L'ESTRO E LA FORZA

L'ESTRO E LA FORZA L'ESTRO E LA FORZA TORINO. Ogni grande gioia ha una spina. Di questo Toro che lotta, soffre, e rischia a causa del peccato non tanto veniale di voler essere pari in tutto - anche nelle finezze tecniche - con un Real più bello di quello del Bernabeu, l'uomo migliore non giocherà la finale, e speriamo possa saltare solo l'andata. Un gol e un'arpionata a Butragueno: i conti tornano solo a metà per Fusi il quale ieri sera ha fatto tutto, il libero (per consentire a Cravero una posizione ibrida fra il difensore e il centromediano metodista), il mediano di spinta e il goleador. Sua la rete della serenità, della gioia, che ha spalancato definitivamente davanti ai granata la porta dell'Europa ed ha spezzato le crescenti speranze del Real, autorizzate da un forcing che cresceva di tono al punto da togliere il fiato alla curva Maratona. Una spinta, quella spagnola, che ha costretto Marchegiani al 71' a eseguire un calcio di rinvio oltre la linea laterale: non sapeva a chi dare la palla, tutti i suoi erano lì attorno, a difendere. E' stato quello il momento della grande paura. Si era rovesciata la situazione in una partita che ha fatto sembrare lontanissima la notte del Bernabeu. Quella gara? Mai giocata. Il vero duello fra Toro e Real è cominciato al segnale d'inizio dell'arbitro elvetico Bruno Galler. Il grande Madrid subito ad aver timore di un avversario che - ad onor del vero - gli spagnoli non avevano snobbato neppure nell'andata, se avevano accettato senza remore il ritiro inusitato sulla Sierra. Così, in questo secondo round l'ombra di Casagrande autore della rete al Bernabeu ha così spaventato Rocha, il più forte e il più saggio della difesa stando al rendimento della sta- S'one, da indurlo ad allungare gamba per battere Buyo il quale già aveva patito il cross di Lentini. Eleganti, con quella divisa tutta bianca nonostante la macchia sul petto dello sponsor, e con quel sussiego che deriva da novant'anni di gloria, gli uomini di Beenhakker solo con l'immagine e il carisma sono riusciti a tratti a tenere sulla ! corda le maglie granata. E le hanno pure maltrattate, con quella decisione disincantata che è dei grandi nomi. Il romeno Hagi si è ripetuto, dopo le botte a Cravero nell'andata si è accanito su Martin Vazquez. E ci cascavano alcuni del Toro, nella trappola della voglia di essere uguali. Rischiando, come sempre accade quando si sprecano occasioni da gol. Vero Casagrande? Seno, Martin Vazquez e Lentini, non a caso i più quotati alla borsa europea, hanno patito maggiormente di altri la notte magica del Delle Alpi. Il dribbling in più del belga, qualche preziosismo inutile di Rafa, qualche tocco superfluo di Lentini il quale si è fatto comunque largamente perdonare con i due assist per i gol. Merita invece tutti gli applausi quel gigante di Arnioni, rimasto sempre se stesso, intatto nella grinta e nella qualità, in una serata per tutti piena di trappole. E' stato un match-esempio, un misto di esaltazione e dubbi, di intenzioni, prodezze ed errori. A questi livelli le gambe tremano, le idee possono annebbiarsi. Ma è rimasto lo spirito granata, quello del mutuo soccorso fra gli uomini e i reparti. E nel finale, quando i rischi aumentavano, ecco l'ultimo quarto d'ora di Lentini nella zona dello strepitoso acuto azzurro contro la Germania. E dal suo piede ancora è partito il pallone del 2-0. Era la realizzazione di un sogno atteso da sempre, l'Europa a portata di mano per la prima volta nella gloriosa storia della società. Bruno Perucca

Luoghi citati: Europa, Germania, Lentini, Madrid, Torino