Duomo connection, parla l'accusa

Duomo connection, parla l'accusa Duomo connection, parla l'accusa «Schemmari va condannato a due anni e mezzo» MILANO. Due anni e sei mesi di carcere per l'ex assessore milanese Attilio Schemmari, senza le attenuanti generiche perché «siamo di fronte a fatti che non sono mai accaduti nell'amministrazione comunale milanese». Il pubblico ministero Fabio Napoleone chiude con queste parole la sua requisitoria al processo «Duomo connection». Dopo sei udienze dedicate alle ricostruzioni dell'accusa è il momento di tirare le somme: 250 anni di carcere vengono chiesti complessivamente per gli imputati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco. Pesanti richieste di condanna anche per gli amministratori pubblici al centro di questo scandalo che ha messo in luce i tentativi di infiltrazione mafiosa nel Comune di Milano. L'ex assessore all'Urbanistica, il socialista Attilio Schemmari, è imputato di abuso in atti di ufiicio per aver- favorito l'iter di una pratica immobiliare, insieme con tre funzionari comunali corrotti. «Schemmari è colpevole - dice il pm -, merita 2 anni e 6 mesi di carcere». Le pene più alte, formulate dall'altro pm, llda Boccassini, sono state comunque chieste per gli imputati di associazione a delinquere, traffico di droga, riciclaggio di denaro sporco. Per Toni Carollo, il geometra indicato come il terminale di Cosa Nostra a Milano, sono stati chiesti 30 anni più 450 milioni di multa. Per Gaetano Nobile, il «colletto bianco» a capo della Roller Finanziaria, 23 anni di carcere più 370 milioni di multa. Per Sergio Coraglia, l'altro «colletto bianco», titolare della Montimmobiliare, 19 armi di carcere e 250 milioni di multa. Per tutti gli altri imputati del traffico di droga sono state chieste pene variabili da 10 a 27 anni di carcero. Mano pesante della pubblica accusa anche verso gli intermediari tra i presunti mafiosi e il Comune di Milano, alla ricerca di un appoggio politico per ottenere una rapida approvazione della pratica edilizia di Ronchetto sul Naviglio: quattro palazzoni che avrebbero dovuto essere edificati su uir'ex area agricola diventata improvvisamente edificabile. Per Adriano Cremascoli e Renzo Tresoldi, imputati di corruzione, sono stati chiesti 3 anni e 6 mesi di carcere. A loro vanno le attenuanti generiche. Stessa pena, ma senza attenuanti, per uno dei tre funzionari comunali, che secondo l'accusa «si misero a disposizione in seguito alla promessa di denaro». Per l'ex funzionario all'Urbanistica, Vito Totani, sono stati chiesti 3 anni e 6 mesi di carcere. A Giuseppe Maggi e Pietro Pradella, che intascarono 5 milioni dagli uomini di Toni Carollo, secondo la pubblica accusa devono andare invece 3 anni e 2 mesi di carcere. Alla lettura della requisitoria era presente in aula un solo detenuto, un imputato minore per fatti di droga. Repliche, quindi, soltanto dai difensori. Per l'avvocato Oreste Dominioni, che assiste l'ex assessore socialista, «dalle argomentazioni usate dal pm è risultata in modo conclusivo tutta l'infondatezza dell'accusa a Schemmari». Per il difensore di Sergio Coraglia, l'avvocato Giuseppe Fiorella, «la pubblica accusa ha presentato solo un teorema costruito ad arte, segno tangibile della crisi della giustizia». Pesanti critiche anche da uno dei difensori di Toni Carollo, l'avvocato Fabio Belloni: «Queste richieste sono il coronamento di un dibattito distorto sin dall'inizio». Il 22 aprile la parola passa alla difesa. La sentenza a metà maggio, ad un anno esatto dall'apertura del processo. Fabio Potetti

Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano, Vito Totani