Prigioniero in autobus di E. Fer.

Prigioniero in autobus Campanello delle fermate in tilt, un passeggero denuncia Prigioniero in autobus Alla sbarra il conducente Atm: deve rispondere di sequestro di persona L'accusato si difende: «L'avevo avvertito del disguido, mi saltò addosso» Rapitore, l'autista Atm. Ostaggio, il passeggero. Prigione, l'autobus, linea urbana 34. Durata del rapimento, due isolati. Proprio così. Alla seconda sezione del tribunale, stamattina va alla sbarra Savino Anibaldi, 44 anni, conducente dell'Azienda tram vie municipali. L'imputazione è sequestro di persona, articolo 605 del codice penale: il campanellino della fermata a richiesta non funzionava, la mattina del fattaccio. Tutto accade il 31 agosto 1985, storia stagionata. Ma mentre un'amnistia ha cancellato nell'87 la querela per oltraggio contro il passeggero, implacabili si compiono i tempi della giustizia per Anibaldi l'autista. Il suo difensore, comunque, non dispera di salvarlo dalla galera: il conducente d'un mezzo pubblico, spiega l'avvocato Luigi Balestra e dice la legge, è «incaricato di pubblico servizio». Nell'esercizio delle sue funzioni, deve quindi essere rispettato. Altrimenti su tram e autobus in giro per Torino sarebbe il caos. Come quel 31 agosto in via Ventimiglia. Sono più o meno le 11,30 quando il bus della linea 34, vettura 4299, s'avvicina sbuffando e cigolando alla fermata di via Richelmy. Il passeggero Franco Giorgi, 54 anni oggi e quarantasettenne all'epoca, disoccupato con una pensione d'invalidità, abita in via Biglieri e vuole scendere per andare a casa. Pigia il pulsante della fermata a richiesta. Niente. Sbuffando e cigolando l'autobus prosegue sul suo percorso. Poi? Pittoresco parapiglia, e discordano la versione di Giorgi e quella del conducente. Dichiara il passeggero nella sua denuncia: «Ho gridato all'autista di fermarsi ma quello ha risposto "alla prossima". Ha detto che la lucetta della richiesta non s'era accesa. Io ho solo ribattuto di non fare il bambino e di non essere meschino, l'ho implorato, gli ho spiegato che mi sentivo male e che c'erano altre 8 persone anziane come me che volevano scendere. Ma lui ha tirato dritto anche alla fermata successiva». Dichiara Savino Anibaldi: «Ho spiegato al passeggero che il pulsante della richiesta non aveva funzionato. Mi ha dato del figlio di puttana e ha detto che se non mi fermavo immediatamente, lì in mezzo al traffico dove ci trovavamo, mi metteva le mani al collo e mi mandava al cimitero. Non ho potuto identificarlo, non ha voluto. Non avevo radio per avvisare superiori e vigili urbani. Così ho bloccato il mezzo a una cinquantina di metri dalla fermata successiva, dove sapevo che c'era una cabina telefonica». Fermo il bus, arriva un graduato Atm, arrivano i vigili urbani. Poi, in commissariato, l'autista querela il passeggero per oltraggio, il passeggero denuncia l'autista. La giustizia compie il suo corso, interrogatori, testimonianze. E stamattina, 6 anni e mezzo dopo, il tribunale giudica Savino Anibaldi: sequestro di persona sulla vettura 4299 della linea 34, per il tratto di via Ventimiglia tra via Richelmy e via Millefonti. Due isolati di terrore, [e. fer.]

Persone citate: Campanello, Franco Giorgi, Luigi Balestra, Prigione, Savino Anibaldi

Luoghi citati: Torino