Esce di prigione e uccide il killer dei tre figli di M. Ci.

Esce di prigione e uccide il killer dei tre figli Nola, un padre si vendica dopo 12 anni Esce di prigione e uccide il killer dei tre figli All'agguato ha preso parte la figlia Morto il luogotenente del boss Alfieri NAPOLI. Era in carcere, quando i tre figli finirono trucidati da sicari. Scontava una condanna per omicidio e gli concessero un permesso per assistere ai funerali: davanti alle bare dei suoi ragazzi giurò vendetta e per quattro anni ha continuato a covare odio. Il momento, alla fine, è venuto. Appena libero, ha regolato la partita con una scarica di fucile, sotto gli occhi della figlia che gli ha fatto da autista. Un regolamento di conti gestito in famiglia è la chiave di lettura della sparatoria avvenuta l'altra sera a Piazzolla di Nola, il paese del Napoletano feudo del boss Carmine Alfieri, latitante da anni e considerato il numero uno della camorra in Campania. A poche ore dall'agguato che è costato la vita al braccio destro del padrino, Raffaele Carlo Tufano, i carabinieri hanno delineato lo scenario della spedizione in cui è rimasto gravemente ferito anche un gregario del clan, Salvatore Trinchese. Dietro quello che appariva un delitto di malavita, c'è il rancore di un padre. Salvatore Pizza, 56 anni, un contadino che dell'onore ha fatto la sua bandiera, è riuscito a fuggire. Ma gli investigatori hanno fermato la figlia, Amalia, 34 anni, la donna che i testimoni hanno visto aspettare al volante della «Uno» usata dagli assassini. E nella storia c'è un altro uomo, non ancora identificato, che ha partecipato alla missione di morte e di vendetta. La ricostruzione dei carabinieri parte dalla sera del 27 settembre 1988. In un'auto alla periferia di Mariglianella, un Comune vicino, vengono trovati, crivellati dai proiettili, i fratelli Cannine, Carlo e Michele Pizza. Avevano 29, 21 e 25 anni e campavano di piccole estorsioni. Ma avevano commesso un errore: per farsi largo e conquistare i gradi di veri guappi, millantavano l'appartenenza al temibile clan Alfieri. Un affronto punito con il sangue. Di quella strage fu sospettato anche Tufano, ma senza indizi concreti. Non di prove ha avuto bisogno Salvatore Pizza. All'epoca del triplice omicidio era rinchiuso in una cella. Aveva ammazzato il suocero di sua figlia Amalia: vecchi dissapori risolti a pistolettate. A marzo è uscito di prigione e ha progettato la vendetta. Martedì sera, insieme con un complice, si è presentato nella concessionaria di Salvatore Trinchese e ha sparato all'impazzata: per Tufano, una sventagliata di proiettili in pieno viso. Anche il proprietario della concessionaria è rimasto con il volto sfigurato ed è in fin di vita. Un meccanico, Francesco Napolitano, 22 anni, è stato ferito per errore alle gambe, [m. ci.]

Luoghi citati: Campania, Mariglianella, Napoli