Scuola, addio al contratto

Scuola, addio al contratto Per settantamila lire rotte definitivamente le trattative Scuola, addio al contratto I sindacati parlano di «truffa governativa» Cobas e Gilda annunciano raffiche di scioperi ROMA. Per una differenza di 70 mila lire al mese, che però assume soprattutto valore di principio, si è interrotta ieri la trattativa governo-sindacati per il rinnovo del contratto della scuola. «La palla passa ora alla nuova formazione ministeriale», commenta laconicamente il ministro della Pubblica Istruzione Misasi, dando per scontato che oltre un milione di presidi, professori, maestri, impiegati e bidelli dovranno attendere un altro lungo periodo prima di vedere riattivato il negoziato. Nel frattempo, il caos. Gilda e cobas, esclusi dal confronto, preannunciano una raffica di scioperi e il blocco degli scrutini finali e degli esami, mentre anche la Cisnal e l'Associazione nazionale presidi (che rappresenta la maggior parte della categoria) minacciano una dura azione di protesta. Peraltro, gli stessi sindacati confederali e l'autonomo Snals si troveranno a dover fare i conti con una base in crescente fermento. Dopo le estenuanti riunioni di martedì alla vigilia dello sciopero, il match di ieri è stato piuttosto breve. E' cominciato alle 11 tra i ministri del Lavoro Marini, della Pubblica Istruzione Misasi, del Bilancio Cirino Pomicino e la delegazione sindacale, costituita da segretari confederali di Cgil-Cisl-Uil e da dirigenti dei rispettivi sindacati della scuola e dello Snals; e dopo meno di 2 ore si è concluso con una rottura totale. Fin dalle prime battute lo scoglio economico è apparso insormontabile; invece si sono registrate convergenze significative sulla parte normativa. Sotto la pressione del ministro del Tesoro Carli, la rappresentanza governativa ha presentato una proposta che è stata immediatamente respinta dai sindacati: 260 mila lire di aumento a regime, cioè negli ultimi mesi di applicazione del contratto, comprensive di trascinamenti, scala mobile e scatti di anzianità. Ma, depurato da queste voci, l'incremento effettivo sarebbe stato di 54 mila lire nel '92, 94 mila dal febbraio '93 e altre 42 mila dal novembre dello stesso anno, per un totale di 190 mila lorde al '93. Nulla per il '91. Nella fase decisiva, i sindacati si erano arroc¬ cati su una richiesta di aumento di 260 mila lire, rispetto a quella originaria di 319 mila. La differenza di 70 mila lire tra le due ultime posizioni non è soltanto numerica. Infatti, è in gioco una questione di principio: il governo ha sempre sostenuto che per la scuola e gli altri comparti pubblici i rinnovi contrattuali avrebbero comunque tutelato il potere di acquisto delle retribuzioni; adesso, invece, la sua offerta porterebbe ad una riduzione del 3,3%, corrispondente in pratica alla mancanza di ritocchi per il '91. Questo il vero motivo del fallimento della trattativa. «Non potevamo firmare un contratto a perdere», è stato il commento dei sindacati. «Lo sforzo fatto - ribatte Misasi - è stato il massimo possibile». Grandi della Cgil insiste: «Il governo ha fatto una truffa nei conti della Finanziaria ed ora pretende che la accettiamo come vincolo per non fare il contratto». Di truffa parla anche il segretario generale dello Snals Gallotta: «Fin dall'inizio del confronto abbiamo notato un atteggiamento truffaldino e ambiguo del governo, chiaramente incapace di opporsi al diktat della Confindustria e del tutto inadeguato di fronte alla rilevanza del problema-scuola nel Paese». L'atteggiamento miope del governo viene denunciato da Foccillo della Uil, mentra Ghisani della Cisl-scuola sottolinea che il contratto dei professori sarà il primo appuntamento per le forze politiche che costituiranno la nuova compagine ministeriale. Gian Cario Fossi Il ministro: la palla passa al prossimo governo Ora rischiano di saltare scrutini ed esami Il ministro della Pubblica Istruzione Riccardo Misasi: per il contratto «non potevamo fare di più»

Persone citate: Cirino Pomicino, Foccillo, Gallotta, Ghisani, Gian Cario, Misasi, Riccardo Misasi

Luoghi citati: Roma