L'Etna non si arrende, è ancora paura

L'Etna non si arrende, è ancora paura Bloccati gli interventi in quota, sabotaggio ai collegamenti radio ritarda le opera2ioni L'Etna non si arrende, è ancora paura 7/ maltempo nuovo alleato del vulcano ZAFFERANA ETNEA DAL NOSTRO INVIATO «Penso che avremo una Pasqua serena». Finalmente sorridente Alfio Leonardi, il sindaco di questo paese che da oltre quattro mesi vive sotto l'incubo della lava, si concede all'ottimismo. «Dalle 16 di ieri (martedì - ndr) la parte più avanzata del fronte lavico è ferma. Più in alto, in Val Calanna, è in atto una nuova sovrapposizione di magma che all'inizio scende abbastanza in fretta ma perde velocità e si sta fermando a circa 500 metri da Pian dell'Acqua». Visto di qui il fronte lavico fa ancora paura, una massa di materiale alta circa sei metri da cui emana un forte calore che incombe minacciosa sul pianoro. Si ha l'impressione che da un momento all'altro possa sgretolarsi sotto la spinta della lava liquida che preme all'interno. Dice Calogero Murgia, comandante dei Vigili del Fuoco: «In prossimità del Salto della Giumenta la lava fuoriuscita dall'ingrottamento si è divisa in due tronconi. Uno è quasi fermo, il secondo scivola più velocemente, frastagliato in piccoli rivoli, molti dei quali si ingrottano e continuano la loro discesa sottoterra, ad una temperatura molto elevata che la mantiene fluida». Certo, la spinta della colata è sensibilmente diminuita perché adesso circa il 50 per cento del magma scorre in superficie e si raffredda. Secondo il vulcanologo Letterio Villari, responsabile col professor Barberi degli interventi scientifici, «non siamo in grado di stabilire se la fuoriuscita del magma dai canali sotterranei è un fatto naturale o se è stata provocata dai due interventi compiuti dai genieri dell'esercito, che hanno fatto saltare col tritolo la crosta magmatica sotto cui scorreva». Anche se le incognite sono ancora tante. «L'elemento più preoccupante è che alle bocche effusive non c'è stata nessuna riduzione», dalle viscere dell'Etna continua ad uscire un'enorme quantità di materiale, «se l'eruzione dovesse durare a lungo, avremmo sicuramente dei danni all'abitato». Ieri, alle 10,45, gli incursori hanno fatto esplodere una carica di 200 chili di tritolo su uno dei canali sotterranei in Val Calanna, intervento che ha dato buoni esiti. L'emergenza non è cessata, dunque. Anzi, bisogna continuare a lavorare, approfittando di questa tregua per portare a termine la complessa operazione studiata per cercare di deviare la colata a Pian del Bove. Purtroppo, ieri il maltempo ha rallentato i lavori, occorreranno almeno due giorni prima di poter agire. Su, a quota 1950, in Pian del Bove, gli incursori della Marina e i Marines americani non si concedono soste, ma l'intervento studiato a tavolino è complesso, delicato, bisogna fare i conti con difficoltà impreviste, col freddo, la nebbia che impedisce ai grossi elicotteri della US Navy di portare il materiale necessario. Lassù sembra di essere su un campo di battaglia. Servendosi di piccole cariche esplosive, gli incursori hanno spianato una larga porzione di terreno lavico, una parete inclinata che sovrasta la breccia aperta tre giorni fa con le cariche cave nel canale sotterraneo dove, ad una profondità di dieci metri, si vede scorrere il fiume rosseggiante e impetuoso della lava. Uno spettacolo impressionante: il magma incandescente si muove veloce, agitato da grosse ondate che lanciano getti infuocati. Specialisti dei Marines stanno preparando un'intelaiatura di nove metri per quattro, saldando grosse aste di ferro. Su questo telaio verranno fissate delle lastre di acciaio, poi questa piattaforma verrà ancorata al terreno. Ultimata questa prima fase, dovrà essere approntata un'altra piattaforma metallica, sulla qualle verranno fissati 50 blocchi di calcestruzzo, pesanti 2500 chili l'uno. Trattenuta con cavi d'acciaio a monte, questa seconda piattaforma col suo carico verrà fatta scivolare sulla prima, tirata con dei martinetti sistemati in direzione della breccia, fino a farla precipitare all'interno. Spiega Franco Barberi, che ogni mattina all'alba sale quassù e vi resta fino a quando cala la sera: «La lava è una cosa strana: ha bisogno di una spinta costante per avanzare. Se si interrompe anche per un attimo, si ferma. Noi cerchiamo appunto di interromperla, vogliamo provocare una trombosi in questa vena sotterranea dove scorre la lava». Questo grosso «tappo» formato dai blocchi di calcestruzzo, pesante 125 tonnellate, precipitando all'interno del canale lo ostruirà, facendo tracimare il magma, che defluirebbe all'esterno, verso Pian del Bove, dove non ci sarebbe più alcun pericolo. Inoltre, arrestandone la spinta, la lava che si trova già all'interno del canale, si arresterà e, piano piano, raffreddandosi, si solidificherà. Ma non è tutto: sono stati trovati due blocchi di cemento, pesanti sette tonnellate, che oggi verranno portati fin quassù. «Non appena il tempo lo consentirà, li sganceremo con gli elicotteri dentro la breccia». A questa complessa operazione, mai tentata prima, sono affidate le speranze di bloccare il flusso di lava che minaccia Zafferana. Villari non sembra ottimista: «Ho scarsissima fiducia in quello che stiamo facendo, sono semplicemente mosso dal convincimento che dev'essere tentato tutto. All'inizio ero contrario a questi interventi, comunque anche se riuscissero, largo merito andrebbe alla fortuna». Sembra che fra i componenti dell'equipe tecnica guidata da Barberi ci siano contrasti. Ma in serata Villari ha in parte modificato le sue dichiarazioni, «forse fraintese», ha aggiunto, affermando che tutto quello che si fa «è deciso in pieno accordo». Barberi ha ribadito che «ci sono margini d'incertezza, il problema tecnico da risolvere è com¬ plesso, ma non c'è nessun disaccordo fra noi. Nessuno ha mai detto che garantiamo il successo, questi, lo continuiamo a ripetere, sono tentativi. Ne faremo altri, ne stiamo studiando di nuovi. Non abbiamo la bacchetta magica per governare l'andamento del vulcano. Inoltre abbiamo subito un piccolo atto "terroristico", ignoti hanno tranciato il cavo elettrico del ri¬ petitore radio in località La Montagnola per i collegamenti con la sala operativa». Per adesso la lava sembra concedere una tregua. Ogni minuto guadagnato è prezioso in questa lotta contro l'Etna, la montagna che, nel bene e nel male, governa le sorti di Zafferana. Francesco Fornari Nasce una polemica fra gli esperti Per alcuni i successi ottenuti saranno presto vanificati Barberi: non possiamo fare magie Due immagini della colata lavica che scende dall'Etna, spettacolo che ha attirato molti turisti sulla montagna [foto ansa api

Luoghi citati: Pian Del Bove, Pian Dell'acqua, Zafferana Etnea