Dieci anni fa Calvi moriva impiccato

Dieci anni fa Calvi moriva impiccato Dieci anni fa Calvi moriva impiccato Cronistoria di un fallimento e di un riscatto MILANO. Il crollo dell'allora maggiore istituto privato di credito italiano, il vecchio Banco Ambrosiano, ha come date ufficiali il 6 ed il 25 agosto del 1982 quando il ministro del Tesoro dichiara la liquidazione coatta della banca ed il tribunale di Milano ne sentenzia l'insolvenza. Due prowedimenti che pongono fine a 14 mesi travagliati. Nel giugno dell'81, infatti, il presidente-padrone della banca, Roberto Calvi, era stato arrestato per reati valutari, condannato e rimesso in libertà provvisoria, con ritiro del passaporto. Per riottenere il documento, secondo un'accusa che resta ancora oggetto di indagini anche dopo la sentenza odierna, Calvi si sarebbe attivato rivolgendosi a faccendieri di professione, come Francesco Pazienza e Flavio Carboni, ma anche ad altri personaggi di spicco in grado, a suo avviso, di risolvere i suoi problemi, e di tamponare le pressioni della Banca d'Italia. Per risollevare l'immagine del Banco compromessa da queste disavventure, ma anche per conservare la sua posizione di esclusivo dominio, il 18 novem¬ bre del 1982 Calvi riesce a far entrare nel consiglio di amministrazione, designandolo poi nella carica di vicepresidente, Carlo De Benedetti, al quale fece acquistare il 2% delle azioni dell'istituto. Il rapporto tra i due diventa subito tempestoso ed il 22 gennaio l'Ingegnere è costretto ad abbandonare. Per cercare di controllare Calvi, le cui operazioni illecite sono un mistero ancora da scoprire, le autorità gli impongono la quotazione in borsa del titolo dell'Ambrosiano. La decisione della Consob, presa in tal senso il 2 febbraio dell'82 e deliberata formalmente il 4 maggio, diventa operativa il giorno dopo. Nel frattempo è successo un fatto inquietante: il 27 aprile è stato ferito sotto casa, a Milano, il direttore generale e vicepresidente del Banco, Roberto Rosone, nel corso di un agguato tesogli da due killer giunti da Roma. Uno di questi, Danilo Abbruciati, viene ucciso da un agente. Il 31 maggio la Banca d'Italia muove pesanti rilievi sulla gestione dell'Ambrosiano, respinti sette giorni dopo, con indignazione, dai consiglieri nel corso dell'ultima riunione degli ammi- lustratori presieduta da Calvi, che due giorni dopo scompare: da Roma raggiunge Trieste poi, aiutato da Carboni, da un contrabbandiere e da due ragazze, raggiunge la Svizzera e quindi Londra. La sera del 17 giugno, mentre gli amministratori del Banco e le autorità centrali si stanno attivando per trovare una via d'uscita all'ormai intricata situazione, la segretaria del presidente, Graziella Corrocher, si suicida gettandosi dalla finestra del suo ufficio, al quarto piano della sede centrale dell'Ambrosiano, in via Clerici a Milano. Il 18 giugno, sotto il ponte dei Frati Neri, nella capitale inglese, viene trovato il corpo di Calvi impiccato ad una impalcatura. Deve essere ancora stabilito dalla magistratura se si sia trattato di suicidio o di omicidio. Ad agosto viene decretata l'insolvenza e scattano le prime comunicazioni. Seguiranno poi gli arresti, i primi processi per fatti collaterali, come l'acquisto di azioni proprie, col coinvolgimento di grossi nomi della finanza e deU'imprenditoria. Ieri la prima sentenza sui presunti responsabili di quella che conserva tuttora il primato, per entità del «buco», tra le bancarotte italiane. Il 6 agosto viene costituito a Milano il Nuovo Banco Ambrosiano, che l'8 agosto rileva dal Banco ormai m liquidazione coatta amministrativa l'azienda bancaria, con un avviamento riconosciuto in 350 miliardi e un capitale iniziale di 1800 miliardi. A presiedere il nuovo istituto viene chiamato un docente universitario e avvocato civilista di Brescia, di area cattolica: Giovanni Bazoli. Nel successivo mese di settembre il capitale viene aumentato di 600 miliardi. Nel febbraio dell'85 con l'uscita dell'Imi dalla compagine societaria del Nuovo Banco Ambrosiano si ha un primo profondo rimpasto dell'azionariato. A partire dal gennaio '90 il Nuovo Banco Ambrosiano ha assunto la denominazione di Banco Ambrosiano Veneto in seguito alla fusione per incorporazione della controllata Banca cattolica del Veneto. Controllato da un patto di sindacato che comprende alcune tra le istituzioni finanziarie e creditizie più importanti del Paese, oggi l'Ambroveneto è tra le prime tre banche private del Paese e si contraddistingue per un'ottima redditività ed una rete di sportelli molto ben distribuita sul territorio nazionale. [r. e. s.J Da sinistra l'ex vicepresidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone e Giovanni Bazoli, che ha guidato la nascita del Nuovo Ambrosiano

Persone citate: Carboni, Carlo De Benedetti, Danilo Abbruciati, Flavio Carboni, Francesco Pazienza, Giovanni Bazoli, Graziella Corrocher, Roberto Rosone