Furlan, una Freccia nella bufera

Furlan, una Freccia nella bufera Il compagno di Argentiti vince con lieve distacco la corsa nelle Ardenne Furlan, una Freccia nella bufera «Il capitano mi ha dato via libera un altro come lui non c'è proprio» HUY DAL NOSTRO INVIATO Giorgio Furlan ha 26 anni e ha conquistato la Freccia Vallona, come la conquistano i campioni. Ha la stessa maglia di Argentin, è un suo collaboratore. «Tanto per chiarire, io non sono un gregario. In questa squadra nessuno si chiama gregario». La squadra è l'Ariostea, al terzo successo in tre anni, dopo i due consecutivi di Argentin. Giorgio Furlan è di Treviso, abitava a venti chilometri dalla casa del capitano con il quale adesso, lo avete sentito, collabora. Lui e Moreno si allenavano insieme. Giorgio diceva: «Su, assumimi. Ti giuro, non te ne pentirai». Ad Argentin quel giovanotto gentile e ossequioso andava bene, però non andava bene all'ammiraglio Ferretti. Che aveva vinto, questo Furlan? Nulla. «Arriva primo da qualche parte e io ti dò una spinta, ci metto la mia buona parola», gli rispondeva Argentin. Furlan arrivò 1° al campionato italiano, 1990, e l'Ariostea lo prese. Poi arrivò primo alla Bernoccoli. E si fermò. Figuriamoci se lo sapeva che, in fondo all'attesa di un anno, sarebbe venuta nelle Ardenne la felicità. Mazzate di vento, freddo, un cielaccio nero e arrabbiato e, di tanto in tanto, secchiate di pioggia. Furlan passa per primo in cima al muro di Huy, se lo dovrà sciroppare altre due volte, ma pedala deciso, convinto. Gli è a ruota un olandese che sembra un mongolo, un forzuto che non molla, Theunisse. A pochi secondi lo segue il collaboratore numero due di Argentin, Cassani. Moreno è più indietro, con il collaboratore numero tre, Lelli. L'Ariostea sta disegnando per il capitano un lavoro perfetto. Fondriest staccato, Chiappucci, malandato, nel fondo. Il muro di Huy è una salita, una rampa di ottocento metri soltanto. Ma prendete una bicicletta e scalatela: vi strappa i muscoli, decisamente vi ammazza. Lì sopra il perito elettronico Giorgio Furlan, diplomatosi a 18 anni, comincia a sospettare che, forse, è incappato nella giornata in cui... Ma, no, non pensiamoci: adesso, non c'è dubbio, arriva Argentin. E Moreno s'avanza, si travasa sui primi insieme con un plotone che comprende Lelli e Simon, Ekimov e Boumans, Rooks e Kvaisvoll, Roosen, Marques, Rue e Roche. Su una salita che si chiama d'Ereffe, Lelli conclude schiodandosi la propria missione. Sparisce anche Marques. A una quarantina di secondi, insegue Cassani. Stanno con lui Delgado, De Cuevas che, malgrado il cognome, è francese, e Van Den Abbeele. Cassani ha un dubbio (o non lo ha?): raggiungo Argentin e mi accollo questi tre rompiscatole o rinuncio e non aumento il numero dei concorrenti di Mo¬ reno? Opta, suscitando perplessità negli appassionati di tattica, per la prima soluzione. Mentre la corsa punta in direzione dell'ultima arrancata sulmuro di Huy, Argentin si ritrova circondato da due compagni e da dodici nemici. Si svolge nel freddo e sotto la pioggia, permetteteci l'espressione, il seguente triangolo. Argentin a Cassani e a Furlan: «Come vi funzionano le gambe?». Furlan: «A me benissimo». Cassani: «A me benone». Argentin: «Beati voi. Io me le sento di legno, ho un ginocchio che non va. Dateci dentro ragazzi, siete liberi, andate e divertitevi». Grazie capitano. Furlan si appiccica al norvegese Kvaisvoll che ci prova per primo. Cassani, Rue e Roosen gli bevono la scia. Delgado ed Ekimov si gettano alla caccia. Delgado riattacca e Furlan immediatamente lo acchiappa e lo scavalca. Rue è l'unico che regge alla botta. Sulla plumbea salita scossa e frugata dal vento Giorgio Furlan apre tra sé e il francese Rue un taglio non rammendabile. «Lo dite voi, ora che ho vinto. Ma, mentre faticavo, che paura. Mi acchiappa, mi acchiappa. L'avevo studiato bene, filava come me, meglio di me». Però di nove secondi è il vantaggio di Furlan e di nove rimane. Sinuoso non meno di un cavatappi, tutto impennate balzi e sussulti, il muro di Huy tenta invano di scrollarsi di dosso il fuggitivo. «Ecco, ce l'ho fatta». La certezza che Rue è battuto gli si innesta in mente a non più d'una ventina di metri dal traguardo. «Ah, che tipo inedito di gioia. Ve la devo raccontare? E da che parte comincio? A Domani. Domani capirò, mi renderò conto che ho anch'io vinto una classica. Intanto, sentite. Che uomo, che capitano è Argentin. Era, credetemi, contento che io e Cassani potessimo e dovessimo prendergli il posto. C'è n'è un altro così?». Si crepa dal freddo, ma Furlan si ferma, livido, fradicio e tremante a rispondere a chi addirittura gli chiede, nemmeno fossimo in salotto, notizie della famiglia. Ha moglie da un anno, Rosalba, e in quanto ai figli, vedrà. «Vorrei, col vostro permesso, stabilirmi per almeno mezz'ora sotto la doccia. Posso?». La pioggia, al di qua del finestrino della macchina, appare (è una fìnta) tenera, frusciarne. Gianni Ranieri Giorgio Furlan, trevigiano di 26 anni, taglia il traguardo della Freccia Vallona

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