Spariti nella scia di un segreto di Cesare Martinetti

Spariti nella scia di un segreto Venezia, il commercialista e gli amici non credono che siano fuggiti per i debiti Spariti nella scia di un segreto Nuove ipotesi sulla famiglia scomparsa IL CASO VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Qui sul Canal Grande, dalla bella casa di Mario Messinis, bibliotecario del Conservatorio, appena si intravede San Toma, oltre cà Bezzonico, dietro quel sipario di mura bianche e rosse, il cuore di Venezia che ha inghiottito il mistero di Leonardo Gasparìni, della sua compagna Miriam, della sua bimba Valentina, che ha solo due mesi. «La sua scomparsa è un punto interrogativo - dice Paola Messinis, che di Leonardo è stata insegnante di latino e di italiano e della sua famiglia amica da sempre -, un drammatico mistero: era una persona senza doppi fondi». Non si vede da queste finestre con i gerani rossi, la grande casa di San Toma, dove Leonardo e la sua nuova famiglia erano andati ad abitare a dicembre. Ma tutto il dramma si è svolto qui intorno. A pochi metri dalla casa di Messinis c'è San Samuele, palazzo Grassi e la casa di Gabi, la mamma di Leonardo. A cinque minuti di qui, accanto a campo Santo Stefano, c'è il conservatorio Benedetto Marcello, dove ancora questa mattina Gabi era al suo posto di insegnante di pianoforte. Un po' oltre palazzo Grassi c'è cà Garzoni, sede dell'istituto anglo-americano dell'università, dove insegna Miriam. Leonardo non c'è più, e «con oggi sono quindici giorni», come ricorda puntualmente Lulù, figlia di Messinis, in qualche concerto violinista nel gruppo della «Sinfonietta» inventata da Leonardo dieci anni fa e ora disperatamente senza direttore. E qui vicino c'è il commissariato di San Marco dove ieri è arrivata una denuncia di assegni scoperti per trecento milioni che Leonardo avrebbe emesso in garanzia degli ultimi duecento milioni di debiti per quella sua grande casa comprata insieme alla mamma e costata un miliardo e mezzo. Il commissario ha interrogato il commercialista di Gasparìni, Benato Zaffalon che però ha smentito problemi economici: «Se ci fosse stata una carenza di liquidità, l'avremmo risolta vendendo la casa», ha detto per far capire che non sono i soldi la chiave del mistero. Dunque la scomparsa di Leonardo Gasparìni e della sua famiglia resta un giallo o una follia che nessuno sa spiegare e che al momento neppure quel sospetto di assegni scoperti sa risolvere: «E' assurdo», dice Messinis. Alessandro Bonesso, presidente dell'Associazione amici della musica di Mestre è l'ultimo ad averlo visto, il 31 marzo: «Siamo andati insieme a Padova per l'organizzazione di un concerto che doveva tenere domenica. Ha cercato spartiti per nuovi lavori con il suo gruppo. Non credo possa essere sparito senza dire nulla». Al Gazzettino è arrivata la telefonata di uno che dice di aver visto lui e la famiglia a Cuba. L'uomo non ha voluto dare il nome, ha pregato il cronista di avvertire la madre, per «tranquillizzarla». Ma la signora Gabi, all'ultimo anno di insegnamento al Benedetto Marcello, non s'è affatto tranquillizzata. Anzi, ieri pomeriggio non è nemmeno tornata al commissariato. Non se la sentiva. E non ha avuto seguito nemmeno la testimonianza di una ragazza al Tg2 che ha detto di aver visto i tre martedì pomeriggio sul treno Savona-Torino. Leonardo Gasparìni ha 35 anni, la sua compagna Miriam Gomzales Arce, 28, è messicana, lettrice di spagnolo all'università di Cà Foscari. Vivono insieme da un po', dopo che il suo primo matrimonio con Gabriella Zen (anche lei diplomata in composizione e autrice di musiche contemporanee apprezzate) è naufragato, ma senza drammi, senza figli e senza strascichi. Mario Messinis, bibliotecario del Benedetto Marcello e direttore artistico dell'orchestra della Bai di Milano, è stato testimone di quelle nozze, il 27 febbraio 1982. «Dopo la separazione, Leonardo andò a vivere per conto suo, in una piccola casa ai Greci. Fu una cosa molto composta, io stessa - ricorda Paola Messinis - e sua madre cercammo quella casa». Già dall'80 Leonardo insegnava al conservatorio di Bovigo: «Un ragazzo saggio e concreto, che aveva scelto di avere un po¬ sto sicuro di insegnante come base per poter fare quello che davvero gh" piaceva». Musica col gruppo di Sinfonietta, che lui stesso aveva fondato a Treviso, raccogliendo giovani musicisti, neppure tutti diplomati. Lulù ci mostra un compact inciso dalla Sinfonietta: tre concerti per oboe, archi e fiati di Alessandro Marcello. «La specialità del gruppo è musica settecentesca. Ma ultimamente eseguivano anche musiche più recenti, Strawinski, per esempio». Il 18 maggio doveva iniziare una serie di concerti alla chiesa della Pietà di Venezia. Si faranno? «Speria¬ mo, con Leonardo». Si spera, certo, ma quelle tazze con un fondo di tè abbandonate sul tavolo della cucina, gli armadi pieni di indumenti, quella telefonata al conservatorio di Bovigo fatta pochi minuti dopo le 8, il primo aprile («Mi sento poco bene, non posso venire, ci risentiamo tra qualche giorno»), il fatto che la madre, pur così apprensiva, abbia denunciato la scomparsa della famiglia solo dieci giorni dopo, dà a tutta questa storia un'aria non del tutto convincente. Qualcuno deve sapere il segreto di Leonardo. Studente di liceo concreto, saggio; studente di musica brillante, allievo stimato di un maestro come Sergiu Celibidache; uomo limpido, non solitario, non ombroso, non chiuso nel suo mondo di note e armonie, appassionato lettore e amante del cinema (l'ultima volta che ha telefonato alla madre stava per andare a vedere «Tacchi a spillo» di Almodovar); direttore d'orchestra perfezionista, ma non in modo «maniacale», precisa Lulù. Qual è il segreto di Leonardo, dov'è lo strappo in questa sua immagine pubblica così perfetta, è davvero solo una storia di assegni scoperti? Cesare Martinetti Il musicista la moglie e la bimba non danno notizie da quindici giorni Il conservatorio di Venezia e il bibliotecario Mario Messinis (in alto) amico dei coniugi scomparsi Leonardo Gasparìni e la moglie messicana Miriam (sopra) [foto vision]