Scuola, sciopero a metà I Cobas hanno lavorato di Gian Carlo Fossi

Scuola, sciopero a metà I Cobas hanno lavorato E oggi riprende il confronto a Palazzo Chigi Scuola, sciopero a metà I Cobas hanno lavorato ROMA. C'è stata ieri grande confusione nelle 60 mila scuole pubbliche italiane. Gran parte degli insegnanti e dei presidi ha partecipato allo sciopero indetto da Cgil-Cisl-Uil e dallo Snals contro il mancato rinnovo del contratto, come pure almeno la metà degli studenti ha anticipato di un giorno l'inizio delle vacanze pasquali. Però, non si può dire che ci sia stato un black-out: nell'incertezza suscitata dal tentativo di conciliazione avviato in extremis da Andreotti, numerosi docenti si sono recati ugualmente al lavoro, salvo tornare a casa dopo la prima o la seconda ora. Inoltre non pochi professori seguaci di Gilda e Cobas hanno voluto confermare con la presenza il loro totale dissenso rispetto alla linea seguita dai sindacati confederali e dallo Snals sul duplice piano della trattativa e dell'azione. L'andamento non chiaro e uniforme dello sciopero ha dato un altro spunto a Gilda per rilanciare la sua protesta. «I primi dati dell'agitazione - osserva il coordinatore nazionale Sandro Gigliotti - segnalano un'irrisoria percentuale di adesione». Nello stesso tempo, Gigliotti ribadisce la decisione di inasprire notevolmente la pressione sindacale fino alla paralisi degli scrutini finali e degli esami di Stato. «Tanto più - afferma - che consideriamo ormai nullo il protocollo sui minimi di servizio siglato il 25 luglio dello scorso anno, dopo che il governo ha escluso Gilda dal tavolo contrattuale. Il governo dimissionato dal voto del 5 aprile e i sindacati conducono una trattativa fuori da qualsiasi controllo della base, cercando una farsesca legittimazione reciproca». In questa atmosfera surriscaldata, riprende questa mattina a Palazzo Chigi il confronto tra Andreotti, i ministri competenti, i segretari generali di Cgil-Cisl-Uil, le organizzazioni-scuola confederali e lo Snals. Le prospettive sono quanto mai incerte, dopo la brusca interruzione di martedì sera. «Sono cauto, ma ho fiducia - dice il ministro della Funzione pubblica Remo Gaspari - nel senso di responsabilità dei sindacati. Il governo sta facendo il massimo possibile per andare incontro alle loro richieste. Spero che le nostre offerte possano essere valutate serenamente nel nuovo incontro ed accettate, anche se permangono perplessità». E' un auspicio destinato ad avere scarso riscontro, se il governo riproporrà la stessa posizione di martedì sera. La sua ultima proposta prevede: nessun aumento per il '91, 113 mila lire lorde mensili dal 1 febbraio '92, 105 mila lire dal 1 febbraio '93 e 32 mila lire dal 1 novembre '93, per un totale di 250 mila lire a regime, cioè nell'ultima fase di applicazione del contratto. I sindacati obiettano che, in realtà, il miglioramento si riduce a 190 mila lire mensili, se si esclude l'assorbimento degli scatti di anzianità, comunque dovuti; e chiedono 280 mila lire a regime, rispetto alle 319 mila rivendicate all'inizio della vertenza. Le posizioni, dunque, sono ancora molto distanti (circa il 40%) e, se non ci saranno avanzamenti, si andrà ad una nuova rottura. «La situazione - rileva Lia Ghisani della Cisl-scuola - è tale che non consente facili ottimismi». A queste condizioni, commenta Antonio Foccillo della Uil, la conclusione è impossibile. E Dario Missaglia, segretario generale della Cgilscuola, spiega: «La nostra proposta si basa su un punto politico rilevante: la difesa del potere di acquisto delle retribuzioni. Può essere smentita solo se il governo affermi che il suo obiettivo è la riduzione del potere di acquisto. Siccome questo non è mai stato dichiarato in nessuna sede politica, è necessario che rifaccia i conti rispetto a quanto è stato calcolato in occasione della definizione della finanziaria». C'è una distanza non colmabile, aggiunge, se non si rivede il principio: «Ma non sarà facile. E' evidente che il governo ha problemi seri al proprio interno, e soprattutto ce li hanno i ministri democristiani che pilotano la trattativa». Gian Carlo Fossi

Persone citate: Andreotti, Antonio Foccillo, Dario Missaglia, Gigliotti, Lia Ghisani, Remo Gaspari, Sandro Gigliotti

Luoghi citati: Roma