Mondo: non dobbiamo fermarci qui di Claudio Giacchino

Mondo: non dobbiamo fermarci qui L'orgoglio di Borsano, che in tre anni ha portato il Torino dalla B in vetta all'Europa Mondo: non dobbiamo fermarci qui Cravero: abbiamo sofferto come cani Beenhakker: che bravo quelVAnnoni TORINO. Tenera è la notte dei granata. Cupa, quella dei madrileni, alteri anche nel momento della sconfitta. Quando l'arbitro fischia la fine, il presidente Mendoza butta via stizzito l'ennesima sigaretta. Re silente e avvilito, attorniato da cortigiani silenti e avviliti, assiste per qualche secondo al tripudio nemico poi conferma di essere per natura spocchioso: «Abbiamo perso contro una squadra a noi inferiore, incapace di fare gioco per 70 minuti su 90. Ormai sono sette anni che non conquistiamo una coppa europea, per la nostra grandezza non è bello». Chissà quanto faticherà il monarca madridista a digerire l'eliminazione subita per mano di una formazione che aveva definito «sconosciuta al calcio vero». Altero il re, altero il suo generale, l'olandese Beenhakker: «Il Toro è stato bravo solo per i primi 20 minuti, poi s'è ritirato indietro. Non ho il cuore di augurare la Coppa ai granata perchè sono stato tecnico dell'Ajax». Di coloro che l'hanno cacciato dall'Europa, l'allenatore del Real salva Scifo, Marchegiani e Annoni «fantastico il suo lavoro a tutto campo». Ed eccoci nella festa del Toro. Sorrisi, occhi lucidi di commozione, trionfalismi, scherzi e ironie. Borsano, reduce dallo spogliatoio dove s'è impregnato del sudore dei suoi eroi abbrac- ciati uno ad uno: «Meraviglioso sogno, chi mai avrebbe potuto pensare, tre anni fa, quando andavamo a Licata, che avremmo conosciuto una notte così? Vivo un momento magico e ho paura, come sempre quando le cose vanno troppo bene». Il presidente torna ragazzino, cava di tasca due cornetti rossi, esulta: «Me li ha regalati un tifoso del Napoli, due mesi fa, nella domenica della nostra vittoria al S. Paolo, accidenti se portano bene: le elezioni, il derby, Verona, questo sogno del Real battuto. La finale? Una cartomante, ad inizio d'anno m'ha profetizzato la vittoria». Una domanda attenta all'esultanza presidenziale: «Adesso, venderà ancora qualcuno dei suoi gioielli?». La replica: «Sarà sempre più difficile vendere ma anche più facile comprare perchè il Toro ormai è una grossa società in cui tutti vorrebbero venire». I giocatori sono una processione gaudente. Annoni si schermisce, ride: «Accidenti, arrivano tutti in una sera: davvero Beenhakker ha avuto parole tanto belle per il sottoscritto che due anni fa stava in C?». Bruno attizza lieve polemica: «Ora non scrivete che il Real non è più quello di un tempo, ci ha fatto morire. Quel Butragueno, fossi un allenatore lo vorrei sempre avere». Cravero tocca la corda degli affetti. «Abbiamo sofferto come cani per eliminare gli spagnoli. D'altronde, chi nasce tifoso del Toro è destinato a soffrire sempre, sino all'ultimo minuto di ogni partita». Ed ecco Martin Vazquez, superstar della stampa iberica: «Se sono felice? Insomma, guardate, non vedete che come i santoni indiani, quasi lievito? Mondonico pare il meno contagiato dall'euforia: «Calmi, se non vinciamo la Coppa non avremo realizzato nulla: diventeremo grandi se sapremo restare sempre piccini. No, non è la soddisfazione più grande della mia vita sportiva: I madrileni dicono che abbiamo fatto bene solo 20 minuti? Chissà perchè loro non hanno disputato altrettanto bene i restanti 70?». Claudio Giacchino Enrico Annoni è stato ancora una volta tra i migliori in campo Al termine dell'accesa sfida con il Real Madrid, il difensore del Toro manifesta tutta la sua gioia salutando i tifosi della Maratona

Luoghi citati: Europa, Licata, Madrid, Torino, Verona