«Mamma, ho 18 anni non ti voglio vedere» di Claudio Cerasuolo

«Mamma, ho 18 anni non ti voglio vedere» La donna non si era rassegnata all'adozione «Mamma, ho 18 anni non ti voglio vedere» Santa Maria Intrieri ha lottato per sette anni per riavere il figlio toltole da una sentenza del tribunale per i minori. Si è rivolta alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha dichiarato ammissibile il suo ricorso contro lo Stato italiano. Ha citato in causa il Comune perché faccia cadere il segreto sulla famiglia dove vive Gino, che pochi giorni fa ha compiuto 18 anni. Ma ieri, all'udienza davanti al pretore Gabriella Lo Moro, ha dovuto subire il colpo più duro: tramite un legale, Gino le ha mandato a dire che non vuole rivederla. Sono passati troppi anni, ormai ha fatto la sua scelta: resterà con i nuovi genitori. Il pretore si è riservato di andare a sentenza tra una settimana ma forse il verdetto non conta più. In questa odissea giudiziaria ci sono soltanto perdenti: la madre, l'altra figlia Eleonora e Gino, che il tempo infinito della nostra macchina giudiziaria ha trasformato in uomo, e che ora rifiuta la famiglia originaria. Santa Maria Intrieri e la sorella di Gino non si arrendono. Ieri all'uscita dall'aula d'udienza, il loro legale, avvocato Viterbo, ha affermato: «Abbiamo fiducia nella decisione del magistrato. Il Comune deve abbattere il muro di segretezza che ha costruito attorno a Gino per celare la famiglia dove vive». Gli ha ribattuto l'avvocato del Comune, Enrica Grosso: «La vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa, ci sarà un nuovo processo in appello, ma intanto ci sono state due pronunce dei giudici, entrambe sfavorevoli alla signora Intrieri. Ormai il ragazzo è maggiorenne. Non possiamo più decidere per lui». E il legale di Gino, avvocato Dionisio, ha aggiunto: «Il ragazzo è la vera vittima di questa storia. Farlo venire oggi in aula sarebbe stato un gioco al massacro. E' stato portato via alla madre, tanti anni fa, ha trovato una nuova famiglia ed ora la difende con tutte le sue forze». La sentenza che ha dichiarato lo stato di adottabilità di Gino risale al 3 aprile dell'87, ma il ragazzo era stato sottratto alla madre due anni prima, quand'era undicenne. Immigrata dalla Calabria e rimasta vedova, Santa Maria Intrieri aveva trovato lavoro in fabbrica come cuoca. Impegnata nei turni, non poteva accudire i due figli e li aveva sistemati in un istituto. Nell'80 riportò a casa Eleonora, ormai grandicella, ma lasciò in istituto Gino. Un primo inserimento del bambino in una comunità fallì, «per le continue interferenze della madre con la famiglia affidataria», decretò l'assistente sociale. Un giudizio, pesante come una condanna, ripreso pari pari dalla sentenza del Tribunale e poi dalla Corte d'appello. Santa Maria Intrieri non si arrese e la Cassazione ordinò un nuovo processo, che non è stato ancora fissato a ruolo. La madre si è rivolta alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Ma il tempo ha continuato a scorrere inesorabile e Gino ha compiuto 18 anni. Ora è il figlio che non vuole più rivedere sua madre. Ieri, Santa Maria Intrieri ha scongiurato il legale del ragazzo: «Parli a Gino, lo convinca lei, me lo faccia rivedere». Claudio Cerasuolo Santa Maria Intrieri si dispera

Persone citate: Enrica Grosso, Gabriella Lo Moro, Intrieri, Viterbo

Luoghi citati: Calabria