La banda di Maso sconfitta a calcio di G. M.

La banda di Maso sconfitta a calcio Verona, detenuti battono ragazzi del paese La banda di Maso sconfitta a calcio VERONA DAL NOSTRO INVIATO Hanno perso i ragazzi di Montecchia, il paese di Pietro Maso: 8-4 per la squadra di calcio dei detenuti, nella quale militano Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza, gli amici con i quali Pietro ha assassinato i genitori. Lui non ha giocato, ha assistito alla partita da bordo campo. E alla fine è esploso in un applauso per i compagni. L'incontro ieri pomeriggio sul Campetto del carcere del Campone: da una parte i giocatori della società sportiva Valdalpone, che gioca in Terza categoria, dall'altra la selezione dei reclusi. E in conclusione «premi» per tutti: per i vincitori una targa argentata sulla quale è scritto «con amicizia», per ciascuno degli sconfitti una medaglietta. Chi ha voluto questa partita? «Sono stato io - dice Maurizio Buzzenenti, che organizza manifestazioni di questo genere - prima di tutto ho voluto farlo perché qui dentro, durante le visite, ho avuto modo di conoscere quei tre ragazzi: mi sono sem- brati diversi da come li si vedeva da fuori. La proposta l'ho fatta tre mesi fa al sindaco: entusiasta. In sostanza, si è trattato di far sentire a Maso, Carbognin e Cavazza che rimane sempre aperta la porta della speranza». Mentre i ragazzi giocano (sei contro sei), nell'atrio del carcere c'è il padre di Cavazza, Livio: sta seduto in un angolo. Lui è amministratore della società sportiva Valdalpone, ma a questa partita non può asssistere, perché non ha il permesso. «I familiari non sono ammessi. Peccato, era un'occasione per vedere mio figlio. Faceva parte anche lui della squadra. Comunque, sono contento che abbiano fatto questo gesto». Il sindaco di Montecchia, Elisa Caltran, dice: «In effetti c'era l'intento di portare aiuto morale ai ragazzi. Maso era emozionato: mi ha detto che non aveva parole per ringraziare». I ragazzi di Montecchia escono accaldati e commentano: «Anche se abbiamo perso, è stata una bella cosa. Siamo stati con Pietro, Giorgio e Paolo, come una volta». [g. m.]

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