma molti pensano a Mosca che Solzenicyn - silenzioso in America, sospettato non meno dai circoli di sinistra occidentali che da quella parte europeizzante dell'intellighenzija russa, che vedevano in lui un nostalgico slavofilo, idolatrato dagli altri, dalla maggioranza - entrerà con tutto il suo peso nel dibattito politico sul futuro dell'entità geopolitica che fu l'Unione Sovietica. Gorbaciov - due anni fa - rendendogli omaggio, togliendo definitivamente il divieto alle sue opere, lo definì un «uomo del passato». Ma il suo ritorno sembra destinato comunque a pesare sui destini di una patria che non riesce a ritrovare se stessa. Dovrà decidere lui, ora, quale Russia scegliere. Quella che fu obbligato a lasciare non esiste più. Molti prevedono che lo scrittore vorrà prender parte alla vita politica dell'ex Urss Il premio Nobel per la Letteratura Alexander Solzenicyn ritornerebbe in Russia entro maggio. A fianco, Solzenicyn e la moglie in Russia prima dell'esilio [foto epa]