Stupri Colpa del porno di Franco Pantarelli
Stupri? Colpa del porno Al Senato Usa una controversa legge sulle violenze sessuali Stupri? Colpa del porno Se si dimostra che l'aggressore è un lettore abituale di riviste a luci rosse anche gli editori potranno essere denunciati e condannati a pagare i danni NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Alcuni la chiamano «the Bundy bill», la legge di Bundy, dal nome del «serial killer» giustiziato l'anno scorso in Florida, il quale aveva cercato di sostenere che il suo operato (l'assassinio di ventiquattro donne) si spiegava con le pubblicazioni pornografiche che era solito leggere; altri la chiamano «porno-made-me-do-it», più o meno «la pornografia me lo ha fatto fare», ma tutti sono alquanto allarmati. Se la legge proposta dal senatore repubblicano del Kentucky, Mitch McConnell, passerà, le donne violentate avranno la possibilità di presentare due denunce: una contro l'autore della violenza subita e l'altra contro l'editore della pubblicazione pornografica che lo stupratore era uso leggere, sempre che quella sua abitudine si possa provare. La discussione della proposta di legge è già cominciata e la commissione Giustizia del Senato ha deciso di prenderla in esame a fine aprile, al ritorno dalle vacanze pasquali. Ma intanto il «movimento» in sostegno di essa si è già creato ed appare forte. A questa crociata del senatore McConnell, infatti, si sono associati alcuni gruppi per la difesa dei valori della famiglia, femministe contro la pornografie, associazioni religiose e tanti altri segmenti della variegatissima società americana. L'intento della legge, spiegato dal senatore, è quello di «colpire i pornografi lì dove fa più male, vale a dire nel portafoglio», ma il timore che in questo modo si finisca per arrivare chissà quanto lontano è grande. Infatti è già nato anche il movimento che si oppone alla legge, nel quale si schierano difensori del Primo Emendamento (quello che garantisce la libertà di espressione), scrittori, case editrici, distributori di videocassette, librai ed anche femministe «di altro tipo». La professoressa Nan Hunter, della Facoltà di Legge di Brooklyn, appena la si interpella scatta: «E' assurdo! Cosa dovremmo fare, bandire "Bonnie e Clyde" perché qualcuno può vedere il film e poi commettere una rapina in una banca?». La verità, dicono un po' tutti quelli che si oppongono a questa legge, è che si vuole introdurre in modo surrettizio il principio della censura. Il loro argomento principale è che a violentare le donne non sono i libri o i film, ma i violentatori, che suona identico a quello con cui la Nra, l'associazione dei possessori di armi, si batte contro qualsiasi controllo sulla vendita di pi¬ stole e fucili, e cioè «non sono le armi a uccidere, sono le persone». Ma anche se l'accostamento con la Nra, considerata una delle espressioni della destra americana, li lascia un pochino perplessi, proprio il precedente da essa stabilito li induce all'ottimismo. La strategia di rendere terze parti responsabili di atti compiuti da altri, almeno finora non ha mai funzionato. Non nei confronti dei venditori di armi, come si diceva, ma neanche nei confronti dei venditori di alcolici (per quelli che poi guidano ubriachi e travolgono qualcuno con la loro auto, uccidendolo) o di quelli di tabacco per coloro che muoiono con i polmoni intasati dalla nicotina. Il più lacerato da questa battaglia, comunque, risulta il movimento femminista. Duecento delle più note femministe, guidate da Betty Friedman, si sono espresse contro la legge del senatore McConnell, ma molte organizzazioni locali hanno annunciato che la sosterranno. In mezzo, ci sono quelle che sono contro la pornografìa perché «stupida e insultante», ma sono anche contro la legge. La pornografia, dicono, «va combattuta con il boicottaggio, non con i poliziotti». Franco Pantarelli
Persone citate: Betty Friedman, Bundy, Mitch Mcconnell
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