Lo Stalo cattivo muratore
Lo Stalo cattivo muratore Dall'88 a oggi i fondi pubblici scesi del 30% a 41 mila miliardi Lo Stalo cattivo muratore / costruttori: spende poco e male ROMA. La Finanziaria '92 ha fatto slittare agli anni successivi circa il 30 per cento delle risorse statali destinate alle opere pubbliche, mentre si stanno profilando condizioni negative (legate al rispetto del trattato di Maastricht, alla crescente incapacità di spesa della pubblica ammnistrazione, ai ritardi dei pagamenti) che renderanno di fatto molto più difficile che nel passato aumentare gli investimenti del settore. A fornire un quadro «poco confortante» della situazione è stato il direttore generale dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Carlo Ferroni in occasione della presentazione di un «libro verde» sulle risorse destinate dallo Stato alle opere pubbliche. Il 1992, ha detto Ferroni, presenta competenze pari a circa 41 mila miliardi di lire con un incremento rispetto ai 34.700 miliardi del '91 del 19 per cento in termini nominali e del 12,6 per cento in termini reali. Ma le manovre di finanza pubblica negli ultimi anni hanno progressivamente ri- dotto gli stanziamenti in bilancio: tra l'89 ed il '91 le dotazioni di competenza iscritte in bilancio si sono mediamente ridotte in termini reali del 14 per cento l'anno. E sebbene le risorse iscritte in bilancio siano cresciute nel 1992 rispetto all'anno precedente, in realtà se si confronta il dato con il 1988, anno di massimo impegno dello Stato in questo settore, la riduzione si aggira intorno al 30 per cento in termini reali. Avvertiamo - ha aggiunto Ferroni - che ci si sta avviando verso una situazione paradossale in cui tutte le contraddizioni del sistema raggiungeranno la massima esaltazione. In base al trattato di Maastricht l'Italia dovrebbe raggiungere entro il '96 un rap¬ porto tra disavanzo pubblico e pil inferiore al 3 per cento e un rapporto tra debito pubblico e pil inferiore al 60%. Il rischio è che per raggiungere questi obiettivi si operi un aggiustamento a danno degli investimenti soprattutto destinati alle opere pubbliche. Per di più l'Ance teme che la complessità del quadro politico uscito dalle elezioni renderà più difficile ed impopolare un'azione di risanamento che incida severamente sulla spesa corrente. Esiste inoltre il pericolo di un peggioramento del processo decisionale della pubblica amministrazione che di fatto viene a determinare un ulteriore rallentamento della capacità di spesa. In conclusione - afferma il direttore generale dell'Ance per l'effetto incrociato di queste condizioni negative il settore dell'edilizia e delle infrastrutture rischia di essere lasciato in balia di se stesso. Esso anzi corre il rischio di essere usato come strumento di manovra, in negativo, della politica di finanza pubblica. [r. e. s.J
Persone citate: Carlo Ferroni, Ferroni
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