Il caso Ior di S. Mr.

Il caso Ior Il caso Ior Un intrigo in Vaticano MILANO. Lettere di patronage: per anni la vicenda del Banco Ambrosiano ha ruotato attorno a questa questione. Erano lettere, scritte a Calvi, in cui l'Istituto Opere di Religione, la finanziaria del Vaticano, riconosceva il suo «patrocinio» su tutta una serie di società panamensi e lussemburghesi. Quelle società abbondantemente finanziate dalle consociate estere dell'Ambrosiano: in pratica il terminale dei fondi sottratti alla banca. Ma quando i liquidatori del Banco ormai fallito bussarono in Vaticano, si sentirono dire che quelle lettere erano state solo «un favore» e che i debiti contratti non sarebbero stati pagati. Non si trattava di quattro lire: l'allora (ottobre '82) ministro Beniamino Andreatta quantificò in 1287 milioni di dollari il debito «dello Ior e di sue patrocinate». Tra il Vaticano le centoventi banche creditrici dell'Ambrosiano cominciò allora una lunga trattativa che si concluse due anni dopo con un accordo: lo Ior si impegnava a versare 244 milioni di dollari. Lo definiva però un «contributo volontario» e tra le clausole faceva scrivere di «non avere alcuna responsabilità in ordine al dissesto dell'Ambrosiano». Qujesto raccordcsejCQnoroieo. Ma c'erano responsabilità penali? I magistrati milanesi ne eranq(cpnvinti, tanto che i giudici istruttori Antonio Pizzi e Renato Bricchetti spiccarono tre mandati di cattura. Monsignor Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino De Stroebel, cioè il vertice dello Ior, furono accusati di concorso in bancarotta fraudolenta. Quei mandati di cattura, però, non furono mai eseguiti. Non solo: lo Ior è risultato intoccabile dalla magistratura italiana. A deciderlo era stata nel 1987 la Corte di Cassazione con una sentenza «senza rinvio» contro la quale fu inutile anche il ricorso dei giudici istruttori alla Corte Costituzionale. Lo Ior è rimasto così fuori del processo. Eppure era stato uno strumento essenziale nell'ascesa e nelle trame di Calvi. Lo aveva raccontato un altro finanziere finito in bancarotta e morto (anche qui: come?), Michele Sin dona: «Io stesso suggerii a Calvi di trovare un sistema per far entrare lo Ior: con il nome del Vaticano c'era garanzia di porte aperte nel mercato internazionale». Quelle porte si aprirono, ma su una voragine di debiti, [s. mr.]

Persone citate: Antonio Pizzi, Beniamino Andreatta, Luigi Mennini, Michele Sin, Paul Marcinkus, Pellegrino De Stroebel, Renato Bricchetti

Luoghi citati: Milano