Il donatore con l'Aids era tossicodipendente

Il donatore con l'Aids era tossicodipendente Giallo nell'inchiesta sui giovani infettati dopo il trapianto di reni, sparite le cartelle di 14 interventi Il donatore con l'Aids era tossicodipendente Ma i genitori non lo dissero ai medici dell'ospedale di Bologna BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Era tossicodipendente dalla fine degli Anni 70 il donatore dei reni impiantati sui due giovani che, un anno dopo il trapianto eseguito nel maggio del 1986, hanno contratto il virus dell'Aids, per il quale uno dei due è morto l'ottobre scorso mentre l'altra è in fin di vita. E' questa la clamorosa novità di una vicenda già sconcertante che ha messo a soqquadro l'ambiente sanitario bolognese. Il donatore era un soggetto a rischio. G. O. (queste le iniziali del suo nome), originario di Cesano Maderno (Milano) aveva 26 anni quando il 7 maggio cadde da un'impalcatura dello Zuccherificio di Minerbio, nel Bolognese, dove lavorava. Si procurò lesioni gravissime. Ricoverato all'ospedale Bellaria, dopo poche ore fu dichiarato clinicamente morto. I genitori diedero l'assen¬ so all'espianto degli organi, ma non dissero che il giovane da alcuni anni era tossicodipendente, come invece risultava ai carabinieri. Oltre che all'espianto dei reni, nelle 30 ore di ricovero in ospedale il giovane fu sottoposto a otto donazioni di sangue. I sei donatori sono già stati identificati dai carabinieri: tutti e sei si sono sottoposti a controlli fin dal dicembre del 1983 e risultano sani. Il giovane milanese è stato quindi un tramite involontario di contagio solo per il ragazzo di Ravenna, morto a 23 anni di Aids, e per la ragazza marchigiana di 22 anni, gravemente ammalata, che ha avuto il coraggio di raccontare la sua terribile storia in un esposto alla procura di Bologna. Il magistrato che conduce l'inchiesta, Elisabetta Melotti, non ha ancora firmato avvisi di garanzia. Per ora ha preso solo un provvedimento di sequestro per le cartelle cliniche depositate al¬ l'ospedale Sant'Orsola, dove il trapianto è stato compiuto, e al Bellaria, che prestò i primi soccorsi al donatore. Ieri, i carabinieri sono tornati al Bellaria per sequestrare altra documentazione relativa alla Tac e ad un esame cardiologico cui fu sottoposto il giovane muratore milanese. S'indaga anche per stabilire il motivo dell'assenza di 14 cartelle relative a trapianti avvenuti nel periodo '84-'86. L'accertata tossicodipendenza del donatore rende ancora più complicata la vicenda e all'indagine giudiziaria se ne affianca da ieri una amministrativa aperta dall'amministratore straordinario dell'Usi 28 di Bologna, Antonio Mancini. Per ora, non saranno interrogati i primari e i medici delle due équipes che hanno eseguito le operazioni di espianto e impianto dei reni: l'organo di controllo sanitario si baserà sui documenti in possesso dell'ospedale Sant'Orsola anche per non intralciare le indagini della procura. Ma la Regione Emilia Romagna si riserva «di assumere eventuali ulteriori iniziative». L'assessore regionale alla Sanità Giuliano Barbolini ha replicato al direttore dell'Istituto di nefrologia del Sant'Orsola che ieri aveva dichiarato di non essere a conoscenza della circolare ministeriale del 17 luglio dell'85 che dettava una serie di indicazioni sulle misure di sorveglianza e profilassi per le infezioni da virus Hiv. La circolare - ha dichiarato l'assessore - è arrivata in Regione il 2 agosto ed è stata trasmessa a tutte le usi dell'Emilia Romagna il 30 settembre dell'85. Anche l'Usi 28 (a cui fa capo l'Istituto di nefrologia) la ricevette: la sua applicazione ha confermato Mancini - fu discussa in una riunione cui parteciparono in prevalenza responsabili dei laboratori di analisi. Marisa Ostolani

Persone citate: Antonio Mancini, Bellaria, Bolognese, Elisabetta Melotti, Giuliano Barbolini, Mancini, Marisa Ostolani

Luoghi citati: Bologna, Cesano Maderno, Emilia, Emilia Romagna, G. O., Milano, Minerbio, Ravenna